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Spesa farmaceutica, è boom di medicinali innovativi. Sifo: “Il prezzo sia stabilito secondo i vantaggi clinici”

Spesa farmaceutica, è boom di medicinali innovativi. Sifo: “Il prezzo sia stabilito secondo i vantaggi clinici”

Spesa farmaceutica, è boom di medicinali innovativi. Sifo: “Il prezzo sia stabilito secondo i vantaggi clinici”
| mercoledì 23 Novembre 2016

ROMA – In costante aumento e sempre più difficile da contenere: la spesa farmaceutica in Italia è una delle voci che più incidono sul fondo sanitario. Il consumo di farmaci cresce e grazie all’innovazione sono disponibili sempre più medicinali e dispositivi ad alto costo. Sifo, Società dei farmacisti ospedalieri e dei servizi territoriali delle aziende sanitarie, farà il punto su questo tema durante il suocongresso nazionale, quest’anno giunto alla XXXVII edizione, che si svolge a Milano dall’1 al 4 dicembre, con il titolo “Facciamo quadrato per la salute di tutti: Persona, Istituzioni, Professionisti, Tecnologie”. Nel 2015, i dati sulla spesa farmaceutica (fonte osservatorio Osmed di Aifa) segnalano un elemento di novità: il sorpasso della spesa farmaceutica diretta ospedaliera rispetto alla spesa cosiddetta convenzionata, ovvero quella che deriva dai farmaci erogati nelle farmacie di comunità. E’ la prima volta che succede: sul totale di oltre 18 miliardi, infatti, la ‘quota’ della spesa diretta ospedaliera si è attestata a 9 miliardi e 770 milioni di euro, mentre quella convenzionata è risultata di 8 miliardi e 470 milioni di euro. Se si guarda al 2014, la spesa convenzionata era stata di 8 miliardi e 598 milioni di euro contro gli 8 miliardi e 123 milioni di euro dell’ospedaliera (fonte Aifa). Cosa significa e da cosa dipende? Innanzitutto dal boom dei nuovi farmaci innovativi ad alto costo, in primis quelli per curare l’epatite C (di cui c’è stata una vera e propria esplosione nel 2015), che sono distribuiti solo in ospedale e hanno avuto come effetto un consistente incremento della spesa ospedaliera.

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Giovanna Scroccaro

A fronte di esigenze di cura sempre più mirate e di una spesa farmaceutica sempre in crescita, cosa si può fare? “L’incremento della spesa farmaceutica dipende dall’aumentato consumo, ma anche dai prezzi molto elevati degli ultimi farmaci, che arriva anche a decine di migliaia di euro per singolo trattamento- spiega Giovanna Scroccaro, dirigente del Servizio farmaceutico della Regione Veneto e past President SIFO-. L’aumento della spesa rischia di mettere a serio rischio la sostenibilità, l’equità e la universalità del nostro Sistema Sanitario; è pertanto necessaria e urgente una modifica legislativa dell’attuale meccanismo di definizione dei prezzi. Il prezzo attribuito ad un nuovo farmaco deve essere proporzionale ai vantaggi clinici che questo apporta rispetto alle terapie già disponibili e ai guadagni di salute; i farmaci che presentano risultati simili devono essere acquistati dal Servizio sanitario nazionale al medesimo prezzo. Queste richieste sono state avanzate da tempo dalla Conferenza delle Regioni e delle Provincie autonome”, conclude Scroccaro.

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Maria Grazia Cattaneo

“Le Regioni, con le aziende del Servizio sanitario nazionale, dal canto loro, devono promuovere l’acquisto dei prodotti farmaceutici attraverso procedure trasparenti, con capitolati, formulati da esperti, che tutelino i requisiti di qualità e la sostenibilità dei costi– spiega Maria Grazia Cattaneo, presidente del Congresso Sifo-. Sul versante clinico, è necessario attivarsi affinché le prescrizioni mediche siano sempre più appropriate, cioè effettuate all’interno delle indicazioni cliniche raccomandate dalle Linee Guida e all’interno delle indicazioni d’uso (dose, durata…) per le quali è dimostrata l’efficacia. E’ necessario, inoltre un migliore monitoraggio degli indicatori di prodotto, di risultato in termini di salute, di costo, possibile anche grazie all’adozione di sistemi informatici sempre più efficienti e completi”, conclude Cattaneo.

