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Noi, Infermieri a Berlino: il racconto di Clorinda Demaio

Noi, Infermieri a Berlino: il racconto di Clorinda Demaio

Noi, Infermieri a Berlino: il racconto di Clorinda Demaio
| martedì 29 Dicembre 2015

Berlino è una città in continua evoluzione, in piena fase realizzativa dopo l’unione della Berlino est con la Berlino Ovest. Capitale federale della Repubblica Federale di Germania e sede del suo governo, è uno dei più importanti centri politici, culturali, scientifici, fieristici e mediatici d’Europa, e dopo Londra, la seconda città più popolosa d’Europa.

La Porta di Brandeburgo è il monumento simbolo della città, così come il Parlamento e il Duomo, ma il vero vanto dei berlinesi sono gli oltre 170 musei che attraggono ogni anno milioni di visitatori. L’atmosfera che si vive nella Postdamer Plaz, così come negli immensi e meravigliosi giardini e nelle Unter den Linden e Friedrichstrasse, le vie dello shopping e delle grandi boutique, è frizzante ed entusiasmante.
In Germania, quasi 83 milioni di abitanti, il sistema sanitario è quello che viene definito modello Bismarck. Per capire di cosa si tratta dobbiamo fare un passo indietro nella storia, e precisamente al 18 gennaio del 1871, quando nasce l’impero tedesco, o Deutsches kaiser reich, il Secondo Reich, in seguito alle guerre austro-prussiane e franco-prussiane, terminate entrambe con la vittoria della Germania. Segue un periodo storico caratterizzato dalla paura delle monarchie dei vari stati, che la Rivoluzione francese si ripeti anche in Germania. Il nazionalismo tedesco si sposta rapidamente dal suo carattere liberale e democratico del 1848 alla realpolitik autoritaria di Otto von Bismarck. Il movimento socialista è messo al bando, ma viene creato uno stato sociale particolarmente avanzato basato sulle assicurazioni sociali obbligatorie, finanziato con i contributi delle imprese e dei lavoratori. Nel 1883 viene istituita l’assicurazione contro le malattie, nel 1884 quella contro gli infortuni sul lavoro, nel 1889 vengono istituite le pensioni di invalidità e vecchiaia.

Questo sistema ha fatto scuola in tutto il mondo negli anni a seguire, ed è tutt’ora in uso in Germania. Alcuni degli ultimi dati OCSE, classificando la Germania per % di PIL destinato alla Sanità al 5° posto, davanti a Nazioni che utilizzano il modello Beveridge, finanziato completamente dalla fiscalità generale, come la Gran Bretagna e l’Italia.
L’85% della popolazione è iscritta a una delle 132 assicurazioni sociali “obbligatorie” (Krankenkassen). Si tratta di assicurazioni “non profit”, “casse mutue”, non definibili pubbliche, ma neppure private. Fino al 1996 l’iscrizione era collegata alla professione; dopo di allora c’è stata la liberalizzazione e quindi la possibilità di scelta tra le diverse assicurazioni in concorrenza tra loro per contributo ed eventuali offerti ai propri iscritti.
L’obbligo di iscrizione riguarda tutti i dipendenti (e i loro familiari a carico) con un reddito mensile lordo pari o inferiore a 4.462,60 euro.

Il finanziamento del sistema sanitario tedesco è principalmente basato sul gettito delle assicurazioni sociali obbligatorie (57%) e delle assicurazioni private (9%), questo è integrato da altre fonti.

Lo Stato centrale non è coinvolto nel sistema sanitario né come finanziatore, né come gestore, né come proprietario di aziende di produzione sanitarie (salvo eccezioni di dettaglio, come ad esempio gli ospedali militari). Esso però governa complessivamente il sistema, definendo le regole entro cui gli attori possono muoversi. Le mutue e le associazioni dei medici operano all’interno di regole amministrative modificabili solo dallo Stato centrale, così come sono regolate da leggi le relazioni tra i diversi attori del sistema.

Sebbene le politiche sanitarie generali per il paese siano decise dallo Stato Centrale, la gestione ed il finanziamento del sistema avvengono a livello regionale, dove operano tre istituzioni: il Land (attraverso il proprio ministero della sanità), le mutue, le associazioni dei medici convenzionati e degli ospedali.

