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Parkinson, i benefici della stimolazione cerebrale profonda

Parkinson, i benefici della stimolazione cerebrale profonda

Parkinson, i benefici della stimolazione cerebrale profonda
| lunedì 28 Novembre 2016

Di rimedi risolutivi, al momento, non ve ne sono. La malattia di Parkinson, di cui oggi si celebra la giornata mondiale, colpisce all’incirca duecentocinquantamila italiani, la metà dei quali è ancora in una fascia d’età lavorativa.

L’età più frequente di insorgenza della seconda condizione neurodegenerativa più diffusa, dopo l’Alzheimer , è stimata tra i 59 e i 62 anni e non esistono forme di prevenzione primaria che riducano il rischio di insorgenza di una condizione con cui è possibile convivere, ma che continua a fare paura.

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NUOVE IPOTESI PER LA DIAGNOSI PRECOCE

Nell’ultimo anno si è molto discusso dei nuovi possibili biomarker per la diagnosi precoce della malattia di Parkinson. Ad agosto è stato pubblicato un lavoro su «Acta Neuropathologica Communications» in cui i ricercatori dell’University College di Londra hanno effettuato sul ratto un test della retina capace di identificare i segni di neurodegenerazione legati alla malattia di Parkinson, prima che questa si manifesti clinicamente. I risultati sono stati definiti incoraggianti dagli stessi autori, pur alle prese con l’esito di una ricerca preclinica.

Un altro test non invasivo proposto per la diagnosi precoce di malattia, pubblicato da ricercatori italiani su «Plos One», consiste nel dosare due forme di alfa sinucleina (monomerica e aggregata in oligomeri) nella saliva. Il rapporto è abitualmente in equilibrio, ma nei pazienti con malattia di Parkinson è stato riscontrato un aumento della forma aggregata. Altro spunto interessante: i livelli di proteina oscillavano a seconda della gravità dei sintomi motori osservati nei pazienti. La prudenza è d’obbligo, ma «se si riuscirà a individuare le variazioni di alfa-sinucleina direttamente nella saliva, probabilmente un giorno si eviterà il prelievo del liquor cefalorachidiano attraverso la puntura lombare», afferma Alfredo Berardelli, ordinario di neurologia all’Università Sapienza di Roma e prima firma della pubblicazione. Una procedura tutt’altro che agevole per il paziente, oltre che non esente da rischi.

I BENEFICI DELLA STIMOLAZIONE CEREBRALE PROFONDA

Da un punto di vista terapeutico, invece, «notevoli avanzamenti sono stati compiuti nel campo delle neurotecnologie correlate alla stimolazione cerebrale profonda – dichiara Alberto Priori, direttore della clinica di neurologia III degli ospedali San Paolo e San Carlo e docente di neurologia all’Università Statale di Milano. L’uso di elettrodi direzionali e di dispositivi che consentono di modellare il campo elettrico generato all’interno del cervello potranno essere utili nella gestione di casi complessi».

Si tratta comunque di una procedura che non è in grado «di arrestare il decorso della malattia – precisa Massimo Scerrati, direttore della clinica neurochirurgica dell’azienda ospedaliero-universitaria Ospedali Riuniti di Ancona -. Con il tempo l’effetto terapeutico pare attenuarsi, ma il progresso finora riscontrato rimane indubbio e significativo, al punto da considerarne l’applicazione anche nei confronti di altre malattie».

Sul versante della terapia farmacologica, ad aprile la «Food and Drug Administration» ha approvato l’uso di Pimavenserin per trattare i disturbi psicotici associati al Parkinson, senza influire negativamente sui sintomi motori della malattia. Serviranno comunque un paio d’anni, nel caso in cui anche l’Europa dovesse decidere di favorirne l’immissione sul mercato.

SOLUZIONI ANCHE DALLA DIETA

In assenza di nuovi farmaci in grado di marcare una significativa differenza nel decorso della malattia, c’è chi studia anche gli alimenti a caccia di potenziali composti terapeutici. È il caso di un gruppo di studio del Centro Parkinson di Milano, che ha da poco pubblicato sul «Journal of Neurological Sciences» una ricerca che ha confermato come la mucuna pruriens, una pianta leguminosa disponibile nei Paesi più poveri del Sud del Mondo, contenga levodopa, il principio attivo oggi più utilizzato per il controllo dei sintomi della malattia di Parkinson.

Il preparato, a basso costo, ha dimostrato «la stessa efficacia del farmaco – giura Gianni Pezzoli, direttore del Centro Parkinson degli Istituti Clinici di Perfezionamento -. La mucuna, saltata in padella, macinata e triturata, poi disciolta in acqua nelle dosi indicate, ha comportato una diminuzione dei tremori significativa».

VIDEOMAKER AL LAVORO PER PARLARE DI PARKINSON

In occasione della giornata mondiale, l’Accademia Limpe-Dismov e l’azienda farmaceutica AbbVie hanno lanciato il progetto «Parkinson Play». Ai giovani talenti di «Userfarm», la più grande community al mondo di film maker, è stato chiesto di realizzare uno spot di sensibilizzazione in grado di trasmettere il messaggio chiave della campagna: non occorre essere un supereroe per vivere con il Parkinson. L’obiettivo della campagna, come spiegato da Pietro Cortelli, ordinario di neurologia all’Università di Bologna e presidente dell’Accademia Limpe-Dismov, «è da un lato arrivare al cuore di tutti per far riflettere sulle difficoltà che la malattia impone alle persone con Parkinson, dall’altro trasmettere il messaggio che partecipare attivamente e consapevolmente alla cura della propria salute può fare la differenza nell’evoluzione della malattia».

I cinque video selezionati saranno diffusi in occasione della Giornata Nazionale Parkinson, durante la quale circa cento strutture sanitarie saranno a disposizione dei pazienti e dei caregiver. I medici specialisti daranno informazioni sulla diagnosi e terapia della malattia e sarà possibile partecipare ad eventi e incontri di informazione e confronto organizzati su tutto il territorio nazionale.

FONTE LA STAMPA

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