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Francesco Di Gennaro, infermiere “comico per vocazione” che porta risate tra i detenuti

Francesco Di Gennaro ha presentato ai detenuti il suo libro “Infermiere per professione, comico per vocazione” al carcere di Barcaglione (Ancona). “Mi piacerebbe che la comicoterapia entrasse dappertutto: in tutti gli istituti penitenziari, nelle chiese, nelle case di riposo”.

ANCONA – Risate e sorrisi come “proiettili sparati dritti al cuore dei pazienti e dei detenuti, consapevoli che, oltre al corpo, necessita di cure anche la mente”.

Francesco Di Gennaro e’ un infermiere, lavora da 33 anni al Policlinico di Bari e ogni mattina insieme al camice che lo accompagna nei reparti indossa anche un gran sorriso e la voglia di trasmettere allegria. Perche’, come ha insegnato Patch Adams, il medico-scrittore statunitense tra i padri della comico terapia negli ospedali, “realizzare le fantasie puo’ aumentare l’emissione di endorfine e accelerare la guarigione”.

copertina02Adams era stato tra i primi a credere nel potere di un sorriso e dopo di lui una lunga schiera di professionisti e associazioni hanno abbracciato la disciplina. Francesco Di Gennaro e’ uno di questi ma non si e’ accontentato di reparti ospedalieri: lui le risate le sta portando anche dietro le sbarre “per umanizzare la pena e restituire dignita’ a chi ha sbagliato”. Dopo le carceri per adulti di Brindisi, San Severo, Trani femminile, Pozzuoli, Santa Maria Capua Vetere e gli istituti minorili di Bari, Roma, Napoli e Cagliari, questa mattina l”infermiere-comico ha incontrato i detenuti del carcere di Barcaglione (Ancona) ai quali ha presentato il suo libro ”Infermiere per professione, comico per vocazione. La comicoterapia, benefici, valori e dinamiche“, edito da Albatros.

Manca poco alle 13 e Di Gennaro esce dal carcere.”Abbiamo finito adesso – racconta – ed e’ andata bene. All’incontro hanno partecipato una quarantina di detenuti, il direttore Maurizio Pennelli, il personale dell’area educativa e della polizia penitenziaria. Ho raccontato la mia storia, spiegato come e’ nata la comicoterapia. Ho parlato del mio libro, raccontando aneddoti divertenti della mia carriera da comicoterapeuta. I detenuti mi hanno ascoltato, erano interessati.

E’ stata una bella mattinata. Durante i miei incontri si ride, si sorride, ma ci si sofferma anche a riflettere sui concetti di educazione, rispetto, solidarieta’: valori che insieme all’allegria e alle gag formano una miscela esplosiva di positivita’”. Dall’ospedale al carcere, i benefici della comicoterapia sono pressoche’ simili.”Anche le persone detenute sono pazienti e mi rivolgo a loro con l’obiettivo di umanizzare la pena. Spero che la mia storia e i messaggi che cerco di inviare contribuiscano al loro recupero. I presupposti ci sono e sono sicuro che questo lavoro dara’ buoni frutti. Speriamo in un’alta percentuale”.

Di Gennaro lancia un appello: “Mi piacerebbe che la comicoterapia entrasse dappertutto: in tutti gli istituti penitenziari, nelle chiese, nelle case di riposo. Sarebbe bello se fosse introdotta come terapia dopo un lutto, un divorzio, un evento traumatico, per colpire dove c’e’ sofferenza. Bisognerebbe inserirla nelle scuole come materia obbligatoria per aiutare i ragazzi a crescere nella solidarieta’, come persone perbene”. “Quando siete con altre persone guardatele sempre come vorreste che loro facessero con voi: con rispetto e simpatia – ha detto Di Gennaro ai detenuti – . Credo sia questa la chiave di lettura per entrare nella testa e soprattutto nel cuore delle persone”. (Teresa Valiani) (www.redattoresociale.it)