Sono i singoli Länder che programmano e finanziano gli investimenti e le infrastrutture (ospedali, reparti, attrezzature, accessi alle convenzioni e formazione specialistica), accreditano i volumi di produzione, finanziano i sistemi di integrazione ospedale-territorio ed effettuano il controllo di legittimità: possono ad esempio controllare l’attività dei medici e orientarne i comportamenti prescrittivi verso i farmaci meno costosi ed effettuare una sorveglianza sulla qualità dell’assistenza ospedaliera.

Le casse mutue programmano, negoziano e acquistano le prestazioni per i propri assistiti. Il meccanismo di finanziamento del sistema tedesco è pertanto di tipo duale: il Land definisce e finanzia gli investimenti, le mutue negoziano e finanziano le spese sanitarie correnti, negoziando sia con gli ospedali che con i medici convenzionati. Per le funzioni ospedaliere, l’associazione regionale delle mutue sottoscrive un contratto con ogni ospedale, mentre per le funzioni ambulatoriali negozia un accordo globale con l’associazione regionale dei medici. Le mutue sono chiamate a tutelare gli interessi dei propri iscritti, cercando di influenzare i volumi ed i case mix dei produttori e a rispettare i tetti di spesa assicurativi, implicitamente determinati dal Governo attraverso l’aliquota massima di contributi pagabile dagli iscritti.

 

Per saperne di più sul ruolo degli infermieri nel sistema sanitario Tedesco, e sulle possibilità che gli infermieri italiani hanno di riuscire a trovare un impiego, abbiamo incontrato Clorinda Demaio.
Laureata presso l’università La Sapienza di Roma nell’anno accademico 2013, una passione per i reparti di area critica, il destino la indirizza verso la Germania. Nei suoi progetti aveva già considerato la possibilità di lavorare in uno dei Paesi del Nord Europa, ma le possibilità di sviluppo professionale offerte a suo marito nella città di Berlino, la portano a scegliere questa città.

 

1.Ci spieghi nel dettaglio quali adempimenti burocratici ha dovuto fare per poter lavorare come infermiera in Germania?

Clorinda. Ho avuto molte difficoltà all’inizio a capire che in Germania, come in tutti i paesi europei devi sottoporre il tuo titolo di studio al Ministero della Salute del paese ospitante, il quale, secondo accordi bilaterali tra il tuo paese di origine e il paese ospitante, ti abilita alla professione infermieristica anche nel paese ospitante. Senza questa abilitazione (che in Germania si chiama Anerkennung) non puoi assolutamente lavorare e nessuna azienda ti permette di farlo, a meno che non accetti di lavorare per una mansione inferiore. In Germania si chiama Krankenpflegerhelfer ed è come il nostro O.s.s. per intenderci, ma in Germania per diventare Krankenpflegerhelfer devi aver fatto un corso di 200 ore e non è formato come i nostri O.s.s. Per i dettagli di come ottenere l’Anerkennung, ho costruito questa pagina su Facebook “infermieri italiani a berlino”, sulla quale ci sono tutti i passaggi burocratici da dover seguire pedissequamente, ai quali non si può sfuggire. Anche solo un documento non presentato o presentato in altra forma fa perdere tempo, perché non verrà accettato e si dovrà comunque presentarlo nella forma richiesta.
 Per poter lavorare in Germania come infermiere laureato (Gesundheit-und krankenpfleger), o come “aiuto infermiere” (helfer) bisogna essere in possesso dell’abilitazione alla professione. Questo percorso si chiama Anerkennung.

http://www.anerkennung-in-deutschland.de/tools/berater/de/finder/profile/354

I documenti che occorrono per questo percorso sono:

  • Pergamena di laurea in originale;
  • Casellario giudiziario di non più di tre mesi;
  • Certificato di sana e robusta costituzione per lo svolgimento della professione;
  • Attestato di conformità rilasciato dal ministero della Salute;
  • Attestato di lingua tedesca livello B2
  • Documento d’identità, o copia autenticata
  • Curriculum vitae

Il tutto deve essere tradotto in lingua tedesca, con traduzione giurata.