farmaciPer quanto riguarda i farmaci di nuova tecnologia, sono ormai due-tre anni che in Italia si registra aumento esponenziale: oltre agli oncologici (da ormai diverso tempo ai primi posti nelle voci della spesa farmaceutica), a quelliantivirali per curare l’epatite C (che nel 2015 sono costati un miliardo e 722 milioni di euro, ovvero il7,8% della spesa del Servizio sanitario nazionale) e a quelli per l’Hiv, ci sono anche altri farmaci innovativi e molto costosi per determinate patologie (sclerosi multipla, artrite reumatoide e diabete, patologia quest’ultima in fortissimo aumento). Si tratta di medicinali che vengono gestiti e utilizzati unicamente attraverso l’ospedale, quindi vanno a pesare sulla spesa diretta ospedaliera. La categoria di farmaci per cui nel 2015 si è registrato l’aumento maggiore di spesa è quella degli immunomodulatori, utilizzati anche nella cura di patologie reumatiche, morbo di Chron, psoriasi grave. La spesa, nel 2015, si è attestata a un miliardo e 803 milioni di euro, con una crescita del 13% rispetto all’anno precedente. In crescita anche gli anticoagulanti (+10%), i farmaci per il dolore (+10%) e i vaccini (+9%). L’entità di spesa maggiore, invece, anche nel 2015 è stata quella per i farmaci oncologici, costati nel 2015 due miliardi e 372 milioni di euro (+7% sul 2014).

medicine_farmaci_farmaciaUno sguardo ai dati della spesa farmaceutica suddivisi per regione (fonte Osmed) fa emergere una grande variabilità fra le Regioni e anche fra ospedale e ospedale. I dati della spesa farmaceutica (nazionali e regionali) saranno oggetto di studio durante il congresso, in cui sono in programma diversi momenti di confronto dedicati al tema, che vedranno i diversi attori del sistema discutere e condividere le migliori strategie per la sostenibilità del sistema salute. Considerando che la media dell’incidenza della spesa farmaceutica ospedaliera sul fondo sanitario regionale è del 4,91% (valore che attesta la messa in atto di misure di contenimento della spesa), ci sono 10 regioni che stanno sopra questo dato: la Toscana presenta l’incidenza più elevata con un valore del 6,34%. Seguono Sardegna con il 5,70%, Abruzzo con il 5,55%, Puglia con il 5,55%, Marche con il 5,30%, Calabria con il 5,21%, Emilia-Romagna con il 5,14%, Liguria con il 5,13%, Campania con il 5,03%. Al di sotto della media ci sono invece: Basilicata con il 4,90%, provincia autonoma di Bolzano con il 4,77%, Friuli Venezia Giulia con 4,76%, Piemonte con il 4,61%, Lombardia con il 4,57%, Lazio con il 4,53%, Veneto con il 4,34%, Valle d’Aosta il 4,31%, Sicilia il 4,29%, Molise il 4,19% e provincia autonoma di Trento il 3,36%.

Passando invece alla spesa farmaceutica territoriale, l’incidenza media per regione sul fondo sanitario è dell’11,61%. Nove regioni ‘sforano’ la media, con numeri più o meno alti: la Sardegna è in testa con il 15,06%. Seguono la Puglia (13,25%), Campania (12,99%), Lazio (12,73%), Calabria (12,70%), Abruzzo (12,62%), Sicilia (12,02%), Basilicata (11,92%), Marche (11,86%). Sotto la media ci sono invece il Friuli Venezia Giulia (11,38%), Molise (11,37%), Toscana (11,06%), Umbria (11,01%), Lombardia (10,84%), Liguria (10,81%), Piemonte (10,68%), Emilia-Romagna (10,22%), Veneto (10,03%), provincia autonoma di Trento (9,91%), Valle d’Aosta (9,82%) e provincia autonoma di Bolzano (8,90%). Dove i valori sono fortemente superiori al dato medio nazionale, è necessario migliorare i meccanismi di controllo sulle prescrizioni. DIRE

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