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Inidoneità: il 15,1% degli infermieri ha limitazioni lavorative

Inidoneità: il 15,1% degli infermieri ha limitazioni lavorative

Inidoneità: il 15,1% degli infermieri ha limitazioni lavorative
| venerdì 11 Dicembre 2015

L’11,8% degli organici di Asl e ospedali presenta inidoneità fisiche che ne limitano la mansione svolta e di questi il 7,8% presenta inidoneità parziali permanenti. Lo 0,4% raggiunge invece un’inidoneità totale. Le più colpite sono le donne: 79,6% contro il 20,4% degli uomini. E le inidoneità aumentano con l’età: meno del 4% tra 25 e 29 anni, 24% medio, ma con picchi fino al 31% tra 60 e 64 anni.

La prima analisi sulle limitazioni alla mansione tra gli operatori della Sanità è del Cergas Bocconi, che ha analizzato nell’indagine “Le inidoneità e le limitazioni lavorative del personale Ssn. Dimensioni del fenomeno e proposte” un campione di aziende a livello nazionale e attraverso una metodologia progettata insieme agli attori-chiave del fenomeno (datori di lavoro, organizzazioni sindacali, medici competenti). Il campione analizzato comprende una griglia di rilevazione compilata da 49 Aziende sanitarie pubbliche, compilata grazie ai partner Bocconi: Anma (Associazione Nazionale Medici d’Azienda), Fiaso (Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere), Ipasvi, Simlii (Società Italiana di Medicina del Lavoro e Igiene Industriale) ed è finanziato grazie al generoso supporto di Ausl della Valle d’Aosta, Cisl, Nursind, Regione Basilicata, Regione Umbria e Regione Veneto. L’indagine è partita nel 2014 e ha concluso la prima fase della sua attività a dicembre 2015.

E dalla ricerca sono arrivate risposte a questioni rilevanti per il management e la politica sanitaria:
la quota di lavoratori alle quali è stata riconosciuta una inidoneità o una idoneità parziale lavorativa;
la distribuzione per tipologia delle limitazioni lavorative (esenzione dai turni notturni, limiti alla possibile movimentazione manuale dei carichi, ecc.);
le figure più “colpite” e su quali tipologie di limitazioni lavorative;
quanto è forte la correlazione tra invecchiamento degli organici e presenza di limitazioni;
le differenze tra le aziende di diverse Regioni.
Quando si parla di inidoneità, spiega la ricerca, ci si riferisce nel 49,5% dei casi a quelle relative alla movimentazione dei carichi, nel 12,6% alle posture e nel 12% al lavoro notturno e alla reperibilità (ma ci sono anche “altre” inidoneità che rappresentano l’11% del totale e si riferiscono all’esposizione ai videoterminali, al rischio biologico, al contatto con i pazienti, all’impossibilità di operare in specifici reparti o svolgere particolari azioni ecc.).

Per quanto riguarda il ruolo svolto dagli operatori inidonei, la ricerca indica che la categoria più colpita è quella del personale di ruolo sanitario o tecnico di area sanitaria con mansioni operative e/o di tipo socio-assistenziale (ad esempio Operatori socio-sanitari – Oss, Operatori tecnici dell’assistenza – Ota, ausiliari specializzati): il 24,1% presenta una o più limitazioni. Segue la prevalenza delle limitazioni in chi svolge professioni sanitarie infermieristiche e ostetriche (categorie D o Ds) col 15,1% dei casi, o nel personale di ruolo tecnico delle categorie C, Bs o B (ad esempio assistenti o operatori tecnici; 13,4%). Solo il 4,8% dei dirigenti di ruolo sanitario, professionale, tecnico e amministrativo è invece totalmente o parzialmente inidoneo, mentre i meno colpiti dalle limitazioni sono i collaboratori professionali, tecnici o amministrativi e gli assistenti religiosi (personale ruolo professionale, tecnico o amministrativo nelle categorie D o Ds; 0,7%).

“Non sorprende – commenta il Cergas Bocconi – come coloro che svolgono mansioni fisicamente usuranti, incentrate per esempio sull’assistenza diretta al paziente (personale sanitario delle categorie D o Ds o personale di ruolo sanitario o tecnico delle categorie delle categorie C, B, Bs, A), presentino una quota elevata di limitazioni relative alla mobilitazione dei carichi. Interessante è notare che le limitazioni relative al lavoro notturno e alla reperibilità si manifestano maggiormente in coloro che svolgono un ruolo dirigenziale o facenti parte delle categorie D/Ds, come accade per i turni non notturni e per le limitazioni connesse a stress, burn out e problematiche psichiatriche; per quest’ultima tassonomia evidenti eccezioni vengono costituite dal personale con ruolo professionale, tecnico o amministrativo nelle categorie D o Ds e il personale con ruolo amministrativo nelle categorie A/B/Bs/C”.

Leggi l’articolo completo link tratto dal sito della FNC Ipasvi

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