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Di riso, di soya, di avena: lo chiamiamo latte ma di fatto latte non è

Lo chiamiamo latte ma di fatto latte non è. Qualsiasi bevanda vegetale a base di soia, riso e avena non può essere definita «latte». A stabilirlo è una sentenza di inizio estate della Corte di giustizia dell’Unione Europea, che di fatto ha ribadito quanto già applicato nelle etichette dei prodotti italiani, mantenendo le dovute eccezioni per il latte di mandorla e di cocco, che possono ancora essere definiti tali in quanto «denominazioni tradizionali».

Ma al di là dei termini, sono ancora in molti a sostituire completamente il latte vaccino con le varietà di origine vegetale, seguendo un trend che può essere dannoso per la salute e favorire la carenza di alcuni importanti oligoelementi.

 

Carenza di iodio

L’ultimo monito arriva da uno studio inglese pubblicato sulla rivista British Journal of Nutrition, che ha messo in evidenza la scarsità di iodio – un elemento essenziale per la salute della tiroide e per lo sviluppo neurocognitivo – nelle alternative vegetali al latte. Analizzando 47 bevande a base di soia, mandorla, cocco, avena, riso, nocciola e canapa, i ricercatori inglesi dell’Università del Surrey hanno osservato che queste contengono una media del 2% dello iodio contenuto nel latte vaccino, che rappresenta una delle principali fonti di iodio della nostra dieta.

Chi tende a preferire le varianti vegetali al latte, quindi, deve assicurarsi di assumere abbastanza iodio attraverso altri alimenti, in modo da raggiungere l’apporto giornaliero di iodio di almeno 150 microgrammi in età adulta e di 250 in fase di gravidanza e allattamento, secondo quanto raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

 

Non soltanto appena nati

In generale, è importante che le varietà vegetali non vadano mai a sostituire il latte vaccino soprattutto nei neonati e nei bambini. «È fondamentale che il bambino impari a bere latte durante tutte le fasi della crescita» avverte Giuseppe Rovera, Segretario della Società Italiana dell’Obesità (SIO) del Piemonte e responsabile scientifico del Centro per i disturbi alimentari del Policlinico San Pietro in provincia di Bergamo.

«Specialmente se molto piccoli, la carenza di latte o la sua sostituzione con varietà vegetali può favorire importanti carenze di proteine e oligoelementi, con conseguenti deficit nello sviluppo fisico e cognitivo», spiega il professore.

Oltre a essere ad essere una fonte essenziale di iodio, infatti, il latte vaccino apporta calcio, vitamina D e sieroproteine che hanno un’efficacia dimostrata nel regolare la crescita, il funzionamento del sistema immunitario e lo sviluppo della massa magra. Elementi essenziali per un sano sviluppo.

 

Un “drink” vegetale

Se non considerate delle alternative al latte vaccino, d’altra parte, le bevande vegetali possono rappresentare una buona soluzione in molti casi, in virtù del loro sapore gradevole e apprezzato da molti palati. «Una larga parte della popolazione in età avanzata non beve abbastanza acqua. Queste bevande di origine vegetale possono rappresentare una strategia per far bere di più le persone anziane, magari possono essere sorseggiate allungate con acqua come una bibita, presentando sempre attenzione al loro contenuto calorico», sottolinea Giuseppe Rovera.

Sono quindi una scelta da preferire rispetto alle bibite zuccherate, a patto di leggere sempre con attenzione le etichette e le caratteristiche delle singole varietà di prodotto, specialmente in relazione al contenuto di zuccheri: ad esempio le bevande a base di riso e cocco, ricchissime di zuccheri a rapido assorbimento, sono controindicate per chi ha problemi di diabete.

FONTE LA STAMPA