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Il profilo del manipolatore? Il narcisista patologico

Lo Iacono (SIPs): Un modello classico e’ il mobber, 40% lavoratori mobbizzati nel privato (DIRE – Notiziario settimanale Psicologia)

untitled-4Roma, 9 mag. – “Ognuno di noi manipola ed e’ manipolato in senso sia positivo che negativo. Dai sofisti dell’antica Grecia in poi (ma probabilmente anche prima) si sono diffuse una serie di strategie manipolative piu’ o meno sofisticate per riuscire a dire tutto e il contrario di tutto nello stesso tempo. Ma non e’ facile non riuscire a manipolare, anche indirettamente o non essere manipolati anche inconsciamente.

Nel mondo in genere c’e’ chi tende a manipolare perche’ e’ intrinseco al proprio ruolo sociale – come i politici, i venditori, spesso i giornalisti – e chi invece lo fa a causa di particolari situazioni caratteriali: sono i caratteri narcisisti, quelli definiti da Alexander Lowen psicopatici poiche’ potrebbero essere pericolosi, avendo poca empatia ed essendo molto ambiziosi e centrati sul potere”. Lo spiega alla Dire Antonio Lo Iacono, presidente della Societa’ italiana di Psicologia (SIPs) e dell’Istituto di Psicoterapia Psicoumanitas, che ha promosso a Roma un convegno sul tema, dal titolo ‘Psicosociologia e filosofia della manipolazione’. “Sono persone a loro volta manipolate dai genitori in eta’ evolutiva, sono state piano piano convinte a rinnegare i propri bisogni e desideri per seguire i loro modelli.

Basta dire ‘Tu sei un bravo bambino, sei il migliore di tutti’ e poi se il bambino non dovesse essere il migliore comincia a sentirsi in colpa- continua Lo Iacono- e questo puo’ incidere nello sviluppo di un narcisismo patologico”. È un doppio gioco: “Il bambino che continua a manipolare se stesso, anche nelle scelte, tendera’ a negare delle esigenze che non sono sintoniche con il modello atteso dai genitori e che lui nel tempo ha poi interiorizzato. Quindi- aggiunge lo psicoterapeuta- rischia di essere poco a contatto con la realta’, di sviluppare poco l’empatia e di essere centrato sul ruolo e sul compito. Si sente una persona un po’ speciale, diversa, come se avesse una missione da compiere.

Quando non riesce ad ottenere una cosa con la forza, (spesso e’ prepotente poiche’ ha paura di sentirsi impotente) perche’ non ha l’energia adatta, cerca di ottenerla attraverso la seduzione di cui e’ maestro. È quindi un personaggio strategico. Da manipolato diventa manipolatore, e’ un soggetto molto centrato sul potere perche’ gli da’ la possibilita’ di far sopravvivere la propria illusione, quella di poter controllare gli altri e, se possibile, dominarli”. Il narcisista patologico cerchera’ sempre l’affermazione sugli altri.

“È come se avesse bisogno continuamente dell’altro per esistere. La sua identita’ e’ legata alla visione dell’altro, se l’altro lo loda lo accettera’ e tendera’ a utilizzarlo, se lo contesta tendera’ ad annullarlo o a perseguitarlo. Uno dei modelli classici e’ il cosiddetto ‘mobber’- precisa il presidente della SIPs- colui che fa il mobbing. Puo’ essere un dirigente se incontra un dipendente che si sente piu’ capace di lui, quindi potrebbe metterlo in cattiva luce, tendera’ ad emarginarlo e addirittura a perseguitarlo”. Lo Iacono si occupa di mobbing da molti anni, e’ consigliere di fiducia dell’Isfol, attuale Inapp (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche), e si rende conto come spesso molti dirigenti siano centrati piu’ sulle persone ‘Signor si” che su quelle che possono metterli in crisi contestandoli o esprimendo autonomamente le loro opinioni. “Ogni settimana mi arrivano telefonate continue, non solo nell’ambito dell’Isfol, ma anche perche’ sono conosciuto essendo stato dirigente del Centro antimobbing della Regione Lazio. Posso dire che nel privato il 35-40% dei lavoratori si sente mobbizzato”.

Nel pubblico si parla, piu’ che altro, di straining (situazione pressante di stress sul posto di lavoro)- prosegue lo psicologo- ovvero un’azione, anche isolata, volta a demansionare o a trasferire, dequalificare, demotivare, isolare la persona o a renderla comunque inefficiente cosi’ da impedirle di fare carriera. Non si parla di mobbing perche’ questa pratica indica un’azione settimanale continuativa di almeno 6 mesi. Nel pubblico lo straining si aggira su oltre il 50% dei dipendenti- fa sapere l’esperto- ma dipende dal dirigente di turno e dalle situazioni di tipo organizzativo. Sto proponendo all’Inapp una ricerca sul clima organizzativo da realizzare attraverso la somministrazione di questionari, in modo da conoscere a che livello e’ arrivato il fenomeno”. –

I manipolatori possono uscire da questo circolo vizioso? “Solo quando entrano in crisi. Se perdono il potere, il lavoro, l’affetto o se prima di ‘suicidarsi’ riescono a chiedere aiuto. Sono quelle persone che vanno meno in analisi, essendo autoreferenziali a tutti i livelli. Sono personaggi che di base si sentono impotenti- ricorda lo psicoterapeuta- sono stati manipolati troppo per avere un’identita’ reale, si esprimono soprattutto con un falso se’, una sorta di corazza impermeabile di cui si travestono mascherandosi quasi sempre, come alcuni animali che si mimetizzano per difendersi da possibili pericoli.

Da questa situazione di impotenza diventano prepotenti per colmare il senso di inferiorita’ che hanno, cosi’ si pongono come esseri superiori o si attivano come grandi seduttori per attrarre a se’ persone che gli possano dare il potere. Sono casi difficili, ogni tanto fuggono dalla psicoterapia illudendosi di farcela da soli e poi ritornano ancora piu’ depressi perche’ sono caduti dal monumento che si erano voluti costruire. In genere e’ un fenomeno che riguarda maggiormente gli uomini- conclude Lo Iacono- ma le donne, da qualche tempo, si stanno rifacendo rapidamente cercando di riprendersi il potere che hanno delegato nei secoli, e talvolta, soprattutto tra di loro, sono piu’ spietate degli uomini”. (Wel/ Dire)