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Chikungunya, infettivologi: “Generalmente benigna, nessuna meraviglia”

Chikungunya, infettivologi: “Generalmente benigna, nessuna meraviglia”

Chikungunya, infettivologi: “Generalmente benigna, nessuna meraviglia”
| domenica 10 Settembre 2017

virus_zikaROMA – “La febbre Chikungunya è generalmente benigna e guarisce spontaneamente”, dichiarano Massimo Andreoni e Massimo Galli, rispettivamente Past President e Vice Presidente SIMIT, la Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali.

La SIMIT precisa quali sono le cause e le possibili conseguenza in merito ai recenti casi emersi a Trento e ad Anzio (in provincia di Roma) rispettivamente di malaria e di Chikungunya. Sul caso della bimba morta “la ricostruzione dell’accaduto potrà derivare solo dal completamento dalle indagini epidemiologiche e di laboratorio in corso”, spiega il Prof. Massimo Andreoni, Direttore U.O.C. Malattie infettive, Università di Tor Vergata e Past President SIMIT. “L’eccezionalità del caso, la complessità della materia e la volontà di fare chiarezza ed evitare possibili equivoci nell’interpretazione di quanto riportato dai mezzi di comunicazione ci portano tuttavia a ritenere utile precisare quanto segue” aggiunge il Prof. Massimo Galli, vicepresidente SIMIT e Ordinario di malattie Infettive presso l’Università di Milano.

La malaria, spiega la nota, può essere trasmessa solo da un vettore (una zanzara del genere Anopheles), come accade nella stragrande maggioranza dei casi, o per scambio di siringa volontario tra tossicodipendenti(circostanza che non si verifica in Italia da molto tempo), o per incidente in ospedale (trasfusione, trapianto d’organo o altro tipo di incidente che comporti l’inoculazione del sangue di un paziente malarico in un’altra persona). Cinque specie di plasmodi (sulle oltre cento note) sono in grado di causare malaria nell’uomo.

Le specie di Anopheles sono circa 430, di cui 30-40 possono trasmettere malaria. Ciascuna di esse è adattata a una specie di plasmodio o a una sottopopolazione nell’ambito di ciascuna specie. In Italia sono tutt’ora presenti popolazioni di Anopheles labranchiae, che risulterebbero in espansione numerica e geografica. Questa specie è stata responsabile fino al dopo guerra di migliaia di casi di malaria da Plasmodium falciparum (il nostro paese è stato dichiarato libero da malaria solo nel 1970). Non sembra tuttavia che le popolazioni autoctone di Anopheles labranchiae siano ‘competenti’ cioè possano infettarsi con, ceppi di Plasmodium falciparum provenienti dall’Africa. In altre parole, se anche pungessero persone affette da malaria importata, non sarebbero in grado di trasmettere ‘quel’ Plasmodium falciparum ad altre persone. Questo, almeno, fino a prova contraria basata su dati scientifici consistenti.

Le femmine di zanzara anofele (i maschi non si nutrono di sangue e quindi non trasmettono malaria) vivono in natura da una a due settimane, a seconda delle condizioni di temperatura e umidità. Le informazioni sulle distanze che le zanzare di questo genere possono percorrere sono limitate. In alcune specie africane gli spostamenti sarebbero contenuti al di sotto dei due chilometri. Tutte le considerazioni che possono essere fatte sulla malaria da valigia, cioè sulla malaria causata dalla puntura di una zanzara viva importata, devono tenere conto di questi fattori.

“La segnalazione di tre casi di febbre Chikungunya in persone che non si sono recate in aree tropicali non desta particolare meraviglia”, dichiarano i prof. Andreoni e Galli. Il virus Chikungunya è infatti ‘sbarcato’ per la prima volta in Saint Martin, un’isola dei Caraibi, solo alla fine del 2013. Da allora la malattia ha interessato 45 paesi del continente americano in cui si stima si siano verificati, all’aprile scorso, oltre un milione e settecentomila casi. La trasmissione all’uomo avviene attraverso la puntura di zanzare infette appartenenti al genere Aedes. In Italia la specie implicata è Aedes albopictus, la ben nota zanzara tigre, probabilmente importata accidentalmente verso la fine del secolo scorso.

Le prime segnalazioni sulla presenza di Aedes albopictus in Italia risalgono al 1990, ma nel 2006 la zanzara tigre era già presente in quasi tutto il territorio nazionale, con maggiore intensità in pianura, nelle aree costiere ed in zone con vegetazione abbondante. Una mutazione, avvenuta probabilmente all’inizio di questo secolo, ha consentito al virus di adattarsi alla zanzara tigre, che ne è diventata un importante vettore, rendendo la malattia potenzialmente diffusibile nel nostro paese e in altre aree dell’Europa mediterranea.

Nel libro bianco consegnato da SIMIT alle Autorità sanitarie nel 2015 SIMIT raccomandava l’ulteriore implementazione dei programmi di controllo dei vettori e di programmi di sorveglianza epidemiologica per l’identificazione tempestiva dei casi di importazione e dei focolai autoctoni. La rete dei reparti di malattie infettive presenti negli ospedali rappresenta un presidio di primaria importanza per la rapida diagnosi dei casi e per la loro corretta assistenza. La SIMIT è punto di riferimento a livello nazionale per i professionisti in infettivologia e raccoglie migliaia di specialisti in tutte le regioni italiane. SIMIT, con oltre 700 associati, rappresenta la maggioranza degli infettivologi italiani operanti sul territorio nazionale.

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