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Quale musica piace al bimbo nel grembo materno? Tra Mozart e il rock, spesso meglio il silenzio

Quale musica piace al bimbo nel grembo materno? Tra Mozart e il rock, spesso meglio il silenzio

Quale musica piace al bimbo nel grembo materno? Tra Mozart e il rock, spesso meglio il silenzio
| sabato 14 Luglio 2018

C’è qualche condotta particolare da consigliare alle donne in dolce attesa su cosa far ascoltare al loro piccolino mentre si trova nel pancione? Le evidenze scientifiche a disposizione dicono che leggere ad alta voce o parlare con proprietà di linguaggio ai bambini in età prescolare costituiscono le attività che meglio possono prepararli alla scuola e che più li aiutano ad acquisire un vocabolario ricco, ad esprimersi correttamente e a essere dotati di immaginazione.

 

Il sonno tranquillo è fondamentale per la crescita fetale

Gli studi a disposizione hanno permesso di appurare che gli stati comportamentali del feto sono 4: sonno tranquillo, sonno attivo, veglia tranquilla e veglia attiva.

 

«Durante il sonno tranquillo avviene la crescita corporea del feto e del suo cervello. Nella fase di sonno attivo si registra una maggiore frequenza di protrusioni della lingua che si accompagnano a numerosi movimenti del corpo e un’accelerazione del battito cardiaco. Viceversa, durante lo stato di sonno tranquillo (F1) il battito cardiaco è più regolare, i movimenti del corpo sono occasionali, ci sono movimenti di apertura della bocca, ma una minore eccitazione cerebrale, tutti segnali che ci indicano chiaramente che il bimbo riposa- spiega Alice Mado Proverbio docente di psicobiologia e psicologia fisiologica presso l’Università di Milano Bicocca che aggiunge- Il passaggio da sonno quieto a sonno attivo non deve essere indotto in nessun modo: il sonno quieto è fondamentale per lo sviluppo cerebrale, per quale motivo quindi peggiorare la qualità del sonno fetale, come si potrebbe fare proponendo musiche o stimoli particolari?».

 

Cosa ascoltare in gravidanza? La musica che piace

Durante tutta la gestazione è importante avere cura di non spaventare il feto o di svegliarlo di soprassalto, come si farebbe con un neonato già nato attraverso stimolazioni di vario tipo. «È bene ricordare che un feto non può piangere come un neonato, per manifestare il suo stress- spiega ancora la professoressa Proverbio che aggiunge – Una cattiva qualità del sonno nel feto si associa a scarsa crescita fetale e a maggiore frequenza di parti prematuri.

Nelle ultime settimane sui media sono circolate notizie che riferiscono di dispositivi acustici intra-vaginali utili a somministrare suoni e musiche da far ascoltare al bambino come quelle di Mozart e Bach nell’intento di iperstimolarlo e renderlo più intelligente. Normalmente il bambino ascolta dal pancione in modo attutito e soffuso. L’assunto secondo cui stimolando precocemente un feto in formazione con musica classica a 57 db (svegliandolo magari dalla fase di sonno quieto) lo si rende più intelligente, è privo di fondamento scientifico. Maggiormente priva di fondamento la nozione che il numero di protrusioni della lingua, un’attività che si riscontra durante la fase di sonno attivo osservate durante l’ascolto, rifletterebbe la preferenza estetica del feto per Mozart o i Queen».

 

Cosa ascoltare quindi in gravidanza? «L’ideale è ascoltare la musica che piace alla madre, o che comunque la rilassa, poiché in questo modo si generano endorfine che raggiungono anche il feto. Studi condotti presso l’Università di Milano-Bicocca e da me coordinati su soggetti adulti confermano che l’ascolto di brani vivaci e gioiosi aumentano lo stato di allerta cerebrale, il battito cardiaco e la pressione arteriosa. Non a caso durante l’ascolto della voce umana, uno stimolo biologicamente naturale e previsto per un ottimo sviluppo cerebrale, non si osserva nessun eccesso di protrusioni della lingua (risveglio/stress). Quanto alla preferenza tra Mozart e musica rock, ricordiamoci che alcune specie di scimmie (per esempio i cebi), seppure preferiscono il primo al secondo, preferiscono il silenzio a Mozart!».

Fonte La Stampa

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