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La misura e il colore del piatto aiutano a mangiare meno, ecco perché

Pizza, lasagne, carbonara, linguine allo scoglio e pasta col pesto. Sono piatti della nostra tradizione a cui molti difficilmente gli italiani riescono a rinunciare. Neanche ora che la prova costume è proprio dietro l’angolo. Ma anni di ricerca scientifica hanno dimostrato che per mantenersi in linea, e anche in buona salute, non necessariamente bisogna eliminare dalla propria dieta tutti i piatti preferiti. Ci sono infatti alcuni “trucchetti” che si possono usare per non far salire l’ago della bilancia, pur cedendo alla tentazione di pietanze della nostra tradizione. Sono trucchetti che hanno a che fare con la scelta delle stoviglie da usare e con il modo con cui si mangia.

Una ricerca realizzata dall’Osservatorio Nestlé – Fondazione ADI ha messo in luce che l’81 per cento degli italiani predilige i piatti della tradizione italiana pressoché quotidianamente. E su questo molti sono davvero intransigenti: più della metà del campione intervistato, il 52 per cento, è convinto che rivisitare in chiave “light” questi piatti significherebbe “snaturarli”. Il primo posto del podio spetta alla pizza, considerata da 4 italiani su 10 il piatto preferito, seguito dalle lasagne (24 per cento) e da altri piatti a base di pasta, come la carbonara (9 per cento), le linguine allo scoglio (8 per cento) e la pasta col pesto (5 per cento). Piatti, quindi, che non conoscono stagione e fanno venire l’acquolina in bocca tutto l’anno, ma certamente non sono considerati ottimali nel periodo della “remise en forme” pre-estiva. A meno che non si seguono alcuni accorgimenti.

 

PIATTI PICCOLI PER AVERE PORZIONI “LIGHT”

A tavola, se si vuole dimagrire, le dimensioni contano, eccome. Numerosi studi dimostrano come sia possibile tenere sotto controllo la quantità di cibo che assumiamo durante i pasti facendo attenzione, banalmente, alle dimensioni delle stoviglie. La scelta di piatti e scodelle, ma anche di tazze e bicchieri, può essere realmente determinante: più grande è il piatto, più siamo portati a riempirlo con razioni abbondanti. E ovviamente, dato che per “vocazione” tendiamo a finire la nostra porzione, mangiamo di più. Visto che non vogliamo rinunciare ai nostri cibi preferiti, secondo gli esperti, bisognerebbe provare allora ad abbandonare le stoviglie di dimensioni normali e utilizzare piatti piccoli, come appunto piattini da insalata o da dessert.

 

PIATTI CON COLORI CONTRASTANTI AL CIBO: COSI’ SI MANGIA DI MENO

Anche il colore delle stoviglie può fare la differenza a tavola. Infatti, uno studio della Cornell University ha scoperto che quando un piatto e il cibo servito avevano colori simili le persone al buffet si servivano del 22 per cento in più rispetto a quando i colori creavano un contrasto elevato. Ad esempio, è meglio mangiare le nostre amate lasagne al pomodoro su un piatto bianco. In questo modo, si tende a mangiarne di meno.

 

MASTICARE I CIBI ALMENO 35 VOLTE PRIMA DI INGOIARLI

Lo scienziato Xand van Tulleken dell’Università di Oxford ritiene che il segreto per perdere peso senza troppe rinunce consiste nel masticare il cibo più volte prima di ingurgitarlo. Pare infatti che coloro che masticano circa 35 volte ogni boccone, mangiano fino al 30 per cento in meno rispetto a chi impiega la metà del tempo a masticare il cibo prima di ingurgitarlo. Allo studio di van Tulleken hanno partecipato 20 donne, le quali sono state invitate a mangiare un abbondante piatto di pasta.

 

Ebbene, alla fine del pasto i ricercatori hanno misurato il cibo rimasto nel piatto delle donne, dimostrando che coloro che hanno masticato di meno hanno assunto una media di 468 calorie, mentre chi ha masticato di più ha iniziato a sentirsi sazia dopo aver assunto appena 342 calorie. “Crediamo che masticare potrebbe contribuire a innescare il rilascio di ormoni legati all’appetito e alla sensazione di sazietà”, dice van Tulleken. “Abbiamo dimostrato – conclude – che masticare è uno strumento dietetico sicuro, gratuito e collaudato che non ha assolutamente alcune effetto collaterale”.

Fonte La Stampa