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Cellule “kamikaze” contro i tumori del sangue. Nuova speranza di cure

Cellule “kamikaze” contro i tumori del sangue. Nuova speranza di cure

Cellule “kamikaze” contro i tumori del sangue. Nuova speranza di cure
| lunedì 13 Giugno 2016

Cellule “armate” e programmate per contrastare il cancro, per poi “suicidarsi” al termine del lavoro svolto. Sono le cosiddette “Cellule Kamikaze”, una nuova arma contro i tumori del sangue presentata a Copenaghen per il Congresso dell’Associazione europea di Ematologia (Eha).

Si tratta di cellule linfocitarie che, attraverso un processo di “ingegneria genetica”, vengono trasformate per la loro particolare missione definita CAR-T. I linfociti così trasformati sono in grado di riconoscere le cellule tumorali ed attaccarle. I linfociti manipolati vengono dunque ritrasfusi al paziente”.

”Si tratta di una strada dalle potenzialità enormi – afferma il presidente della Societa’ italiana di ematologia (Sei) Fabrizio Pane all’Ansa. Studi recenti hanno infatti dimostrato che tale trattamento determina la remissione del tumore, ovvero la sua scomparsa, nel 60-70% dei pazienti con leucemia linfoblastica acuta allo stadio avanzato, ma ci sono evidenze di efficacia anche contro alcuni tipi di linfoma e mieloma. I primi studi su tale tecnica – sottolinea – sono stati condotti dal Policlinico Federico II di Napoli insieme al Baylor College di Houston”.

Le cautele, comunque, non mancano. Gli esperti evidenziano che si tratta di trattamenti speciali al momento testati su un ridotto numero di pazienti. Da non trascurare l’aspetto economico: “Il trattamento può arrivare a costare 3-400mila dollari al mese ed al momento – afferma Pane – solo 6 o 7 centri al mondo, in Europa ed America, sono in grado di effettuarlo, anche se presto pure alcuni centri italiani potrebbero iniziare ad utilizzare la tecnica CAR-T”.

Ma come funziona in pratica questo nuovo approccio terapeutico? ”Si preleva innanzitutto il sangue del paziente. Quindi – spiega Pane – con tecniche di ingegneria genetica si fa in modo che i linfociti esprimano dei recettori che riconoscono le cellule tumorali, spingendo gli stessi linfociti ad attaccarle. I linfociti cosi’ manipolati vengono dunque ritrasfusi al paziente”.

Fonte: ANSA

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