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Tribunale del malato: “Italia divisa nell’accesso alle cure”

Tribunale del malato: “Italia divisa nell’accesso alle cure”

Tribunale del malato: “Italia divisa nell’accesso alle cure”
| mercoledì 24 Febbraio 2016

Presentato a Roma il Rapporto dell’Osservatorio civico sul federalismo in sanità di Cittadinanzattiva. Da risultati illustrati dal coordinatore nazionale, Tonino Aceti, emerge che “il federalismo non fa bene alla salute dell’Italia, che si conferma divisa nell’accesso alle cure”.

Secondo i dati raccolti dal Tribunale del malato, quasi un cittadino su dieci, infatti, rinuncia a curarsi per motivi economici e liste di attesa; la prevenzione si fa a macchia di leopardo, con un Sud che arranca e regioni come Lazio e Veneto che fanno passi indietro rispetto al passato. E nelle Regioni in cui il cittadino sborsa di più, per effetto dell’aumento della spesa privata per le prestazioni e della tassazione, i livelli essenziali sono meno garantiti che altrove. “E’ ora di passare dai piani di rientro dal debito ai piani di rientro nei Livelli essenziali di assistenza, cruciali per la salute dei cittadini e la riduzione delle diseguaglianze”, ha dichiarato Aceti.

Scorrendo le pagine del Rapporto, si evince che la spesa sostenuta privatamente dai cittadini per prestazioni sanitarie in Italia è al di sopra della media Ocse, 3,2% a fronte del 2,8%. Liste di attesa e ticket si confermano i principali ostacoli per curarsi con la sanità pubblica. Un cittadino su quattro, fra gli oltre 26 mila che si sono rivolti al Tribunale del malato nel 2015, segnala difficoltà di accesso alle prestazioni sanitarie per liste di attesa (oltre il 58%) e per ticket (31%). A lamentarsi di più sono i residenti in Calabria, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Sicilia, Trento, Bolzano e Veneto. Va ancora peggio a quel 7,2% dei residenti costretto proprio a rinunciare a curarsi: il 5,1%, ovvero circa 2,7 milioni di persone, lo ha fatto per motivi economici, a cui seguono le liste d’attesa. Questo accade soprattutto al Sud (l’11,2% dei residenti rispetto al 7,4% del Centro e al 4,1% del Nord).

Su un campione di 16 prestazioni sanitarie, i tempi minimi di attesa si registrano tutti nel Nord Est o Nord Ovest, i tempi massimi, in 12 casi su 16, sono segnalati al Centro. Nel Sud, in particolare in Puglia e Campania, i cittadini ricorrono più di frequente agli specialisti privati per aggirare il problema delle liste troppo lunghe nel servizio pubblico.

Sui ticket sono notevoli le differenze regionali: sulle stesse 16 prestazioni i ticket più bassi nel pubblico si pagano prevalentemente nel Nord Est (per 10 su 16 prestazioni), quelli più elevati al Sud (per la metà delle prestazioni). Nel 2014 si sono registrati un +4,5% dei ticket sui farmaci e -2,2% sulla specialistica. Ogni anno gli italiani pagano, in media, oltre 50 euro a testa come quota di compartecipazione in tutte le Regioni del Nord e del Centro, con punte vicino ai 60 euro in Veneto e Valle D’Aosta, e in media 42 euro al Sud.

Anche sui punti nascita, gli standard ministeriali sono rispettati a macchia di leopardo. Su 531 centri attivi nel 2014, 98 effettuano ancora meno di 500 parti l’anno, la soglia minima di sicurezza. Su 16 Regioni prese in esame dal documento ‘Verifica ed Adempimento Lea’, 6 risultano inadempienti (Sicilia, Calabria, Puglia, Campania, Lazio, Abruzzo); 5 adempienti solo con impegno (Piemonte, Emilia Romagna, Molise, Basilicata). Tra le Regioni che hanno trasmesso il report sulla presenza di punti nascita con meno di 500 parti l’anno, la Basilicata ne ha attivi 3, l’Emilia Romagna 7, il Lazio 6, La Puglia e la Lombardia 9.

Fonte: FNC IPASVI

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