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AIOM: Tumore colon-retto, screening solo per 47% degli italiani

AIOM: Tumore colon-retto, screening solo per 47% degli italiani

AIOM: Tumore colon-retto, screening solo per 47% degli italiani
| giovedì 29 Settembre 2016

Il 25% delle diagnosi di tumore del colon-retto avviene in fase avanzata. In questi casi le possibilita’ di sopravvivenza sono limitate, infatti solo l’11% di questi pazienti e’ vivo a 5 anni. È quindi fondamentale migliorare l’adesione alle campagne di screening, ancora scarsa nel nostro Paese: solo il 47% dei cittadini di eta’ compresa fra 50 e 69 anni (nel biennio 2011-2012) ha eseguito l’esame del sangue occulto nelle feci, un test in grado di ridurre del 20% la mortalita’ nel tumore del colon-retto proprio perche’ permette di individuare lesioni sospette in stadio iniziale.

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Localizzazione e forma di un tumore al colon e uno al retto. https://it.wikipedia.org/wiki/Carcinoma_del_colon-retto

L’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) dedica il convegno “Dalla capecitabina al Tas 102” oggi a Milano alle nuove prospettive nel trattamento di questa neoplasia, in particolare alla combinazione di trifluridina e tipiracil. “È necessario migliorare la consapevolezza degli italiani sull’importanza degli screening in difficolta’ soprattutto al Sud- afferma il prof. Carmine Pinto, presidente nazionale Aiom- Infatti i sintomi possono essere confusi con quelli di altre patologie e spesso, quando viene individuato, il tumore si e’ gia’ diffuso. Importanti progressi nella malattia avanzata dove con i regimi di terapia a disposizione si superano i 30 mesi di sopravvivenza contro i 12 di qualche decennio fa. Questi risultati sono stati ottenuti anche perch” per la cura di questi pazienti abbiamo a disposizione due rilevanti innovazioni: la caratterizzazione molecolare con la determinazione delle mutazioni dei geni Ras e Braf che ci permettono di selezionare i pazienti per il trattamento con farmaci biologici e l”introduzione di farmaci orali di prima e seconda generazione che favoriscono la compliance delle terapie”.

Il tumore del colon-retto e’ il piu’ frequente con circa 52.400 nuovi casi stimati nel nostro Paese nel 2016 e 427mila persone vivono dopo la diagnosi. L’impatto economico della malattia e’ importante: il costo sociale totale annuo relativo all”insieme di tutti i pazienti italiani (con una diagnosi da non piu’ di 5 anni, con e senza caregiver) e’, secondo le stime del Censis, pari a 5,7 miliardi di euro e comprende sia i costi diretti che indiretti (questi ultimi includono i mancati redditi e il valore dell’assistenza garantita dai caregiver). I costi medi annui pro capite di paziente e caregiver sono stimabili in media a 41,6 mila euro (per i malati con una diagnosi da non piu’ di un quinquennio). La possibilita’ di individuare precocemente lesioni pre-cancerose, oltre a ridurre la mortalita’, ha molteplici risvolti positivi, ad esempio permette di asportare per via endoscopica il tumore evitando interventi chirurgici maggiori e demolitivi (con necessita’ ad esempio di stomia intestinale) e di ridurre i costi sociali.

“La sopravvivenza nel nostro Paese e’ piu’ alta rispetto alla media europea. Anche il confronto con i Paese del Nord Europa, che fanno di solito registrare i valori piu’ elevati, evidenzia l’ottimo livello del nostro sistema assistenziale. I trattamenti attuali per la fase avanzata si basano sul”integrazione di farmaci chemioterapici con le terapie biologiche e in alcuni casi con la chirurgia. Nuovi farmaci come una nuova fluoropirimidina per via orale che nasce dalla combinazione di trifluridina e tipiracil rappresentano un reale passo in avanti per i pazienti gia’ trattati o non candidati a altre terapie. Questa combinazione non eradica completamente il tumore, ma permette di offrire al malato un beneficio importante allungando la sopravvivenza e migliorando la qualita’ di vita”, sottolinea il prof. Alberto Zaniboni, Responsabile Oncologia Medica alla Fondazione Poliambulanza di Brescia.

“Il tumore del colon-retto si sviluppa in diversi anni e consiste nella trasformazione di lesioni precancerose come adenomi o polipi- afferma il prof. Evaristo Maiello, Direttore Oncologia di Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo- Oltre agli screening, la prevenzione deve basarsi su stili di vita sani. La dieta mediterranea svolge una funzione protettiva, mentre il consumo di carni rosse e insaccati, abuso di alcol, fumo, sovrappeso e obesita’ e scarsa attivita’ fisica costituiscono fattori di rischio certi”. Proprio la diffusione dei fattori di rischio, l’anticipazione della diagnosi anche grazie all”introduzione dei programmi di screening e l”aumento dell”eta” media della popolazione sono alla base della progressiva crescita dell”incidenza di questo tumore in passato.

Come risultato anche del programma di screening i nuovi casi fra gli uomini sono passati da un andamento in crescita fino alla meta’ degli anni Duemila (+2,2%/anno nel periodo 1999-2007) a una successiva riduzione (-6,8%/anno dopo il 2007). La tendenza e” simile nelle donne: si osserva un incremento (+2,1%/anno nel periodo 1999-2006) seguito da una riduzione (-3,6%/anno). Grande clamore mediatico ha suscitato lo scorso ottobre la pubblicazione dell”International Agency for Research on Cancer (Iarc) sul legame tra il consumo di carni rosse e lavorate e lo sviluppo di alcune patologie oncologiche ed in particolare del colon-retto. “L’analisi degli studi epidemiologici della letteratura che ha portato a questa pubblicazione descrive una realta’ lontana da quella attuale italiana in particolare per modalita’ di conservazione e trattamento delle carni, ma richiama certamente l”attenzione sulla necessita” di un”educazione diffusa per una dieta equilibrata nei suoi componenti e senza eccessi: la dieta mediterranea”, conclude Maiello. (Comunicati/Dire)

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