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Detartrage dei denti almeno ogni 6 mesi per non rischiare gengiviti

Detartrage dei denti almeno ogni 6 mesi per non rischiare gengiviti

Detartrage dei denti almeno ogni 6 mesi per non rischiare gengiviti
| martedì 13 Dicembre 2016

Sarà per pigrizia o per paura. O semplicemente perché non ci si pensa o perchè si vuole fare economia. Qualunque sia il motivo, gli italiani fanno davvero poca attenzione ai denti. Specialmente alla loro igiene.

Un’indagine di Altroconsumo ha trovato che il 68% dei nostri connazionali spazzolano i denti meno di due minuti, il 28% li lava meno di due volte al giorno e il 12% cambia spazzolino solo una volta sformato.

Non solo. Un’altra indagine stima che ben il 60% degli italiani non si reca mai dal dentista e il 18% vi si reca una sola volta all’anno.

Il nemico numero uno che si tende, troppo spesso, a ignorare è il tartaro. «Si tratta di una placca batterica calcificata che si deposita intorno ai denti e che, se non rimossa, può causare infezioni», spiega Umberto Romeo, docente di Patologia Orale della Sapienza Università di Roma.

IL DETARTRAGE RIMUOVE IL TARTARO E VA ESEGUITO OGNI SEI MESI

Il metodo più efficace per eliminare il tartaro è il cosiddetto «detartrage». Ovvero l’ablazione del tartaro, una procedura che viene effettuata per rimuovere meccanicamente il tartaro tramite raschiamento o l’utilizzo di ultrasuoni che consentono di sgretolare i depositi di grandi dimensioni e facilitare il distacco di quelli ben adesi. «Questa pulizia – sottolinea Romeo – andrebbe fatta ogni sei mesi, quindi due volte all’anno». Tuttavia, ci sono pazienti che dovrebbero invece raddoppiare le sedute. «Sono quei soggetti che hanno una particolare predisposizione alla formazione del tartaro – precisa lo specialista

– in quanto hanno una saliva molto ricca di sali minerali. Per loro sono indicate 3/4 sedute all’anno, all’incirca una ogni 4/3 mesi».

IL TARTARO NON RIMOSSO PUO’ PROVOCARE GENGIVITE E PARODONTITE

Rimuovere il tartaro, è fondamentale per la salute dei propri denti. «Il tartaro sottogengivale è il più pericoloso perché dà fastidio ai tessuti gengivali, che possono infiammarsi», riferisce Romeo. Si tratta della cosiddetta gengivite, riconoscibile quando le gengive iniziano a sanguinare con lo spazzolamento dei denti. «Una gengivite non trattata e trascurata – avverte Romeo – può trasformarsi in parodontite, un’infiammazione dei tessuti paradontali che, se non curata, può danneggiare gravemente i tessuti che assicurano sostegno e stabilità ai denti, causandone la caduta».

Questo è un problema piuttosto diffuso in Italia, uno dei paesi con il più alto tasso di malati di parodontite in Europa. Secondo i dati della Società italiana di parodontologia e implantologia sono 20 milioni gli italiani affetti da paradontite e circa 3 milioni coloro che corrono il rischio di caduta dei denti. Tuttavia, 1 italiano su 3 ignora il problema. «Nel nostro paese siamo davvero indietro per quanto riguarda la prevenzione delle malattie che minano la nostra salute orale», dice Romeo.

IL TARTARO SI PUO’ PREVENIRE SPAZZOLANDO BENE I DENTI 

Il momento giusto per iniziare a sottoporsi abitualmente al detartrage è fin da piccoli. «In genere, dopo i 10-12 anni d’età – spiega lo specialista – quando cioè sono già spuntati i denti permanenti. Raramente si inizia a 6 anni d’età e in ogni caso su consiglio dell’odontoiatra».

Con la maggiore età dovrebbe poi diventare un appuntamento abituale da non trascurare. Ma oltre all’ablazione del tartaro, è fondamentale fare attenzione all’igiene orale quotidiana. La prima regola è spazzolare bene i denti. «Ci sono delle tecniche precise che spiegano come lavare i denti e che tipo di movimento meccanico fare», dice Romeo. Il più famoso è il metodo di «Bass modificato».

Questo metodo consiste nel posizionare lo spazzolino sui bordi gengivali con un angolo di 45 gradi; premere delicatamente le setole contro i denti e le gengive; muovere lo spazzolino con piccoli movimenti vibratori in avanti e indietro. In questo modo i residui di cibo e la placca dentale verranno rimossi accuratamente ma delicatamente. I denti vanno spazzolati sistematicamente: si inizia dalle superfici esterne, poi quelle interne e, da ultimo, le superfici masticatorie. Si incomincia sempre dai denti posteriori che sono più difficili da pulire. Per pulire le superfici interne dei denti frontali, bisogna tenere diritto lo spazzolino e posizionare le setole sui bordi gengivali. E muovere lo spazzolino nella direzione dalle gengive verso il dente.

CONSIGLIABILE USARE COLLUTORIO E FILO INTERDENTALE

«Per una pulizia ottimale non bisogna avere fretta: ci vogliono almeno dai 3 ai

5 minuti per spazzolare bene l’arcata superiore e quella inferiore separatamente», dice Romeo. «Per rendersi conto se si puliscono bene i denti ci sono attualmente in commercio dei rilevatori di placca batterica. Quest’ultima è un biofilm costituito da batteri che si depositano sulla superficie del dente e che con il tempo si calcifica, portando alla formazione del tartaro. I rilevatori di placca sono pasticche che si mettono in bocca e colorano la placca batterica dove si deposita».

Secondo l’esperto, per una buona igiene orale è consigliabile anche l’uso di collutori ad azione antisettica , e del filo interdentale. «Ma quest’ultimo – precisa Romeo – bisogna sapere come utilizzarlo. In caso contrario si possono danneggiare le gengive e sarebbe quindi meglio utilizzare uno scovolino interdentale, una specie di spazzolino che rimuove la placca batterica tra un dente e un altro». I denti andrebbero lavati dopo ogni volta che si mangia. «Il minimo sindacale è 2-3 volte al giorno», dice Romeo. «Solo se impossibilitati a lavarsi i denti – conclude – si possono usare chewing gum studiati appositamente per rinfrescare la bocca. Ma occhio a non abusarne e a non tenere lo stesso chewing gum in bocca per troppo tempo».

FONTE LA STAMPA

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