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Schizofrenia: l’importanza di un gene associato alla plasticità cerebrale

Schizofrenia: l’importanza di un gene associato alla plasticità cerebrale

Schizofrenia: l’importanza di un gene associato alla plasticità cerebrale
| sabato 13 Agosto 2016

La schizofrenia è una malattia psichiatrica multifattoriale in cui la componente genetica gioca un ruolo piuttosto importante come mostrano i dati di familiarità della malattia, che colpisce un individuo su 100, 24 milioni di persone nel mondo e 300 mila in Italia. I geni associati a questa malattia sono oltre cento, alcuni dei quali sono coinvolti nella sintesi e nel rilascio della dopamina, un neurotrasmettitore la cui inibizione ad opera di alcuni farmaci migliora i sintomi della malattia.

LO STUDIO 

Un nuovo studio, condotto da un team di scienziati dell’Istituto Italiano di Tecnologia IIT, degli Istituti Nazionali di Sanità NIH statunitensi e delle Università di Padova e di Cagliari e appena apparso sulla rivista Cell Reports, ha mostrato il ruolo chiave di un gene, chiamato Arc (Activity-Regulated Cytoskeletal-associated postsynaptic signaling complex), nell’insorgenza dei sintomi comportamentali e delle caratteristiche fisiologiche della patologia psicotica. Gli autori, coordinati da Francesco Papaleo dell’IIT- Istituto Italiano di Tecnologia, hanno osservato che nei topi la diminuzione dell’espressione di Arc causa le anomalie tipiche della malattia, come deficit cognitivi selettivi, disfunzioni sociali, perdita di alcune abilità senso-motorie e ipersensibilità a farmaci stimolanti come le anfetamine.

IL RUOLO DEL GENE ARC

I ricercatori hanno anche visto che Arc, gene coinvolto nella formazione e comunicazione delle sinapsi del cervello, la cosiddetta plasticità cerebrale, regola il sistema dopaminergico cerebrale. La soppressione del gene causa una riduzione dei livelli di dopamina nella corteccia prefrontale e un suo eccesso nel tessuto dello striato (formato da due nuclei profondi del cervello, il nucleo caudato e il putamen), uno squilibrio analogo a quello che si riscontra nel cervello dei pazienti con schizofrenia e che si pensa possa essere collegato ai disturbi comportamentali tipici della patologia.

IL RECUPERO DELLA FUNZIONALITÀ NEI TOPI

Trattamenti diretti alle aree cerebrali interessate dalle alterazioni hanno portato gli animali al recupero delle funzioni perdute: stimolatori di dopamina nella corteccia prefrontale hanno normalizzato le facoltà cognitive e inibitori di dopamina nel tessuto striatale hanno restituito le funzioni senso-motorie.

COS’È LA SCHIZOFRENIA

La schizofrenia ha una manifestazione clinica abbastanza eterogenea, i sintomi comprendono allucinazioni, deliri, discorsi e comportamenti sconnessi, ma anche deficit cognitivi. I sintomi variano da paziente a paziente, così come la risposta ai farmaci. Nel complesso, è questa una delle malattie a maggior impatto sulla vita del paziente e dei suoi familiari e, nel nostro paese, i costi diretti e indiretti sono stimati sui 3,2 miliardi di euro. Poter arrivare alla conoscenza dei meccanismi biologici della malattia permetterebbe di sviluppare test genetici per la diagnosi precoce e di terapie farmacologie personalizzate, la cui somministrazione in situ potrebbe essere affidata a nanoparticelle ingegnerizzate, con una conseguente riduzione del dosaggio e degli effetti collaterali.

FONTE LA STAMPA

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