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Le tinte ai capelli: rito antichissimo, ma quanto possono nuocere?

Nelle tombe degli antichi egizi sono stati trovati reperti che ci testimoniano come già le donne dell’antico Egitto usassero unguenti misti a oli e un antico henné per cambiare il colore dei propri capelli; le donne dell’antica Grecia per farlo, invece, si avvalevano delle tecniche usate per colorare la lana. Le donne dell’antica Roma possedevano ricette ben precise per ottenere capelli biondi, bruni, rossi o neri come l’ebano. Allo stesso modo i capelli arricciati sono considerati da sempre un ideale di bellezza: inutile dire che ai nostri giorni, con i capelli è possibile fare di tutto, colorarli, allungarli, ondularli, stirarli. Ma le tecniche utilizzate possono incidere sul loro stato di salute?

LA STRUTTURA DURA E FRAGILE DEL CAPELLO

«I capelli sono prodotti dal follicolo pilifero e quando emergono dal cuoio capelluto sono una struttura “morta” costituita da cellule completamente cheratinizzate che hanno perso il nucleo e le loro funzioni vitali. Queste cellule contengono alte concentrazioni di una proteina fibrosa, molto resistente, la cheratina. La cheratina è presente anche a livello della pelle, ma la cheratina dei capelli, come quella delle unghie, è una cheratina molto più dura perché contiene una grandissima quantità di cistina, un aminoacido ricco di zolfo» spiega la dottoressa Antonella Tosti, Professore di Dermatologia Clinica presso la Leonard Miller School of Medicine di Miami, Florida Usa.

I TRE STRATI DEL CAPELLO

«Il fusto del capello è costituito da 3 strati sovrapposti che dall’esterno verso l’interno sono la cuticola, la corteccia e il midollo. I trattamenti utilizzati per colorare, arricciare o stirare i capelli, ma anche fattori fisici e meccanici possono danneggiare il fusto. Quando la cuticola è integra, per esempio, i capelli sono lucidi; d’estate con un’incauta e prolungata esposizione ai raggi del sole i capelli tendono a diventare secchi e opachi perché le cellule della cuticola si sfaldano e non riflettono più la luce. Allo stesso modo un trattamento come la permanente, rompendo i legami presenti fra gli atomi di zolfo della cistina, il principale costituente della cheratina della corteccia, può determinare fragilità del capello che manifesta la tendenza a spezzarsi con maggiore facilità».

COME AGISCONO LE PERMANENTI

Attribuire problematiche dei capelli come facilità a spezzarsi, maggiore tendenza a cadere, doppie punte, opacità o seborrea ai trattamenti ai quali li si sottopone non è del tutto corretto, tutto dipende da quanto magistralmente i trattamenti sono eseguiti dall’acconciatore-parrucchiere. Quando la tintura non viene correttamente risciacquata, per esempio, può penetrare nel cuoio capelluto, aumentando anche il rischio caduta. Prodotti utilizzati per la tintura o per la permanente non adeguatamente testati possono indurre reazioni allergiche e facilitare la caduta, come pure a seguito di una permanente eseguita male i capelli possono spezzarsi molto facilmente e può addirittura comparire un’alopecia anche grave.

LE TINTURE TEMPORANEE: DANNEGGIANO POCO

La dottoressa Tosti ci spiega che: «Le tinture per capelli possono essere distinte in temporanee, se la loro durata è molto breve poiché vengono rimosse con lo shampoo successivo, servono a dare ai capelli riflessi di tonalità più scura o più chiara. Vengono spesso utilizzate, ad esempio, per togliere il riflesso “giallo” ai capelli bianchi. Queste tinture sono costituite da coloranti simili a quelli utilizzati dall’industria tessile, danneggiano poco il capello e sono raramente causa di allergie.

LA TINTA SEMIPERMANENTE PER CHI HA POCHI CAPELLI BIANCHI

Le tinture semipermanenti, invece, hanno una durata di 6-10 lavaggi e servono soprattutto a modificare lievemente il colore naturale, di un tono o due, ma non schiariscono i capelli. Sono utili in quelle persone con pochi capelli bianchi (meno del 30%); possono contenere composti chimici (soprattutto coloranti tessili) o coloranti di origine vegetale, anche l’henné, ad esempio, è un colorante semipermanente.

