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Come nutrirsi dopo essere stati operati allo stomaco

Come nutrirsi dopo essere stati operati allo stomaco

Come nutrirsi dopo essere stati operati allo stomaco
| domenica 25 Febbraio 2018

La nutrizione è cruciale per tutti i pazienti oncologici ma lo è ancor più per chi viene operato per tumore allo stomaco. In queste persone, alle cause di malnutrizione comuni agli altri pazienti, infatti, si aggiunge la resezione totale o parziale dello stomaco, che altera i normali processi della digestione in un organismo già molto indebolito.

 Le linee di indirizzo sui percorsi nutrizionali dei pazienti oncologici, approvate lo scorso dicembre, prevedono la presenza di un esperto in nutrizione clinica sia negli ospedali, sia sui territori. Tuttavia, denuncia l’associazione «Vivere senza stomaco» nel corso di un incontro sulla nutrizione organizzato a Roma dall’associazione, troppo spesso queste figure mancano.

«I problemi nutrizionali accompagnano i pazienti sin dalle prime fasi della malattia: il 40% ad esempio non termina i trattamenti farmacologici ed è costretto ad interrompere la chemioterapia perché troppo debilitato. La malnutrizione non può più essere considerata un ineluttabile effetto collaterale della malattia, ma una sorta di comorbidità» racconta Maurizio Muscaritoli della Sapienza di Roma e Presidente della SINuC Società Italiana di Nutrizione Clinica.

«Il 20% dei pazienti affetti da neoplasia non supera la malattia per le gravi conseguenze della malnutrizione e uno status nutrizionale inadeguato interferisce anche con l’efficacia delle cure. Ecco perché è necessario una valutazione specialistica da parte di un nutrizionista clinico sin dalla prima visita oncologica».

Le principali carenze alimentari riguardano la vitamina B12, ferro, folina e vitamina D. Inoltre, massima attenzione va prestata agli sbalzi glicemici. Questi pazienti vanno incontro alla cosiddetta «sindrome di dumping» (o da svuotamento gastrico) dovuta al rapido passaggio del cibo all’intestino, i cui sintomi sono nausea, crampi e diarrea. Per questo, devono mangiare poco e spesso durante la giornata, masticare lentamente, non sdraiarsi dopo i pasti. Infine, il senso di sazietà, che può comparire troppo presto, non deve ingannare questi pazienti che rischiano di sottoalimentarsi e di perdere molto peso.

«Un ulteriore problema di questi pazienti (andati incontro a resezione totale o parziale) è rappresentato dagli effetti collaterali delle terapie adiuvanti, ossia quelle con i farmaci chemioterapici usati dopo la chirurgia per diminuire il rischio di recidiva» spiega il Professor Davide Festi, Professore ordinario Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche e specialista in Gastroenterologia all’Università di Bologna.

«Nonostante questi trattamenti siano in grado di ridurre significativamente la mortalità tumore nei cinque anni successivi all’inizio delle cure, essi comportano un corollario di significativi effetti collaterali come nausea, vomito, anemia, dolori addominali, diarrea, stomatiti e modificazioni del gusto che interferiscono con una corretta nutrizione».

In Italia, i nuovi casi di carcinoma gastrico sono stati 13.000 nel 2017 e la sopravvivenza a 5 anni è pari al 32,4%, più elevata rispetto alla media europea (25%) «Una quota notevole di tumori gastrici si presenta alla diagnosi in forma avanzata o metastatica, perché i sintomi di questa malattia sono nelle fasi iniziali molto vaghi e misconosciuti.

Questo spiega la bassa sopravvivenza a 5 anni registrata in Italia, pari al 30%» ha dichiarato Stefania Gori, Presidente dell’AIOM. «Nei Paesi occidentali non sono tuttavia previsti programmi di diagnosi precoce per il carcinoma gastrico (come invece avviene in Giappone) a causa della relativa bassa incidenza di questa forma tumorale». Tuttavia, nuovi casi potrebbero essere evitati da un controllo attento dell’infezione da Helicobacter pylori, uno dei fattori di rischio principale, l’adesione a corretti stili di vita, che prevedano una dieta alimentare ricca di verdure e frutta e povera di carni rosse o cibi conservati con sale, nitrati e nitriti (insaccati), l’evitare fumo e obesità, una corretta gestione del reflusso gastro-esofageo.

«Mangiare per noi è in fondo parte della terapia e come tale dobbiamo gestirla, questo richiede un’accurata educazione del paziente e una sana consapevolezza» prosegue Claudia Santangelo, presidentessa di «Vivere senza stomaco» e che ha subito la gastrectomia totale nel 2008. «Chiediamo quindi che siano attive le reti oncologiche in tutte le regioni (e non solo in 5) . E che ci sia una presa in carico del Paziente sin dalla diagnosi, anche da un nutrizionista, inserito nelle unità multidisciplinari».

FONTE LA STAMPA

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