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Nevralgia post erpetica, un dolore insopportabile ma evitabile

Nevralgia post erpetica, un dolore insopportabile ma evitabile

Nevralgia post erpetica, un dolore insopportabile ma evitabile
| giovedì 7 Settembre 2017

ROMA – Un dolore insopportabile, un’esperienza che i pazienti descrivono come “un tunnel di cui non si vede la fine”. La nevralgia post erpetica è stata al centro del convegno ‘Forte. Insopportabile. Evitabile. Il dolore neuropatico da Fuoco di Sant’Antonio: il vissuto dei pazienti’ che si è svolta presso l’Istituto Luigi Sturzo di Roma. Sono intervenuti Sandro Giuffrida, direttore Uoc di Igiene e Sanità Pubblica dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria, Sabrina Nardi, direttore coordinamento delle associazioni di malati cronici presso Cittadinanzattiva onlus, e Nicoletta Lippi, presidente e amministratore delegato di Msd Italia.

Colpisce circa 30mila soggetti in Italia, il 20% dei pazienti, che soffrono di Herpes Zoster o Fuoco di Sant’Antonio. Sono infatti circa 157mila le persone che ogni anno si ammalano di Fuoco di Sant’Antonio. Una patologia che mediamente dura 5-6 mesi con un grande impatto sulla qualità della vita compromettendo l’attività lavorativa e le normali attività quotidiane. Una recente indagine di Doxapharma, che ha coinvolto oltre 200 persone fra i 60 e i 70 anni colpite dall’Herpes Zoster rivela come il 43% dei pazienti ha avuto ripercussioni sul lavoro con 13 giorni persi di media, mentre il 55% non è stato autonomo nelle più semplici attività quotidiane.

Eppure il dolore da nevralgia post erpetica potrebbe essere evitato grazie a un vaccino in grado di prevenire, con una sola dose, l’insorgenza dell’Herpes Zoster e della neuropatia che ne consegue; ma 3 intervistati su 4 ne ignorano completamente l’esistenza. Un vaccino previsto in forma gratuita in tutta Italia per i 65enni del nuovo Piano nazionale prevenzione vaccinale.

Nardi (Cittadinanzattiva): “Dolore può e deve essere prevenuto”

“E’ fondamentale vedere tutelato e rispettato il diritto a non soffrire inutilmente. Bisogna evitare il dolore e le sofferenze non necessarie“. Lo ha dichiarato Sabrina Nardi, direttore coordinamento nazionale delle associazioni di malati cronici presso Cittadinanzattiva, a margine della conferenza stampa ‘Forte. Insopportabile. Evitabile. Il dolore neuropatico da Fuoco di Sant’Antonio: il vissuto dei pazienti”.

“Il dolore deve essere prevenuto quando possibile- ha continuato- trattato negli altri casi, perché riguarda le qualità della vita della persona e la qualità dell’assistenza e delle cure erogate. Indubbiamente esiste ancora, nonostante i passi avanti a livello normativo, una sorta di retaggio culturale riguardo al dolore, considerato come parte ineludibile della malattia, da sopportare. E invece può limitare fortemente le attività quotidiane della persona e la sua indipendenza, soprattutto nei casi in cui il dolore è considerato insopportabile. Non stupisce che gli intervistati dichiarino che hanno dovuto rinunciare al lavoro e chiedere il supporto di un caregiver, perché il dolore che hanno riferito è di un livello molto alto e importante. L’impatto è fortissimo- ha concluso- sia dal punto di vista economico che psicologico: vedere ridotta la propria autonomia non è mai un’esperienza piacevole, ancor di più quando si tratta di persone anziane”.

Giuffrida: “Bassa percezione rischio infezione Herpes Zoster”

“La nevralgia post erpetica è una complicanza frequente dell’infezione da Herpes Zoster, meglio conosciuta come Fuoco di Sant’Antonio”. Lo ha dichiarato Sandro Giuffrida, direttore Uoc di Igiene e Sanità provinciale di Reggio Calabria, a margine della conferenza stampa.

“Peraltro questo dolore- ha proseguito- ha la particolarità di essere molto resistente alle comuni terapie antalgiche: solo un paziente su due riferisce infatti una attenuazione del dolore a seguito dell’utilizzo di farmaci. Per questo motivo la prevenzione è determinante, ma su questa patologia c’è un gap comunicativo reale e rilevante: la percezione del rischio di ammalarsi di Zoster è elevata solo nelle persone che hanno conosciuto la malattia per averla contratta personalmente o averla sperimentata attraverso un familiare o un amico. Chi non ha la percezione del rischio non sa nemmeno che esiste un vaccino che può prevenire la malattia. Per questo motivo- ha concluso- è importante informare la popolazione circa il maggior rischio che si corre, oltre i 60 anni, o se affetti da patologie croniche, di contrarre l’Herpes Zoster e contemporaneamente far sapere che, grazie alla vaccinazione, è possibile ridurre di molto le probabilità di contrarre la malattia”.

 

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