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Sessualità. Rapporti completi già a 16 anni per il 70% degli adolescenti

Sessualità. Rapporti completi già a 16 anni per il 70% degli adolescenti

Sessualità. Rapporti completi già a 16 anni per il 70% degli adolescenti
| sabato 10 Dicembre 2016

girls-1031538_960_720La verginita’ e il matrimonio non vanno piu’ a braccetto. “La realta’ e’ cambiata. Oggi l’eta’ in cui ci si sposa si e’ notevolmente alzata e la maggior parte delle persone arriva al rito nuziale avendo gia’ avuto i primi rapporti sessuali, probabilmente con persone diverse da quella con cui ci si consacrera’ al legame civile o religioso”, spiega Francesca Tripodi sessuologa clinica ed esponente dell’Istituto di sessuologia clinica di Roma (Isc).

I dati sui primi rapporti sessuali sono abbastanza congruenti in tutti i Paesi Occidentali: “Entro i 19 anni piu’ del 95% delle persone ha avuto i suoi primi rapporti sessuali. Il 70% degli adolescenti- sottolinea la sessuologa- ha avuto il suo primo rapporto sessuale completo tra i 15 e i 16 anni, indipendentemente dal genere”.

– Cos’e’ la verginita’? “Per un ragazzo la verginita’ non e’ mai una scelta- continua Tripodi-, e’ sempre stato un punto di orgoglio il fatto di perderla. I pazienti ancora vergini ai 27, 30 o 35 anni, che vedo in Istituto o privatamente, mi dicono di essersi raccontati delle bugie durante l’adolescenza, pensavano che avrebbero dovuto aspettare la situazione giusta. Di questa piccola porzione- fa sapere la psicoterapeuta- una parte ha avuto degli ostacoli emotivi oggettivi, come gravi problemi familiari, un’altra presenta handicap o malattie, e quindi non e’ dipeso da un blocco psicologico”. Per le ragazze, invece, “il valore della verginita’ ha seguito i mutamenti socio-culturali.

spring-break-591121_960_720La rivoluzione sessuale ha reso tutti piu’ moderni- continua Tripodi- e le donne che oggi danno valore alla verginita’, cercano di perderla con la persona giusta a vivere il primo rapporto sessuale”. Capita spesso pero” che la verginita’ sia vissuta come un dente da levare: “A una certa eta”, 17-18 anni, se un”adolescente non l’ha fatto ancora, e” frequente sentirle dire ”Lo faccio con il primo che trovo”, senza sapere che l”esperienza ”tecnicamente” sessuale non sara” mai un episodio che ricordera” positivamente”. Purtroppo, continua Tripodi, “le ragazze hanno imparato a commercializzare la verginita’ anche perche’ i compratori ci sono.

È di qualche giorno fa la storia di una ventenne statunitense che ha stipulato un contratto con una casa chiusa legalizzata per vendere la sua verginita’ e ricomprare la casa ai genitori. Una scelta compiuta in liberta’- racconta Tripodi- e non in un situazione di schiavitu’ sessuale, ne’ di poverta’. Nei paesi asiatici esiste il piu’ alto numero di interventi chirurgici sulle minori per la ricostruzione dell’imene, cosi’ da vendere la loro verginita’ 6-7 volte. Quello e’ un contesto di sfruttamento, dove i minori non hanno diritti e il corpo e’ mercificato. Tuttavia la problematica riguarda anche i paesi occidentali, dove le ragazze possono decidere, a 14-15 anni, di dare un prezzo alla loro immagine per poi comprarsi una borsa, di fare sexting e poi vendere una loro foto per una ricarica del cellulare.

La responsabilita’ e’ di tutti noi- chiosa l’esponente dell’Isc- i giovani assorbono un mix di cultura maschile e di mancanza di indignazione femminile e fanno capire agli adulti che la verginita’ e il corpo si vendono bene”.

– Come giudica la figura dell’assistente sessuale? “Sono critica- risponde la sessuologa clinica- preferirei promuovere un lavoro di consapevolezza sulla sessualita’ e la disabilita” a tutti i livelli e gradi. È giusto fare educazione sessuale nei centri che si occupano di disabilita”, per aiutare chi ha un handicap ad esplorare la propria sessualita’, informando anche i genitori su tutte le novita’ in materia. Trovo meno utile la figura di un assistente sessuale- sottolinea Tripodi- in quanto non credo che alla lunga aiuti queste persone a sviluppare una propria competenza sessuale”.

– È frequente il fenomeno dei matrimoni bianchi? “È una delle richieste di aiuto fra le piu’ frequenti al nostro istituto. Alcuni giustificano questa scelta in base a motivazioni religiose, altri dicono che non avevano il ”luogo giusto”, e poi capita che arrivino entrambi inesperti al matrimonio. La terapia partira’ dall’affrontare le paure e le preoccupazioni di cio’ che puo’ succedere. C’e’ anche la paura del dolore”.

– Esiste l’ipersessualita’? “Compare nell’ICD10 (la Classificazione Statistica Internazionale delle Malattie e dei Problemi Sanitari Correlati, il sistema di riferimento europeo che sara’ cambiato l”anno prossimo)- aggiunge Tripodi-, e’ un grande contenitore dove possono rientrarci vari profili: da quelli che fanno molto sesso, ma non sono patologici, a quelli che possono sviluppare dipendenza, un disturbo ossessivo compulsivo o un disturbo nel controllo degli impulsi”.

Per ridurre comportamenti devianti, anche in ambito sessuale, la psicoterapeuta proporrebbe un lavoro sulla consapevolezza a partire dalle scuole elementari: “Se vogliamo lavorare affinche’ i ragazzi non subiscano rapporti sessuali forzati (che riguardano il 5-6% della popolazione, in alcune statistiche anche il 10-11%), abusi e molestie sessuali, dobbiamo trasmettere ai bambini i valori del rispetto dell”altro, del proprio corpo, del consenso e dell’affettivita’. Certamente- conclude- il lavoro con i minori deve proseguire perche’ le scuole Medie rappresentano il periodo della vita in cui si manifesta il maggior numero di episodi di bullismo e di consolidamento di alcuni stereotipi sul genere”. (Wel/ Dire)

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