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”Sindrome bambino scosso” in 20% casi provoca morte

”Sindrome bambino scosso” in 20% casi provoca morte

”Sindrome bambino scosso” in 20% casi provoca morte
| lunedì 21 Novembre 2016

“Sono circa 100.000 in Italia i bambini presi in carico dai nostri servizi sociali perche’ vittime di una forma di maltrattamento”. Lo fa sapere Federica Giannotta, responsabile Advocacy e Programmi della Fondazione Terre des Hommes Italia, in occasione della conferenza stampa di presentazione del nuovo dossier della Fondazione dal titolo ”Maltrattamento e abusi sui bambini: una questione di salute pubblica”.

L’indagine nazionale fotografa in particolare l’attivita’ diagnostica e di cura dei bambini vittime di maltrattamenti e abusi di cinque eccellenze ospedaliere italiane in Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana e Puglia. “Il dossier- prosegue Giannotta- racconta proprio quello che stanno toccando con mano ospedali in prima linea che sono equipaggiati e formati da tanto tempo con equipe multidisciplinari nella diagnostica e trattamento poi di bambini vittime di violenza. E queste cinque eccellenze ospedaliere ci raccontano che nell’ultimo quinquennio hanno avuto a che fare con circa 3.000 bambini, che sono stati curati e diagnosticati per forme di maltrattamento molto diverse tra loro”. Dall’indagine emerge che le tipologie di maltrattamento fisico e psicologico si sono moltiplicate nel tempo: si va dal ”neglect” (cioe’ da un trattamento sostanzialmente di trascuratezza nei confronti del bambino, che consiste nell’omettere di provvedere al suo sviluppo in diversi ambiti, tra cui quello della salute e del nutrimento) a forme di maltrattamento piu’ subdole come il ”chemical abuse” (cioe’ l”’abuso chimico”, una forma di maltrattamento che comprende tutte le ingestioni intenzionali di agenti potenzialmente velenosi), fino alla ”shaken baby syndrome” (cioe’ la ”sindrome del bambino scosso” a danno dei neonati, una forma di maltrattamento fisico in cui il bambino viene scosso violentemente imprimendo forze di accelerazione, decelerazione e rotazione al capo e ad altre strutture del corpo, provocando lesioni gravissime).

“La ”sindrome del bambino scosso”- ha sottolineato in particolare Giannotta-colpisce i bimbi da zero a due anni e normalmente viene fatta dai genitori che non sopportano e non riescono a gestire il pianto. Questo ha delle conseguenze sul piano neurologico e nel 20% dei casi provoca la morte. Per tale ragione non possiamo non considerare questi come fenomeni che attengono alla sfera sanitaria”. Le vittime, ancora una volta, sono in prevalenza femmine. Spiega ancora la responsabile Advocacy e Programmi della Fondazione Terre des Hommes Italia: “È cosi’, almeno dai dati emersi dall”analisi fatta nei cinque ospedali: guardando i loro numeri, effettivamente, le bimbe e le ragazze sono risultate in numero maggiore rispetto ai maschi. Il maltrattamento e’ in ogni caso trasversale a tutte le eta’, salvo il fatto che risulta un po” piu” concentrato nella fascia zero-cinque”. La violenza, sottolinea quindi Giannotta, non e’ problema solo sociale ma anche sanitario che si ripercuote sullo sviluppo del bambino. “I casi che ci raccontano questi ospedali- aggiunge- sono emblematici in questo senso, poiche” sul bambino che e’ vittima di maltrattamento ci sono ricadute chimiche, fisiche, fisiologiche e neurologiche. Banalmente la violenza assistita, che senz’altro ha un impatto emotivo e psicologico sul bambino, in realta’ ha conseguenze anche a livello cerebrale, con ricadute persino in termini di sostanze che vengono diffuse nel nostro corpo e che alterano lo sviluppo del bambino”.

Ed e’ proprio questo il ”taglio nuovo” che ”Terre des Hommes” vuole evidenziare con l’ultimo rapporto. “Serve fare un salto in avanti nella trattazione di questo argomento- spiega Giannotta- basta considerarlo solo come un problema sociale, perche’ ha ricadute dal punto di vita patologico sul minore che ne e” vittima. Deve essere trattato come una patologia”.

Infine, le quattro raccomandazioni che la Fondazione fa alle istituzioni:

1) Che ci sia un centro ospedaliero in tutte le regioni di riferimento;

2) che i grandi ospedali pediatrici abbiano delle facilities e delle equipe multidisciplinari al proprio interno;

3) che il maltrattamento sui bambini entri nel piano di prevenzione nazionale sanitaria

4) nella Facolta” di Medicina e Chirurgia entri nel piano di studi anche il maltrattamento”

conclude Giannotta. (Wel/Dire)

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