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Anziani, ricoveri evitabili con la revisione delle terapie

Anziani, ricoveri evitabili con la revisione delle terapie

Anziani, ricoveri evitabili con la revisione delle terapie
| lunedì 5 Dicembre 2016
Al Congresso Nazionale della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) viene lanciato un allarme sui rischi per la salute degli anziani.
Risultano essere ben 3 milioni i ricoveri annui per reazioni avverse di pazienti anziani a terapie che non sono state riviste. Addirittura su un caso ogni due “l’aggiustamento” viene praticato dai pazienti stessi con rischi importanti per la propria salute.
Lo studio Reposi ha fornito i dati elaborati su oltre 6.000 individui. Le politerapie, spiegano gli esperti, sono alquanto frequenti negli anziani, circa 2 persone su 3 prendono anche più di 5 farmaci al giorno e 1 su 4 sembra assumerne almeno uno inappropriato. 
Frequentemente ogni specialista aggiunge la propria terapia senza verificare le possibili interazioni con i farmaci già prescritti precedentemente, mentre spesso si prescrivono anche farmaci non necessari.
Gli inibitori di pompa protonica (PPI) vengono assunti dagli over 65enni e nel 63% dei casi non sarebbero necessari, mentre risulta che a meno di un paziente su due viene prescritta una terapia contro la trombosi.
Le interazioni gravi tra farmaci interessano 1 over 65enne su 4, con un incremento della mortalità a tre mesi maggiore di 2 volte e mezzo.
La soluzione sarebbe una revisione delle terapie per personalizzarle il più possibile al paziente.
Nicola Ferrara, Presidente del SIGG, spiega “sicuramente questa personalizzazione non può essere demandata al singolo paziente, ma deve essere gestita dal medico che lo prende in carico. Dico “carico” e non “in cura” perchè è possibile che più specialisti prescrivano cure per un singolo individuo, ma è necessario che un singolo medico, quello di medicina generale o il geriatra, si faccia carico del paziente individuando le priorità e cercando una sintesi tra le diverse terapie”.
A destare preoccupazione è anche l’incremento del numero di persone che si modifica autonomamente le terapie.
Ferrara aggiunge “Si tratta del più ampio problema dell’automedicazione. Il soggetto, proprio perchè capisce che l’alto numero di farmaci lo porta a qualche rischio tende a ridurla da solo. Anche i farmaci da banco sembrano ‘non farmaci’, ma in realtà possono creare problemi quando interagiscono con quelli prescritti.”
Articolo a cura di Laura Berti 

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