A Berlino è possibile presentare la domanda di abilitazione infermieristica presso il “Landesamt fur Gesundheit und Soziales” o abbreviando LaGeSo” in Fehrbelliner Plaz 1 – 10707 Berlin. Di seguito il link della pagina web della LaGeSo, in cui trovare gli allegati da scaricare per completare la domanda.

http://www.berlin.de/lageso/gesundheit/nichtakademische-berufe/krakenpflege/erlaubnis.html

 

2. Hai dovuto fare dei concorsi?

Clorinda. Non ho dovuto fare alcun concorso per poter lavorare. Le aziende in Germania sono tutte private, pertanto ho dovuto rispondere semplicemente all’annuncio di lavoro. A seguito dell’Anerkennung puoi candidarti come Gesundheits- und Krankenpfleger (infermiere) e Examinierte Pfleger (infermiere) e se hai un master o anche solo esperienza lavorativa ti puoi candidare come Fachpfleger (infermiere specializzato). Io, per esempio, avevo le lettere di referenze che attestavano la mia esperienza in Terapia intensiva/Rianimazione ed ho potuto candidarmi direttamente come infermiere specializzato. Le specializzazioni sono tantissime in Germania, molte più dell’Italia, basta avere con sé lettere di referenze dettagliate che parlino della tua esperienza in un settore specifico.

 

3. Hai trovato lavoro da sola o attraverso delle agenzie?
Clorinda. Ho trovato lavoro da sola. Anche se la mia storia inizia con un’agenzia. Affidarsi alle agenzie è più semplice quando non conosci i passaggi burocratici. Poi nel caso della Germania le agenzie ti offrono un pacchetto completo di studio della lingua. Avevo iniziato con l’agenzia, ma il lavoro che mi proponevano non era nel campo di mio interesse; perciò ho deciso di lasciare l’agenzia per avventurarmi da sola nel mondo del lavoro. È un’azione coraggiosa quella di provarci da soli, è come un tuffo nel vuoto, ma poi raccogli così tante esperienze che ti permettono di migliorare quando e come vuoi la tua posizione lavorativa.

 

4. Come hai fatto con la lingua? Era previsto un corso prima di iniziare a lavorare?
Clorinda. Come dicevo partendo con l’agenzia è incluso il corso di lingua. Per lavorare in un paese straniero devi conoscere la lingua corrente. Dobbiamo comunicare con pazienti, medici e colleghi, e non tutti sanno l’inglese e tantomeno ci si deve aspettare che in Germania si parli l’inglese (in Italia gli infermieri parlano fluentemente inglese o i pazienti parlano inglese?). Quindi in Germania si parla tedesco e bisogna parlare tedesco. Tra i documenti richiesti per l’abilitazione, è richiesto il certificato di conoscenza della lingua tedesca di livello pari o superiore al B2. Il certificatore deve essere riconosciuto a livello internazionale, come per esempio il certificato TELC. 
Io ho frequentato un corso di 4 mesi intensivo, 6 ore al giorno per 5 giorni alla settimana, per arrivare alla certificazione B2. Il corso l’ho fatto in una scuola privata a Roma, ma se potessi tornare indietro lo farei direttamente in Germania. Qui i corsi sono economici e se ti iscrivi come disoccupato all’ufficio per l’impiego hai diritto al corso di integrazione gratuito.

 

ospedale berlino5. Ci racconti in quale ospedale lavori e in che reparto?

Clorinda. Lavoro per una agenzia che fornisce personale alle aziende ospedaliere, soprattutto in casi di emergenza di personale. Usualmente lavoro in terapia intensiva, in diversi ospedali. Questo tipo di lavoro mi permette di gestire meglio il mio tempo, e di scegliere i turni nei quali lavorare. Attualmente lavoro 80 ore al mese, e cerco di essere libera la domenica.

 

6. Ci spieghi come siete organizzati? Quanti pazienti per infermiere?corsi di formazione, ferie e livelli retributivi. Sono previsti avanzamenti di carriera?

