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E’ Pokemon mania. L’allarme: “Attenzione è un’attività che può diventare pericolosa”

E’ Pokemon mania. L’allarme: “Attenzione è un’attività che può diventare pericolosa”

E’ Pokemon mania. L’allarme: “Attenzione è un’attività che può diventare pericolosa”
| martedì 26 Luglio 2016

Il nuovo videogioco sui Pokémon è uscito solo da poche settimane ma già è diventato un fenomeno mondiale. 
Il gioco è basato sui simpatici animaletti nati dalla fantasia del giapponese Satoshi Tajiri che alla fine degli anni ‘90 hanno appassionato bambini e ragazzi con cartoni animati e giochi per il Gameboy.

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Ed è proprio per i nostalgici di questi cartoni che Nintendo e Niantic hanno scelto di sviluppare una app che permettesse ai giocatori di trasformarsi in allenatori di Pokémon virtuali e di mettersi a caccia di Pokémon disseminati nel mondo reale. Quindi, lo scopo del gioco è di compiere tutte le azioni di un allenatore, dalla cattura dei Pokémon fino al combattimento nelle palestre. Sullo schermo dello smartphon eviene segnalato un Pokémon nelle vicinanze e per catturarlo bisogna cercare il punto preciso in cui si nasconde e attivare la fotocamera.

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Ma il gioco, se da una parte sta appassionando milioni di persone in tutto il mondo, sta destando non poche preoccupazioni.

“Un fenomeno pericolosissimo sul fronte della sicurezza stradale”. “Una nuova minaccia”. L’associazione dei consumatori Codacons e l’Asaps, l’associazione amici della polizia stradale, lanciano l’allarme su Pokemon Go. “Giochi di questo tipo rappresentano un pericolo concreto perché vengono utilizzati in qualsiasi momento della giornata e distolgono i giocatori dalla dovuta attenzione verso la strada e l’ambiente circostante – ha detto il presidente Codacons, Carlo Rienzi -. Pensiamo a chi usa l’App alla guida di una automobile, ma anche a pedoni e ciclisti a caccia di Pokemon che rischiano di essere investiti perché intenti ad osservare lo schermo del cellulare e non il marciapiede, le strisce pedonali e la strada dove camminano”

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“Venti anni fa si giocava alla caccia al tesoro e si andava alla ricerca di indizi che aiutavano a superare prove e indovinelli, adesso c’e’ Pokemon go, una caccia al tesoro virtuale a cui tutti possono partecipare. L’obiettivo e’ cambiato: non c’e’ piu’ il premio, l’importante e’catturare il maggior numero di Poket Monster (mostri tascabili), per poi potenziarli e farli evolvere”.

A spiegare questa nuova mania e’ Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell’eta’ evolutiva, che nelle 151 creature fantastiche vede sia vizi che virtu’. “Progettare un videogioco che mette tutti in moto- continua il direttore dell’Istituto di Ortofonologia (IdO)- impegnando e attivando i giovani, perche’ li costringe ad uscire di casa per catturare un Pokemon, ha certamente aspetti positivi. I dubbi emergono, invece, nella scelta di alcuni luoghi d’incontro- avverte il terapeuta-. Le palestre, quei punti di interesse sparsi nel mondo (musei, chiese, statue e altro) dove poter allenare i Pokemon catturati e farli combattere, possono essere collocate ovunque. Sarebbe opportuno prestare una maggiore attenzione su questo aspetto per evitare che un’attivita’ giocosa si trasformi in un’esperienza traumatica, oltre che imbarazzante, a causa di possibili strumentalizzazioni da parte di malviventi e/o pedofili pronti ad utilizzare le palestre come esca per i minori”.

Andando poi ad aprire l’App si nota che il PEGI (Pan European Game Information) classifica il videogioco con il codice 3: ”Materiale specifico consigliato e adatto a qualunque fascia d’eta”’. Un dato, secondo Castelbianco, da cui origina “la piu’ grande perplessita’. Tutti i bambini dai 3 ai 10 anni dovrebbero avere il telefonino e una piena liberta’ di movimento?- chiede lo psicologo- Sarebbe stato opportuno garantire l’accesso solo agli adolescenti dalla Prima Media in poi, spingendo i piu’ piccoli verso giochi con un alto valore educativo e relazionale come l”acchiapparello, il nascondino, il calcio o altro”.

Sul possibile effetto terapeutico che la App avrebbe sull’ansia e la depressione, il direttore dell’IdO conclude: “Non e” corretto sostenere che tale applicazione possa avere un effetto terapeutico sulle persone ansiose. Non solo perche’ non e’ una terapia, ma soprattutto in quanto l’unica funzione che svolge e’ quella di offrire un momento di distrazione e di scarico dalle responsabilita’. Si tratta di un progetto organizzato e ideato da terzi, che il soggetto ansioso segue- chiarisce lo psicoterapeuta- e seguendolo non e’ vittima della propria ansia. Una soluzione, pero’, che non rappresenta una cura. (Wel/ Dire)

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