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Sindrome dell’ovaio policistico: l’infertilità è la principale conseguenza

La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) è una sindrome molto complessa che interessa circa il 5-10% della popolazione femminile in età fertile. «Il nome della sindrome è dato dall’aspetto ecografico dell’ovaio che appare ricoperto da tante piccole aree ipoecogene (microcisti) distribuite per lo più lungo la superficie esterna dell’ovaio stesso (a collana di perle) – spiega la dott.ssa Giuseppina Picconeri ginecologa esperta in Riproduzione Assistita del Nike Medical Center di Roma, che aggiunge – Le donne che presentano questa sindrome spesso lamentano cicli irregolari, fino all’ amenorrea, assenza per lunghi periodi del ciclo, per una alterazione del rapporto tra i due ormoni che regolano il ciclo mestruale, l’FSHe l’LH, con un aumento degli Estrogeni circolanti, che vengono poi trasformati in Androgeni responsabili dell’irsutismo uno dei sintomi che può accompagnare la PCOS ,oltre che responsabile delle alterazioni della secrezione sebacea e quindi della comparsa di acne.

 

In circa la metà dei casi, inoltre, può esserci obesità con forte ed evidente disposizione del grasso a livello dei visceri addominali, sintomi questi correlati ad una alterazione del metabolismo degli zuccheri. Nel 75-80% delle donne, infine, si ravvisa una totale incapacità alla procreazione per una anovulatorietà».

 

Cause non ancora del tutto chiarite

La causa della sindrome non è chiara, si suppone un’origine genetica, sicuramente è stata accertata una familiarità e una maggiore propensione al suo sviluppo nelle donne mediterranee e con basso peso alla nascita: non essendo tuttavia chiari i motivi per la sua genesi, anche la cura non può che essere sintomatica, perciò si mira a regolarizzare i cicli mestruali e a indurre l’ovulazione nelle pazienti che desiderano ottenere una gravidanza.

 

L’importanza della prevenzione

Tutte le donne che mostrano una certa predisposizione alla PCOS, tuttavia, devono prevenire per quanto possibile la condizione: questo significa che in caso ci si accorga di cicli irregolari, tendenza al sovrappeso, marcata e anomala peluria è importante rivolgersi a uno specialista, iniziare, eventualmente, ad assumere una terapia ormonale sostitutiva specifica per la paziente, al fine di regolarizzare il ciclo, ridurre l’irsutismo e l’acne e tenere il più possibile sotto controllo il peso corporeo al fine anche di evitare l’accumulo di grasso a livello dei visceri.

 

L’importanza della dieta

Le donne affette da tale problematica si sentono spesso derubate della loro femminilità perché si vedono grasse, piene di peli superflui, vedono cadere il loro livello di autostima, tendono a sperimentare ansia e depressione, ecco perché possono tentare di placare uno stato d’animo tanto negativo attraverso un’alimentazione sbagliata e ricca di cibo spazzatura.

 

Il controllo del peso corporeo, invece, passa soprattutto attraverso lo svolgimento di una vita attiva che quindi preveda una scarsa sedentarietà e un’elevata propensione a sfruttare qualunque momento della giornata per tenersi in movimento, evitare l’assunzione di alcolici (anche per non aumentare inutilmente l’apporto calorico) e abolire il fumo di sigaretta.

 

La dieta deve essere varia e soprattutto ben rapportata al proprio dispendio energetico e soprattutto bisogna limitare l’apporto di zuccheri semplici e favorire quello di alimenti a basso indice glicemico.

 

PCOs e resistenza all’insulina

Non di rado le donne che soffrono di questa sindrome tendono a evidenziare anche resistenza all’insulina, in pratica ne producono tantissima per assicurarsi che il glucosio venga effettivamente utilizzato da tutte le cellule, ma non è raro che nonostante la superproduzione di insulina, molto glucosio resti circolante nel sangue e inutilizzato.

 

Per ridurre questa tendenza serve consumare soprattutto prodotti dal basso indice glicemico ovvero che quando ingeriti, non determinano un forte rialzo della glicemia: appartengono a questa classe cibi come cereali e derivati, ma integrali, anche per la pasta l’indice glicemico è più basso se è cotta al dente e rispondente a formati come spaghetti o linguine. Hanno un basso indice glicemico i legumi e le verdure: per quanto riguarda la frutta non bisognerebbe consumarne più di due porzioni al giorno, meglio se a fine pasto o in associazione con carboidrati molto complessi e ricchi di fibre.

FONTE LA STAMPA