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È Natale. Si sentono le lacrime dei pazienti anche se non le vedi

14696763_10210804262132494_575505011_n-600x400È Natale.
In sottofondo si sente il ritmo cadenzato dei monitor per chi, come me, lavora in terapia intensiva.
Si sente il suono ritmico dei ventilatori che scandiscono il respiro di alcuni pazienti.
Si sente qualche allarme dell’emofiltro che ti rammenta che devi sostituire le sacche.
Si sente il silenzio forse più degli altri giorni.
Si sentono le lacrime dei pazienti anche se non le vedi, quando arrivi e fai loro gli auguri per un Natale passato in ospedale, con noi infermieri e lontani da casa e dagli affetti.
Proviamo dolore per quei pazienti lasciati soli anche nei giorni di festa, dove il resto del mondo si siede a tavola, poi scarterà i regali mentre loro avranno noi a regalare una carezza in una notte un po’ più speciale, avranno noi a cullare la loro solitudine in un letto di terapia intensiva o in un letto di qualsiasi reparto.
È un lavoro che devi sentire veramente nell’anima per staccare dal turno senza cadere in frantumi, lasciando i tuoi dolori, le tue angosce, le tue tristezze fuori dalla porta del reparto per poi riappropriartene quando esci.
Devi amarlo veramente tanto un lavoro dove cerchi di strappare un sorriso a chi ti dice “è Natale e io sono in ospedale a farti tribolare”, tu sorridi e gli rispondi che sei in ospedale tutto l’anno e i pazienti non fanno tribolare, ma hanno bisogno di attenzioni come i bimbi.
Ogni tanto però ci pensi ai tuoi amici seduti con la famiglia nei giorni di festa, mentre tu lavori, mentre ti senti chiedere “ma lavori sempre? Anche a Natale?!”.
Certo che lavoriamo sempre perché questo lavoro (così come tanti altri) non conosce le feste, i malati sono malati tutto l’anno non smettono di star male solo perché spuntano gli addobbi o è ferragosto.
Quindi arriviamo al lavoro, con i cappellini da babbo natale, con l’albero fatto in reparto con il materiale classico o con quello di fantasia.
Ci sono alberi fatti di peluches in pediatria, alberi fatti coi guanti, omini di neve fatti coi bicchieri di plastica, alberi addobbati con le nostre foto, perché alla fine anche coi colleghi si crea una “famiglia” con cui festeggiare, si ride, ci si confida, ci lasciamo abbracciare quando siamo giù.
Anche coi pazienti ci si concede qualche lusso la notte di Natale, magari un pezzettino di pandoro per festeggiare tutti insieme coi pazienti che si emozionano.
Questa notte sembrava non finire più forse perché ci fai un po’ più caso a ciò che ti manca quando un nonnino ti parla dei suoi figli e dei suoi nipotini e della voglia che ha di vederli proprio questa notte.
Tu guardi l’albero addobbato che ricorda a tutti quelli che entrano nel reparto che anche qui, nonostante la criticità dei pazienti lo spirito del Natale c’è.
È quella cosa che ti fa ascoltare i racconti di chi ti parla della sua giovinezza, di come ha conosciuto sua moglie o suo marito, di emozionarti quando il paziente si commuove quando entrano i figli, di una carezza mentre posturi il paziente, di due chiacchiere mentre gli metti su le flebo, di un po’ di rabbia quando li vedi tristi perché nessuno passa a trovarli e ti dicono “eh sa sta lavorando non può venire sempre da me” ma nella voce e negli occhi ci leggi la tristezza e anche se hai mille cose da fare ti ritagli un po’ più di tempo per una chiacchiera in più.
Ci passiamo un sacco di tempo con i vostri familiari, facciamo da spugne alle frustrazioni dei pazienti che stanno male, dei familiari arrabbiati che non sono arrabbiati con noi ma con tutto il contesto.
Vi abbracciamo sapete? Vi abbracciamo e stringiamo le mani quando siamo quelli che vi fanno entrare per l’ultimo saluto al vostro familiare.
A volte piangiamo anche più o meno di nascosto ma sentiamo anche noi il vostro dolore.
E come noi infermieri e medici tanti altri nei giorni di festa dedicano il loro tempo agli altri, quindi un sincero grazie e uno sfavillante Natale a voi colleghi, a voi medici e professionisti che collaborate con noi, a voi forze dell’ordine, a voi pompieri, a voi dei trasporti, a voi operai, a voi turnisti, a voi che spesso venite dati per scontati e a chiunque nei giorni di festa passi il tempo al lavoro.

Laura Berti