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Sclerosi multipla: studio italiano verso l’identificazione di farmaci efficaci

È stata identificata una popolazione di cellule progenitrici ancora presenti nel cervello adulto che, se attivate da un danno neurodegenerative, possono contribuire alla riparazione del tessuto cerebrale. Tuttavia, la loro potenzialità riparativa è completamente abolita se il tessuto circostante è fortemente infiammatorio. È questo il risultato di uno studio tutto italiano, condotto su roditori e guidato da Maria Pia Abbracchio dell’Università Statale di Milano.

 Nel cervello adulto sono ancora presenti cellule progenitrici (i precursori oligodendrocitari) capaci di differenziarsi ad oligodendrociti mature, cellule che nel sistema nervoso centrale producono la guaina mielinica che riveste le fibre nervose del sistema nervoso centrale – gli assoni dell’encefalo e del midollo spinale – su cui corrono gli impulsi elettrici prodotti dai neuroni.

«Nostri studi precedenti avevano dimostrato che una sottopopolazione di questi progenitori porta sulla superficie della membrana un recettore, GPR17, capace di promuovere la loro maturazione a cellule produttrici di mielina, permettendo così la ricostruzione della guaina in malattie neurodegenerative caratterizzate da disfunzioni della stessa e demielinizzazione, quali, ad esempio, la sclerosi multipla, ma non solo», raccontano Giusy Coppolino e Davide Marangon, co-primi autori dello studio.

La sclerosi multipla (SM) è una malattia autoimmune del sistema nervoso centrale che interessa in Italia più di 100.000 pazienti, di cui 10mila pediatrici. Il sistema immunitario colpisce la guaina mielinica e la demielinizzazione causa una difficoltà nella trasmissione del segnale elettrico che determina dei deficit che solo inizialmente possono regredire. Uno degli obiettivi dei ricercatori è da tempo quello di favorire il processo di rimielinizzazione dei neuroni, proprio per ripristinare la corretta trasmissione del segnale elettrico: tutti gli studi in corso, tutti in fase preclinica, cercano dei modi per stimolare la crescita degli oligodendrociti.

Questo studio dimostra per la prima volta in maniera inequivocabile che i progenitori esprimenti GPR17 possono generare in vivo cellule mature mielinizzanti e che questa loro capacità dipende dalla «permissività» dell’ambiente circostante. Se nel tessuto cerebrale sono presenti molecole proinfiammatorie in grande quantità, allora il processo di maturazione di queste cellule è completamente inibito.

Nel laboratorio della professoressa Abbacchio si continua a lavorare per la produzione di molecole pro-mielinizzanti selettive per GPR17, da associare ai farmaci immunomodulanti e anti-infiammatori attualmente usati per tenere sotto controllo i sintomi della sclerosi multipla, per arrivare a strategie efficaci per combattere questa e altre malattie che attacchino la mielina.

Fonte La Stampa