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Intervento record: esofago ricostruito con uno stent e cellule cute

Un esofago malato ricostruito con uno stent e con del tessuto connettivo: un intervento mai realizzato prima, oggi descritto e pubblicato sulla prestigiosa rivista “The Lancet”.

Il 24enne che ha subito l’intervento all’esofago 7 anni fa, oggi risulta perfettamente guarito, con un esofago integro nella sua anatomia e funzionalità.

chirurgia

 

UN INTERVENTO MAI REALIZZATO PRIMA

L’esofago del giovane paziente era stato danneggiato dapprima da un incidente, poi da un’infezione che ne ha compromesso la funzionalità. Diversi gli interventi effettuati sul ragazzo, senza benefici.
Gli specialisti del Medical College of Wisconsin di Milwaukee (nell’equipe anche il chirurgo toracico italiano Mario Gasparri) hanno così ideato un nuova tecnica: hanno inserito per via endoscopica uno stent metallico espandibile, al fine di mantenere intatto il lume dell’organo. A seguire – sempre per via endoscopica – hanno inoculato una matrice extracellulare ricavata dalla donazione di una porzione di epidermide (con cui è stato rivestito lo stent), salvo poi ricoprire il tutto con un gel contenente piastrine prelevato prima dell’intervento dallo stesso paziente. Obiettivo: favorire la chiusura della lesione e «richiamare» in loco le cellule staminali, per stimolare la guarigione e la rigenerazione tissutale.

 

UN FOLLOW-UP DURATO SETTE ANNI

Non semplice il decorso post operatorio nei primi mesi: lo stent è stato sostituito diverse volte per migliorare l’«ancoraggio» ai tessuti. Nessuna altra complicanza è stata poi registrata, però. A partire da tre anni dopo l’intervento (il primo) e fino a cinque (l’ultimo) sono stati rimossi parti dello stent. Più per cautela nei confronti del paziente, spaventato dalla possibilità di veder restringersi il lume dell’organo e avere di conseguenza difficoltà nell’ingestione.

Gli esami successivi hanno confermato la piena riuscita dell’intervento. Positivi anche i test di deglutizione (effettuati sia in piedi sia da seduto).
Il paziente è il primo al mondo a subire questo tipo di operazione, finora testata soltanto sugli animali. Serviranno perciò ancora diversi anni di sperimentazione prima che l’approccio – nuovo, seppur basato su strumenti già in uso nella pratica – risulti disponibile su larga scala. Ma la descrizione dell’intervento, oltre che affascinante, rappresenta già un piccolo successo della chirurgia. Rari, infatti, sono gli interventi di ricostruzione esofagea descritti in letteratura e comunque tutti effettuati sostituendo i tessuti compromessi con porzioni di omento (la membrana che ricopre gli organi dell’addome) o di intestino.

Fonte: La Stampa