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Due agosto, in un documentario promosso da OPI Bologna le voci di feriti e soccorritori

Un documentario per fare incontrare vittime e soccorritori. Per riannodare il filo dei ricordi, aiutare a superare il trauma e continuare a mantener viva la memoria della strage del 2 agosto. Si intitola “Primo Soccorso” ed è stato presentato in anteprima il 27 luglio, nell’Auditorium dell’Ospedale Maggiore, al termine dell’inaugurazione della mostra “La memoria del Soccorso”, fotografie e dipinti per non dimenticare.

Da quattro anni – racconta il presidente Pietro Giurdanella – l’Ordine degli infermieri di Bologna sta lavorando per mantener viva la memoria del 2 agosto e ricordare quella grande mobilitazione spontanea che ha generato a livello nazionale il nucleo del 118, una macchina dei soccorsi grazie a cui oggi la vita di tutti noi è più sicura. Con il documentario abbiamo voluto contribuire alla ricomposizione narrativa della frattura emotiva legata all’evento tragico, permettendo e favorendo l’incontro tra sopravvissuti e soccorritori”.

 

 

Il 27 luglio alle ore 15 nell’atrio dell’Ospedale Maggiore è stata inaugurata la mostra “La Memoria del Soccorso”, realizzata con il patrocinio dell’Ausl di Bologna, del Comune e dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna. Un percorso che alterna fotografie della strage e dei momenti immediatamente successivi a dipinti realizzati dal Collettivo Artisti Irregolari Bolognesi, nato grazie al Comitato Nobel Disabili di Dario Fo e all’Ausl di Bologna nel 2014 durante una festa all’ex ospedale psichiatrico Roncati.

Alle 15.30 nell’Auditorium del Maggiore è stato presentato prima il trailer (15.30) e poi la versione integrale (16.30) del documentario “Primo Soccorso”, realizzato insieme alle associazioni Piantiamolamemoria e Famigliari delle vittime della strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980.

Il documentario è stato commissionato dall’Ordine delle professioni infermieristiche di Bologna e, realizzato dal regista Marco Coppola, ha richiesto oltre un anno di lavorazione. Corredato da documenti fotografici e da articoli di quei giorni, è stato curato per la parte storica dalla professoressa Cinzia Venturoli dell’Università di Bologna e raccoglie testimonianze di feriti, parenti delle vittime e soccorritori.

Abbiamo voluto focalizzare l’attenzione – spiega Giurdanella – su una domanda troppo spesso trascurata, ovvero: chi soccorre i soccorritori? Chi li aiuta cioè, e come, a superare il trauma che l’evento drammatico rappresenta anche per loro, oggi come allora? Riannodando, anche con questo strumento, i fili della memoria crediamo di avere dato un contributo in questa direzione”.

 

 

All’inaugurazione della mostra e alla proiezione dell’anteprima del documentario hanno partecipato tra gli altri il presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche Pietro Giurdanella, il direttore sanitario dell’Ausl di Bologna Francesca Novaco, il consigliere regionale Giuseppe Paruolo, il consigliere comunale Federica Mazzoni e Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione tra i Familiari delle Vittime della Strage della Stazione di Bologna del 2 agosto 1980.

 

“Quando un uomo o una donna chiude la chiave della memoria, incomincia a morire. Con la cornice della memoria si può vivere, si può respirare, si può andare avanti e portare il frutto. I frutti dell’albero sono possibili perchè l’albero ha delle radici: non è uno sradicato. Ma se tu non hai memoria, sei uno sradicato, una sradicata. Non ci saranno dei frutti. Memoria: questa è la cornice della vita”.

Sono queste le parole scritte dell’Arcivescovo di Bologna Mons. Matteo Maria Zuppi in occasione dell’inaugurazione della Mostra.

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