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Oggi vorrei raccontare una storia. Una bella storia!

 

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Foto Francesca Maioli, Mirella Molinari

Oggi vorrei raccontare una storia. Una bella storia.

Come ogni anno il Natale si avvicina, si accendono le luci sui balconi e nelle strade, inizia la consueta e febbrile caccia al regalo e tutti si sentono un pochino più felici, forse anche ricordando quello che questa festa significava per loro quando erano bambini. Tutti? Non proprio. Infatti ci sono persone costrette a vivere questi giorni di festa chiuse in un ospedale, in un reparto di degenza, con le giornate scandite dagli orari delle terapie e dei prelievi anziché dai pasti con i parenti e dallo scartare i regali come dovrebbe essere in questi momenti.

E qua inizia la bella storia che voglio raccontare, per dare la visibilità che merita ad un esempio virtuoso di “buona sanità”, capace di andare oltre alle terapie per prendersi davvero in carico i pazienti e le loro famiglie nella loro globalità: nel reparto dove lavoro come infermiere, la Medicina d’Urgenza dell’Ospedale di Baggiovara, a Modena, un gruppo di colleghe pensa a come allietare in modo diverso dal solito il Natale dei nostri pazienti. Quasi per caso si pensa a creare un piccolo coro, e inizialmente la cosa passa come una “boutade” e in pochi credono che si possa davvero realizzare. Questi “pochi” hanno però la costanza di trovarsi, provare, trovarsi di nuovo, farsi cacciare a ripetizione dai rispettivi appartamenti per rumori molesti nel cuore della notte, ma nonostante questo non si fermano e perseverano con la loro bella idea. Il Coordinatore infermieristico, convinta da tanta costanza, chiede alla Direzione del presidio uno spazio dove questi colleghi possono provare e lo ottiene e così i giorni passano tra stecche, risate, serate passate insieme e paura “di non farcela”.

Le ho viste le mie colleghe prima dell’esibizione, tese come corde di violino; abbiamo tutti dato una mano a completare i preparativi, trasformando il nostro Day Hospital per un’ora nella più bella Music Hall del mondo. Abbiamo accompagnato pazienti e familiari, e li abbiamo stipati perché nessuno di loro voleva perdersi un evento così atteso di cui si mormorava e si parlava sempre di più col passare dei giorni, ed avere così l’occasione di rompere una monotonia e una quotidianità fatta di ambienti asettici e fredde luci al neon. Siamo perfino riusciti a farci stare due letti, dentro alla stanza, e qualche poltrona… non volevamo mancasse nessuno!

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Foto Francesca Maioli, Mirella Molinari
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Foto Francesca Maioli, Mirella Molinari

Sono venuti colleghi da casa a supportare quelli che cantavano, si fermava il personale che casualmente transitava li davanti ed era attratto dalle voci, o semplici visitatori che tutto avrebbero pensato di trovarsi davanti in ospedale meno che un vero e proprio coro. Le colleghe hanno cantato, e la passione che è stata messa nel farlo ha reso irriconoscibili le piccole imperfezioni che inevitabilmente ci sono state, trasformando tutto questo in un momento davvero incredibile, come solo i presenti hanno avuto occasione di rendersi davvero conto. Vedere i nostri pazienti commossi partecipare ognuno come le condizioni gli permettessero di fare, trasportati da qualcosa che stava curando l’anima più di quanto mille medicine avrebbero mai potuto curare il fisico, è stato qualcosa di incredibilmente bello.

“Quando curi una malattia puoi vincere o perdere… Quando ti prendi cura di una persona vinci sempre” (Patch Adams)

Coro: Annalisa Bresciani, Giuseppina Garofalo, Giovanna Iemma, Floriana Mancini, Tiziana Montagni, Pierina Rossi, Gabriella Tisi

Chitarra: Pino Campanozzi

CPSE: Francesca Maioli

Fotografie: Francesca Maioli, Mirella Molinari

Scritto: Giulio Palazzi

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