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Centro Nazionale Sangue: “In maxi-emergenze serve donazione su chiamata”

image17-720x480-600x400“Le persone dovrebbero donare il sangue con regolarita’ e tutto l’anno, non soltanto quando i media, a torto o a ragione, dicono che c’e’ una carenza. Il donatore che dona tutto l’anno e’ quello che ci permette di garantire i livelli essenziali di assistenza in routine e in emergenza”.

Cosi’ il direttore del Centro nazionale sangue, Giancarlo Maria Liumbruno, intervistato dai giornalisti a Roma a margine del convegno ”Sistema sangue e maxi emergenze. Una rete in rete per risposte immediate”, organizzato dall’Istituto superiore di sanita’ e il Centro nazionale sangue, con il patrocinio del ministero della Salute e la presidenza del consiglio dei ministri.

Dal convegno, intanto, e’ emerso che nel Lazio, in Abruzzo, Marche e Umbria sono state raccolte oltre 10.600 unita’ di sangue in occasione del terremoto che lo scorso 24 agosto ha distrutto Amatrice, mentre quasi 4mila sono state raccolte dopo l’incidente tra i treni ad Andria, in Puglia, avvenuto nel luglio 2016. “C’e’ stata una grande risposta- ha proseguito Liumbruno- ma c’e’ una lezione da imparare che si rifa’ alle parole chiave programmazione e donazione su chiamata. Questi, infatti, sono gli ingredienti che ci consentono di gestire ogni situazione”.

Secondo il direttore del Centro nazionale sangue, inoltre, bisogna “far passare l’idea che il sangue e’ un bene pubblico- ha sottolineato- ci possono essere transitori picchi in alto o in basso, quindi eccesso o carenza di produzione momentanea, ma l’Italia e’ autosufficiente e continuera’ ad esserlo anche nell’emergenza se chi dona la materia prima lo fa sulla base di un’attivita’ programmata con il mondo del volontariato e con le strutture regionali, che coordinano le attivita’ trasfusionali”. Ma in che modo ci puo’ essere una migliore collaborazione in questo settore? “Condividendo le informazioni e informando anche i livelli piu’ periferici- ha risposto Liumbruno ai giornalisti- perche’ sappiamo che il mondo del volontariato ha una diffusione molto capillare sul territorio; bisogna quindi coinvolgere nell’informazione anche il mondo del volontariato e dei professionisti, i quali devono essere portati a conoscenza di quella che e’ l”organizzazione. A livello delle strutture ospedaliere, poi, bisogna aumentare il livello di consapevolezza in merito al fatto che un piano di emergenza, che sia locale o nazionale, non puo’ non tener conto che nelle maxi emergenze- ha infine concluso- si puo’ dover ricorrere al plasma e al sangue”. (Cds/ Dire)