IL COLORE PERMANENTE: MOLTO DANNOSO PER IL FUSTO

Le tinture permanenti, invece, sono necessarie se i capelli bianchi sono molti o se si vuole modificare drasticamente il colore naturale; agiscono attraverso un processo di ossidazione e tingono il capello in modo duraturo, poiché il colore non è rimosso dallo shampoo. Tutte le tinture permanenti contengono parafenilendiamina o suoi derivati e possono causare reazioni allergiche: in generale danneggiano il capello quanto più il colore prescelto è più chiaro del colore originale.

ATTENTI ALLA DECOLORAZIONE

Tutte le pratiche di decolorazione, infatti, rovinano in modo permanente il fusto del capello, ed ecco perché una volta effettuata una tintura bisogna evitare di cambiare spesso il colore, ma soprattutto non bisogna da una tintura più scura passare a una tintura più chiara perché per rimuovere la tintura permanente dal capello sono necessari procedimenti che danneggiano moltissimo il fusto. Le tinture permanenti spesso danno al capello un aspetto omogeneo, poco naturale, in quanto normalmente i nostri capelli non hanno un colore uniforme lungo tutto il fusto (le punte sono più chiare) e anche i capelli vicini hanno colori un po’ diversi» conclude la dottoressa Tosti.

I RISCHI PER CHI LAVORA NEL SETTORE ACCONCIATURE

La parafenilendiamina e i suoi derivati, in pratica, sono potenzialmente allergizzanti sia per chi le riceve, ma anche per chi le applica, per questo quando si maneggiano questi prodotti è importante usare sempre i guanti di protezione. I parrucchieri sono frequentemente soggetti a dermatiti da contatto dovute all’utilizzo dei prodotti decoloranti per il loro contenuto in persolfati, dei liquidi per permanenti per il contenuto in glicolati e delle tinture permanenti per il contenuto in acqua ossigenata e ammoniaca; tutte queste sostanze possono scatenare dermatiti irritative da contatto. Anche i coloranti di derivazione vegetale come l’henné e i profumi contenuti nei balsami, shampoo e creme, infine, possono essere causa di allergia.

TINTURE PER CAPELLI E RISCHIO TUMORI

«Poiché negli ultimi anni si è osservato un notevole aumento dell’uso delle tinture per capelli, diversi ricercatori hanno studiato in maggiore dettaglio la relazione tra tinture e insorgenza dei tumori. In particolare alcuni hanno evidenziato una possibile associazione tra l’uso di tinture permanenti in maniera prolungata nel tempo (numero di anni) e frequente (in termini di numero di applicazioni cutanee per anno) e alcuni tumori quali quello della vescica, le leucemie e il linfoma non-Hodgkin» chiarisce il professor Ferdinando Chiaradonna, docente presso l’università di Milano Bicocca in Biotecnologie e Bioscienze e Biochimica dei tumori.

SCEGLIERE BENE I PRODOTTI DA UTILIZZARE

«È bene tener presente che le tinture permanenti sono più aggressive per il capello anche perché contengono al loro interno delle sostanze che possono essere sia degli allergeni, ma anche dei possibili agenti carcinogenici (vedi parafenilendiamina e suoi derivati o p-aminofenoli), in quanto in grado di favorire danno al DNA, inducendo quindi mutazioni che potrebbero partecipare all’insorgenza del tumore. Per contro, altri ricercatori non hanno evidenziato una correlazione diretta tra tinture permanenti e aumento dei tumori sia nelle categorie esposte professionalmente sia nei consumatori. Resta che negli ultimi anni, le norme per i produttori di tinture sono diventate più restrittive, in quanto molte sostanze sono state proibite, e diverse agenzie internazionali di controllo quali l’FDA negli Stati Uniti, l’Associazione Internazionale di Ricerca sul Cancro, il Comitato Scientifico Europeo per i prodotti cosmetici e i prodotti non alimentari destinati ai consumatori, hanno sottolineato l’importanza di una più attenta analisi su i rischi per la salute legati all’utilizzo delle sostanze presenti nelle tinture. Quindi, in attesa di studi ulteriori che possano chiarire anche gli effetti a lungo termine di tali tinture, è buona norma affidarsi a personale esperto e specializzato e se possibile controllare la qualità del prodotto utilizzato sui capelli» consiglia infine il professor Chiaradonna.

 FONTE LA STAMPA