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Tar Lazio: sì agli ambulatori infermieristici See&Treat

20/10/2016 – Il Tar Lazio respinge il ricorso dell’Ordine dei medici di Roma che nel 2015 aveva chiesto l’annullamento della determinazione n. 384 del 20 marzo 2015 con cui l’Asl RM C ha disposto “Attivazione ambulatori infermieristici sul modello See&Treat”.

Gli infermieri sono formati adeguatamente, hanno esperienza, capacità e un livello tale di responsabilità, anche penale nel caso, che il modello di assistenza negli ambulatori infermieristici see&treat previsto nel Lazio non solo è lecito, ma serve a migliorare il servizio, accorciare le liste di attesa e soddisfare con più efficienza i bisogni dei cittadini.

Questa in sostanza la sintesi delle motivazioni con cui il Tar Lazio, con la sentenza 10411/2016 pubblicata il 19 ottobre (allegata) ha respinto il ricorso dell’Ordine dei medici di Roma che nel 2015 aveva chiesto l’annullamento della determinazione n. 384 del 20 marzo 2015 con cui l’Asl RM C ha disposto “Attivazione ambulatori infermieristici sul modello See and Treat”.

Le ragioni della richiesta, ritenute tutte infondate dal Tar, erano la non presenza né vicinanza di medici agli ambulatori infermieristici, il fatto che il medico non può validare a posteriori il percorso valutativo e terapeutico delineato dall’infermiere perché la norma lo ritiene responsabile solo degli atti compiuti sotto la sua supervisione, che con il See&Treat sono delegate alla diagnosi e alla cura degli infermieri alcune complicate patologie che sarebbe più opportuno affrontare con la supervisione medica.

Nulla di tutto ciò ha sentenziato il Tar. E questo perché:

 

E infine secondo i giudici non vale nemmeno l’osservazione dell’Ordine dei medici che ipotizza la responsabilità per falso ideologico del medico che controlla l’operato dell’infermiere, smentita secondo il Tar dal fatto che il medico di Pronto Soccorso è sempre in contatto in via telematica col servizio S&T e che dunque tale supervisione è sempre diretta, costante e contestuale all’intervento infermieristico.

“La sentenza di fatto pone nella giusta considerazione l’esigenza di collaborare per cambiare in meglio il sistema– ha commentato la presidente del Collegio Ipasvi di Roma Ausilia Pulimeno – e d’altra parte il See and treat è un modello ampiamente sperimentato, dal 2010 in molte Asl della Toscana e in altre Regioni italiane e da quasi 40 anni in Gran Bretagna e Stati Uniti. Ha dato ottimi risultati fornendo una risposta efficace ai bisogni dei cittadini, garantendo una maggiore rapidità dell’intervento, la sua sicurezza e un minor costo per le aziende sanitarie, tutte cose che ora sono riconosciute anche a livello di giurisprudenza. I medici – conclude – non abbiano paura di perdere potere e siano più collaborativi nel processo di cambiamento di cui la nostra sanità ha un gran bisogno”.

“Le guerre di posizione tra professioni, le minacce giuridiche e gli attacchi mediatici – ha commentato la presidente della Federazione nazionale Ipasvi, Barbara Mangiacavalli – non servono a nessuno, né ai professionisti né tantomeno ai pazienti e alla migliore organizzazione dei servizi. Meglio sarebbe sedersi a un tavolo e concordare le soluzioni migliori salvaguardando e, anzi valorizzando, le peculiarità di entrambi le professioni. Il See and Treat è un percorso chiaro e senza equivoci, che non può generare rischi per i pazienti, ma al contrario abbatte interventi impropri, liste di attesa, code ai pronto soccorso (evitando l’afflusso di circa il 70% dei codici bianchi inappropriati). E’ un tassello del nuovo modello che dovrà caratterizzare il Servizio sanitario nazionale”.

Fonte FNC Ipasvi