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Farmaci equivalenti: una persona su due non si fida

Nonostante costino meno, in Italia i farmaci equivalenti sono usati poco: sono solo il 19% dei medicinali utilizzati, contro l’80% della Germania o il 45% della Spagna.

Non solo, quasi un paziente (47,3%) su due non si fida di lasciare la terapia col generico per usare l’equivalente o ha dubbi nel farlo (21,6%).

E’ questo il panorama tracciato dall’Ocse che ha spinto Cittadinanzattiva – Tribunale per i diritti del malato a lanciare una campagna per sfatare falsi miti e autare i cittadini a scegliere la terapia di cura più giusta.

Al progetto, che ha preso il via nelle scorse settimane, hanno aderito diverse associazioni ed enti (Auser, Ipasvi, Federfarma, Fnomceo, Fofi, Sifact, Sifo, Sigg, Simg, Spi-Cgil, Sunifar e Sifo, la Società dei farmacisti ospedalieri e delle aziende territoriali).

Cittadinanza attiva e gli altri enti partecipanti si siederanno al tavolo di lavoro che ha il compito di mettere a punto messaggi chiave e altre attività di sensibilizzazione per promuovere un rapporto “maturo e consapevole” con il farmaco equivalente.

Cittadinanzattiva ha preso le mosse da uno studio dell’Ocse (i dati sono contenuti nel rapporto “Health at Glance 2015”) sul farmaco generico, da cui appare che l’Italia e’ un po’ un ‘fanalino di coda’ in questo campo.

L’incremento nell’uso di farmaci generici, infatti, ha si’ contribuito alla riduzione dei prezzi e della spesa italiana, ma l’utilizzo degli equivalenti e’ ancora basso. E’ quadruplicato dagli anni 2000, ma sul totale dei farmaci utilizzati arriva solo al 19%, contro una media Ocse del 48%, l’83% in Gran Bretagna, l’80% in Germania e la Spagna 47%.

L’impatto di questo scarso utilizzo e’ evidente in Italia se si guarda alla spesa sostenuta dai cittadini, che inconsapevolmente finiscono per spendere di più.

Secondo il Rapporto del coordinamento nazionale delle associazioni dei malati cronici del 2014 si e’ registrato un aumento dei costi privati: 737 euro in piu’ all’anno per l’acquisto di farmaci necessari e non rimborsati dal Servizio sanitario nazionale. Inoltre, circa un paziente su quattro sa che il farmaco equivalente costa meno rispetto a quello di marca, e la stessa percentuale afferma che e’ un farmaco simile ma non uguale a quello di marca.

Oltre il 30% riconosce gli equivalenti dal prezzo inferiore al farmaco brand e dalla dicitura sulla confezione. Nella maggior parte dei casi, i pazienti sono informati dal medico o dal farmacista circa l’esistenza del farmaco equivalente, ma considerano quello di marca più efficace (33,4%) o sono influenzati dallo scetticismo di una parte di medici (30,8%) che sostiene che non sono uguali. Il risultato e’ che quasi la metà dei pazienti (47,3%) non cambierebbe la terapia che sta assumendo con quella equivalente o ha dubbi nel farlo (21,6%).

L’obiettivo del progetto e’ “fare network”, dando vita ad una alleanza tra professionisti sanitari, istituzioni e cittadini.

La campagna punta ad aiutare i malati a scegliere la terapia farmacologica migliore, libera da pregiudizi e falsi miti, oltre che a fornire indicazioni sul corretto uso dei farmaci e a conoscere le opportunità che ci sono per risparmiare in sicurezza. Il tema del corretto uso dei farmaci equivalenti e’ un tema caro a Cittadinanzattiva, che gia’ nel 2006 insieme ad Aifa aveva contribuito a promuovere la campagna “Usa bene i farmaci. Farmaci equivalenti, un vantaggio per tutti”.

Fonte articolo: sito web superAbile INAIL