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Fecondazione eterologa, l’Emilia Romagna lancia la campagna per la donazione di gameti

Fecondazione eterologa, l’Emilia Romagna lancia la campagna per la donazione di gameti

Fecondazione eterologa, l’Emilia Romagna lancia la campagna per la donazione di gameti
| sabato 8 Ottobre 2016

Bologna, 5 ottobre 2016 – L’invito è semplice e chiaro: “Il tuo dono, la loro felicità. Aiuta un’altra coppia ad avere un figlio”. E’ lo slogan scelto per la campagna informativa e di sensibilizzazione, a cura del Servizio sanitario regionale dell’Emilia-Romagna, per la donazione di gameti, maschili (spermatozoi) e femminili (ovociti).
image (1)E’ questo, infatti, il prerequisito per consentire la fecondazione eterologa: a questa tecnica di procreazione medicalmente assistita (pma) si ricorre quando uno dei due genitori ha problemi di sterilità e, per arrivare a una gravidanza, è necessario usare un gamete – un ovulo o uno spermatozoo – di una terza persona. Il donatore, appunto.

“Il ricorso alla fecondazione eterologa è un diritto che stiamo cercando di rendere sempre più esigibile all’interno del nostro Sistema sanitario- sottolinea l’assessore regionale alle Politiche per la Salute, Sergio Venturi- . E’ in quest’ottica che promuoviamo la donazione dei gameti, cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica, anche attraverso questa campagna”.
La Regione Emilia-Romagna “si è mossa sin dall’inizio- ha ricordato l’assessore-, all’indomani della sentenza della Corte Costituzionale dell’aprile del 2014, con la delibera di Giunta del settembre di quello stesso anno: i costi per il trattamento dell’eterologa, come già avveniva per l’omologa, sono stati subito messi a carico del Servizio sanitario regionale, contrariamente a quanto è accaduto nella maggior parte delle altre Regioni. Il recente inserimento dell’eterologa nei Lea, dunque-ha concluso Venturi- rappresenta un passo avanti significativo”.

La fecondazione eterologa e la sentenza della Corte Costituzionale del 2014

Fino al 2004 in Italia era possibile accedere alla fecondazione eterologa nelle strutture sanitarie private, purché il donatore fosse anonimo e la donazione, di ovuli o spermatozoi, fosse gratuita. La legge 40/2004 ha vietato per lungo tempo il ricorso a questa tecnica, fino a quando la Corte Costituzionale (la sentenza è la 162 del 9/2014) ha dichiarato incostituzionale il divieto, riaprendo le porte all’utilizzo dell’eterologa anche in Italia. Di fatto, dopo dieci anni di sospensione, si è praticamente ripartiti da zero, con il problema del reperimento dei gameti e, in particolare, degli ovociti perché la donazione era stata proibita.

La Regione Emilia-Romagna, con la delibera 1487 del 2014, ha recepito il Documento della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome del 4/9/2014 in materia di fecondazione eterologa, determinando i criteri di accesso alle procedure di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo e i requisiti autorizzativi dei Centri che svolgono attività di pma in Emilia-Romagna. La delibera ha stabilito, in coerenza con gli indirizzi operativi sanciti dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, che i criteri di accesso a carico del Servizio sanitario regionale sono l’età della donna che si sottopone all’eterologa, e cioè fino al compimento del 43° anno, e il numero di cicli di trattamento, fino a 3. Si è anche stabilito che i donatori sono esentati dalla compartecipazione alla spesa per gli esami e le visite inerenti la valutazione di idoneità alla donazione, “in analogia con quanto previsto per la donazione di altre cellule, organi o tessuti”.

La donazione di gameti, come sancito dal Documento della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, in Italia è consentita ai soggetti di sesso maschile di età non inferiore ai 18 anni e non superiore ai 40 anni, e ai soggetti di sesso femminile di età non inferiore ai 20 anni e non superiore ai 35 anni.
Per quanto riguarda i donatori di gameti maschili, sono candidabili coloro che, “in modo spontaneo e altruistico” decidono di donare i propri gameti e non si stanno sottoponendo a loro volta un trattamento di fecondazione assistita; coloro che, invece, si stanno sottoponendo a loro volta a un trattamento di fecondazione assistita e, infine, individui che hanno congelato gameti in passato e non volendo utilizzarli decidono di donarli.
Per quanto riguarda la parte femminile, è necessaria una premessa: la donazione degli ovociti richiede una stimolazione ovarica a base di ormoni, con monitoraggio e recupero degli ovociti. Comporta quindi, a differenza della donazione di gameti maschili, un disagio maggiore e più accessi alla struttura sanitaria, elemento critico per le donne lavoratrici. In analogia con la parte maschile si possono candidare alla donazione donne che, “in modo spontaneo e altruistico” come ricorda il Documento, decidono di donare i propri gameti e non si stanno sottoponendo a loro volta a un trattamento di fecondazione assistita; donne che, a loro volta, si stanno sottoponendo a un trattamento di fecondazione assistita. Infine, donne che hanno congelato i propri ovociti in passato e, non volendo utilizzarli, decidono di donarli.

La campagna del Servizio sanitario regionale spiega chi può donare, come diventare donatore o donatrice, e ribadisce come la donazione dei gameti sia gratuita e anonima. Tutti gli accertamenti, le visite e gli esami a cui saranno sottoposti i donatori sono gratuiti. Se dipendente, chi dona avrà diritto a permessi retribuiti: si applicano per analogia le disposizioni sulla donazione del sangue e del midollo osseo.
Per informazioni, www.iltuodonolalorofelicita.it

 

 

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