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Giornata mondiale della prematurità: ogni anno 40mila neonati pretermine

Giornata mondiale della prematurità: ogni anno 40mila neonati pretermine

Giornata mondiale della prematurità: ogni anno 40mila neonati pretermine
| mercoledì 18 Novembre 2015

In Italia, ogni anno, nascono 40.000 neonati prematuri con un tasso di mortalità, nei prematuri inferiori a 1500 grammi, passata da oltre il 70% negli anni ’60 a meno del 15% negli anni 2000, con una diminuzione sensibile anche fra i neonati sotto il kilogrammo.

La Giornata Mondiale della Prematurità viene celebrata, con i partner dell’OMS e dell’UNICEF, per aumentare la consapevolezza in merito alle nascite premature, alle possibili conseguenze e alla loro prevenzione.
Il fenomeno delle nascite pretermine è ancora poco conosciuto, soprattutto in Italia, mentre, purtroppo, il numero di bambini che nascono prematuri cresce di anno in anno. I dati confermano che gli ottimi risultati delle tecnologie biomediche per le cure intensive neonatali italiane, negli ultimi dieci anni, hanno ottenuto ottimi traguardi, al pari degli Stati Uniti e dei paesi del Nord Europa, ma non corrispondono i conseguenti adeguamenti del sistema sanitario territoriale, dei servizi welfare e di una appropriata legislazione che tuteli la madre con congedi parentali specifici (2).
“La nascita di un bambino prematuro – spiegano Laura Odetto e Maria Chiara Ariotti, Infermiere pediatriche di Torino – è un evento così fortemente traumatico che interrompe bruscamente un complesso processo di maturazione fisica e psicologica del bambino e della madre e può implicare difficoltà nello sviluppo psico-affettivo e relazionale di tutta la famiglia. Offrire sicurezza è subordinata, nei fatti, all’approccio sul quale noi, Infermieri dei bambini, costruiamo la nostra relazione con il neonato che, a sua volta, è subordinata alla concezione che abbiamo dello stesso. Una concezione che deve essere esplorata in quanto complessa, in evoluzione e culturalmente definita”.
Nel lavoro di cura si trovano costantemente ad interagire pensiero e azione.
Capire quando e come avvicinarsi o sottrarsi al corpo dell’altro richiede sensibilità e capacità di accoglienza: strumenti fondamentali per i professionisti del care che operano nelle Terapie Intensive Neonatali.
Oggi gli infermieri che vi lavorano esaltano e valorizzano il loro tessuto di umanità, non come “un di più” rispetto alle competenze tecniche, bensì come parte costitutiva della loro professione.
L’attenzione alla comunicazione corporea, ai messaggi trasmessi più o meno consapevolmente, anche attraverso i gesti, può consentire agli operatori maggiore consapevolezza aprendo, così, uno spazio di riflessione circa il proprio modo di agire la cura.
Cura rivolta anche ai genitori che chiedono agli infermieri dei bambini di essere per loro strumenti che li sostengono affinché le relazioni non si sfilaccino nella malattia ma siano nella stessa rafforzati. Una richiesta che sottolinea la necessità di mettere in gioco quella competenza che, attraverso la comprensione, permette di affrontare le insicurezze, le paure e i timori che assalgono.
Per fare tutto questo sono necessarie specifiche competenze che, non solo devono essere acquisite durante il percorso formativo del professionista, ma devono essere in continuo aggiornamento anche e, soprattutto, attraverso il confronto con  tutti gli stakeholders coinvolti.
fonte: sito web FNC IPASVI link

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