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E’ Natale, anche in ospedale

Quando ero bambina il Natale era magia, il 24 si andava a letto presto (io) ma prima lasciavo il bicchiere di latte con i biscotti a Babbo Natale che puntualmente apprezzava il mio pensierino. Ogni tanto mi domandavo come facesse a mangiare così tanti biscotti senza che gli venisse il mal di pancia, ma diciamocelo, tutto passava in secondo piano quando la mattina ti alzavi con l’adrenalina a mille e correvi a vedere l’albero di natali addobbato e con le luci accese dove sotto trovavi i regali.

Si sentivano le ciabatte di noi bimbi partire in derapata come mettevamo i piedi giù dal letto, poi i regali, scartarli, togliere i fiocchi e i nastri, stare lì a staccare lo scotch finché i genitori non ti dicevano “daiiii strappa tutto” ed entravi in modalità vandalica, dove a farne le spese era quella povera carta regalo.

Poi c’era il rituale a casa dei nonni, si andava tutti a pranzo dai nonni, vestiti bene, con le scarpe nuove che i genitori ti intimavano di non rovinare giocando per terra.

A casa dei miei nonni c’era un tavolo tondo dove ci si metteva tutti seduti, mia nonna sguainava il servizio di piatti buono, con tanto di zuppiera che veniva sapientemente riempita con il brodo e i tortellini che aveva fatto nei giorni prima. Mia nonna era la classica nonna bolognese che per prepararsi al natale partiva a ottobre a fare i tortellini, svagonate di tortellini erano stipati nel freezer, roba da fare sfoglie da 12 uova per volta e, per chi non ne avesse mai fatti, vi garantisco che non si finiva mai di chiudere i tortellini.

Io e il mio nonno ci divertivamo da matti quando veniva il periodo dei tortellini, io ero l’addetta al riempimento e successivamente alla chiusura, ovviamente l’associazione a delinquere fra me e mio nonno faceva sì che il ripieno venisse sapientemente e ciclicamente assaggiato da me e lui, tant’è che mia nonna doveva sempre prenderne un pò in più perchè altrimenti correva il rischio che non bastasse.

Il momento del pranzo di Natale era quello in cui ci si ritrovava tutti, bimbi e adulti, si pranzava, ci si scambiava i regali (tranne io perchè ovviamente avevo quelli di Babbo Natale ahahahah), poi ci si metteva a giocare a carte, ci si perdeva in chiacchiere, i bimbi davanti alla tv, si dava una mano alla nonna a lavare i piatti, perchè mica c’era la lavastoviglie! Solo olio di gomito, la nonna al secchiaio a lavare, la zia all’asciugatura e la mamma a mettere via le stoviglie pulite…gli uomini in sala perchè tanto avrebbero solo preso delle sgridate.

La sera si tornava a casa, ci si svestiva, si rotolava sul divano promettendo che “l’anno prossimo non mangeremo tutta quella roba!”, perchè le nonne bolognesi partono dall’antipasto e arrivano al dolce passando per millemila piatti, dai tortellini ai passatelli alla zuppa imperiale, dal bollito al polpettone alla gallina o cappone arrosto, dalle patate al forno alle verdure ripiene, dal fior di latte al pandoro o panettone tutto rigorosamente innaffiato da qualche bicchiere di vino, perchè le nonne i calici li lasciano ai fighetti, loro vanno col buon vecchio bicchiere da acqua perchè “quando andavamo nei campi non avevamo mica tante pretese, buona grazia che avevamo il bicchiere!”.

Poi cresciamo e la magia si perde, se hai dei figli la ritrovi con loro, finché non crescono.

Facendo il mio lavoro ormai sono più i Natali che passo al lavoro che quelli passati in famiglia, diciamo che sotto natale la nostra famiglia diventano i pazienti.

A qualcuno concediamo una fettina di pandoro (quelli che riescono a deglutire bene perchè di strozzare i pazienti con il pandoro a Natale non è che sia il massimo delle aspirazioni), con i parenti ci si fanno gli auguri di Natale, con i colleghi ci si abbraccia e si condividono le ore di lavoro.

Ogni tanto penso anche a quei nonni che sono ricoverati nelle case di riposo, evito elucubrazioni su moralismi vari, però un minimo di riflessione sul fatto che molti di loro vengano lasciati soli dovremmo farla, non solo perchè è Natale, perchè saranno soli anche a gennaio, febbraio, etc etc.

Per chi, come me, ha avuto la fortuna di goderseli tanto i nonni, sa che sono qualcosa di speciale, sono compagni di giochi, sono quelli che ti salvano dalle sgridate o che te le fanno ma con dolcezza, che se ti sgrida il nonno ti brucia di più, sono quelli che quando senti il profumo di biscotti pensi a loro anche se non ci sono più, sono quelli che ti raccontano un mondo che non riusciresti nemmeno a immaginare (i miei mi hanno raccontato mille cose sulla loro infanzia, sulla guerra, sui loro viaggi e le loro avventure con gli amici), sono quelli che quando stai male ti vengono a prendere a scuola e ti coccolano finche non tornano i genitori dal lavoro a prenderti o spesso, nel mio caso, resti da loro finché non passa la febbre.

E allora penso ai nonnini, soli, a quelli che chiamano il 118 per non restare soli, in estate e in inverno, quelli che lasciano i biglietti nei supermercati perchè a Natale stare da soli è brutto (è di pochi giorni fa la storia del signore in Germania che ha lasciato il biglietto nel supermercato), quelli che mangeranno semolino purè e mela cotta nei ricoveri, quelli che hanno il coniuge malato, quelli che non hanno una pensione decente per concedersi come premio un pandoro del discount.

Penso ai colleghi delle rianimazioni o dei Pronto Soccorso che si ritrovano a lavorare su pazienti critici, per incidenti o malori, con i famigliari che aspettano, non sapendo cosa succede dall’altra parte e si ricorderanno il Natale per quella situazione brutta o per chi ha preso il proprio caro per i capelli.

Penso ai colleghi del 118, a quelli dei reparti di medicina o di geriatria.

Penso ai colleghi degli Hospice che sanno gestire situazioni toste.

Anche a quelli della maternità che indubbiamente, pur lavorando, assistono a il più bel regalo di natale che possa arrivare alle famiglie.

Il Natale è magia, ma esattamente quando abbiamo perso questa sensazione di benessere che ci dava avere tutta la famiglia riunita? Forse crescendo, ma un pò di magia forse potremmo crearla anche nel nostro lavoro.

Se potete passate i Natali tutti insieme, se avete i nonni godeteveli più che potete, se lavorate date una carezza ai pazienti, le ore di lavoro passatele con il sorriso perchè alla fine il Natale rappresenta una occasione per regalare un pò di dolcezza anche a chi non se la passa tanto bene.

A tutti voi, Buon Natale!

di Laura Berti