Clorinda. In Terapia intensiva e in Anestesia ci sono diverse aree; ogni ospedale sceglie se accorpare o meno diverse aree. Sostanzialmente se i pazienti sono altamente critici si ha un rapporto 1:2 (un infermiere/due pazienti) altrimenti su arriva anche a 1:4 (un infermiere /4 pazienti) ma parliamo di bassa intensità di assistenza. Si lavora da soli, ma ovviamente ci si aiuta tra colleghi. Tu sei il responsabile in turno di quel paziente e ne pianifichi l’assistenza. Cosa diversa è nei reparti di medicina generale o chirurgia; lì solitamente si parla di un rapporto 2:12 o 1:10 dipende sempre dall’intensità di assistenza.
I corsi di formazione sono proposti dalla tua azienda a titolo gratuito e sono davvero tantissimi; in più ogni azienda ha seminari interni per aggiornamenti interni all’azienda su procedure e burocrazia.
Le ferie sono accordate al momento del contratto e maturano con gli anni di servizio. Si passa da un minimo di 24 giorni di ferie per arrivare ad un massimo di 30 giorni. Sono previsti gli scatti di anzianità, ma su questo ancora non ho maturato molta esperienza.
In base al tuo impegno e alla tua propensione puoi modificare la tua carriera. Questo è davvero possibile in Germania. Puoi raggiungere i tuoi obbiettivi e cambiarli, questo è del tutto normale qui.

 

8. Quali agevolazioni hai avuto per lavorare in Germania? Casa o altro..

Clorinda. Nessuna agevolazione purtroppo, ma devo dire che a Berlino gli affitti e la vita sono molto meno cari che in Italia. Io abitavo a Guidonia (Roma) e spendevo molto di più per mangiare e dormire.
 Lo stato tedesco però ti aiuta nei momenti di difficoltà, ti sostiene con aiuti economici nel caso tu non abbia la possibilità di farlo.

 

9. Quali principali differenze hai notato con l’Italia? La tua formazione è stata adeguata per poter lavorare in Germania?
Clorinda. La formazione italiana non ha pari. Ho dovuto studiare molto per lavorare in Germania, ma perché le procedure sono molte di più e si hanno molte più strumentazioni e materiali. Purtroppo in Italia si deve lavorare con quello che c’è! Qui invece si ha tutto ma a volte senti che manca un po’ quella inventiva tutta italiana, anche nell’approccio risolutivo ai casi. Chi studia e lavora in Italia può lavorare in qualsiasi parte del mondo, a patto che lavori sulla conoscenza linguistica, su questo la formazione italiana pecca. Dopo 14 anni di studio dell’inglese tra scuola media, superiori e università non ho ancora oggi la padronanza e fluenza in lingua inglese; paradossalmente sono molto più fluente in tedesco con il quale il rapporto è durato un solo anno.
 L’altra differenza riguarda il percorso di studi: in Italia si frequenta un corso di Laurea per diventare infermiere, in Germania non c’è bisogno. Qui si frequenta la Realschüle, ovvero la scuola superiore, e consegui il Diploma di infermiere. Puoi fare pratica in diversi ospedali durante il percorso o farlo dopo il diploma. Mi chiedo ancora come mai in tutta Europa ci si laurei in infermieristica e in Germania no. 
Un’altra differenza è la concezione del lavoro: noi viviamo per lavorare, i tedeschi lavorano per vivere. La differenza è abissale quando si inizia a lavorare, ma poi capisci che tendere ad un compromesso ti fa davvero vivere meglio.

 

10. Quali sono i tuoi progetti futuri professionali?

Clorinda. A breve inizierò un percorso universitario sull’economia sanitaria. È una branca che mi ha sempre affascinato, ma in Italia sarebbe stato molto difficile riuscire a ricoprire certe posizioni. Qui lo sbocco professionale è garantito.

 

Conclusioni

A conclusione di questa intervista possiamo certamente affermare che la Germania spende molto per la sanità, più di altri Paesi europei.

Per questa ragione sicuramente può rientrare nei Paesi che attualmente offrono ottime opportunità di lavoro per gli infermieri italiani. Come in altre interviste, appare evidente che anche in questa nazione, la nostra formazione è molto apprezzata, e questo non può che farci piacere, ma allo stesso tempo farci riflettere sul dato di fatto: formiamo ottimi professionisti con le nostre risorse, che probabilmente non torneranno mai più in Italia. Anche in questa storia, appare evidente che la scelta della partenza non sia scaturita solo dalla voglia di fare un’esperienza all’estero, ma da una esigenza reale, quella di trovare un lavoro.

Il nostro augurio è che quanto prima tutti i professionisti che fanno la scelta di partire, tornino ricchi di nuove conoscenze, da confrontare ed integrare a quelle italiane, in modo da contribuire alla crescita professionale infermieristica.
Ad Maiora

 

Autore articolo: Dr. Antonio Torella (a.torella@icloud.com)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 


 

Approfondimenti
Fonti: www.saluteinternazionale.info

 

Un video – tour di Berlino

 


 

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