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Sprechi in sanità. Allarme del Tribunale per i diritti del malato

Sprechi in sanità. Allarme del Tribunale per i diritti del malato

Sprechi in sanità. Allarme del Tribunale per i diritti del malato
| mercoledì 16 Marzo 2016

“I due volti della sanità”. Si chiama così l’ultimo rapporto sugli sprechi in sanità presentato oggi a Roma dal Tribunale per i diritti del malato – Cittadinanzattiva.

Uno studio che se da una parte evidenzia le buone pratiche in Sanità, dall’altra lancia un vero e proprio allarme: macchinari per la diagnostica (Risonanze e Tac) che non vengono sfruttati a pieno o malfunzionanti (o addirittura inutilizzati), dispositivi non adatti alle esigenze del paziente, personale sanitario costretto a pesanti turni di lavoro, burocrazia che ostacola il percorso di cura dei pazienti.

 

Nel rapporto sono state prese in esame 104 condizioni di spreco individuate dagli stessi cittadini, tra il 2014 ed il 2015. In metà dei casi per eliminare lo spreco dovrebbe intervenire l’Ausl, in un caso su tre la regione, in un caso su dieci addirittura il Ministero.

Alcuni esempi? Ecco alcuni esempi di casi eclatanti di sprechi nella sanità italiana: all’ospedale di Acireale, nel reparto di radiologia, un apparecchio per la risonanza magnetica viene utilizzato solo cinque mattine ed esclusivamente per i pazienti ricoverati; le ambulanze del 118 di Grugliasco (To) hanno dispositivi per la teletrasmissione di elettrocardiogramma e parametri vitali che di fatto sono inadatti per le esigenze del 118 e spesso malfunzionanti; presso il Presidio ospedaliero Sirai (Asl Carbonia-Ca) sono stati acquistati otto ecografi ma i medici formati per il loro utilizzo sono soltanto tre. Il nuovo complesso operatorio del San Paolo di Napoli – prosegue l’indagine – costruito nel 2006 e dotato di circa 900 metri quadrati, quattro sala operatorie, una sala open space con quattro posti di rianimazione e post operatoria mai aperta, lavora solo cinque ore al giorno; nel presidio ospedaliero di Lanusei (provincia dell’Ogliastra) è stata costruita una sala emodinamica con tutta l’attrezzatura di ultima generazione; da oltre un anno è ferma perché gli interventi previsti sono minimi e non ci sono gli specialisti; a Tortona (Al) è stato chiuso il reparto di maternità, nonostante i locali fossero stati da poco rinnovati e tinteggiati; le attrezzature in dotazione, soprattutto una vasca per il parto in acqua e alcune incubatrici, sono rimaste inutilizzate.

I cittadini interpellati nel rapporto hanno creato una vera e propria lista di sprechi:

  • cattiva gestione del personale con casi di sovradimensionamento o sottodimensionamento (9% delle segnalazioni)
  • cattiva allocazione delle risorse economiche e mancato utilizzo dei beni e servizi (8% dei casi)
  • mancata programmazione (7% delle segnalazioni)
  • strutture non utilizzate o sottoutilizzate (6%)

Si tratta di sprechi che fanno male ai diritti, evidenzia il tribunale dei diritti del malato. Diritto al rispetto degli standard di qualità, diritto al rispetto del tempo, diritto alla sicurezza delle cure.

 

 

Cosa fare allora?

Tonino Aceti, coordinatore nazionale del TDM è chiaro: “Tutti possono e devono agire per ridurre sprechi e inefficienze, nessuno escluso. Per questo è indispensabile valorizzare competenze, sensibilità e dare attenzione alle segnalazioni di tutti e superare la logica che spetti sempre a qualcun altro agire o che tanto non cambia nulla. Le buone pratiche che oggi premiamo, lo dimostrano”.

Il Rapporto infine mette a punto una ricetta con ingredienti per la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale.

Ecco i primi 5 ingredienti di una ricetta ricca (34 azioni) per la sostenibilità:

1) Ammodernare e organizzare il Ssn a partire dalla centralità del malato, dei suoi bisogni e non di altri interessi, che nulla hanno a che vedere con il servizio di cura, assistenza e produzione di salute che al Ssn è affidato;

2) Attuare, e per tempo, le decisioni assunte con l’approvazione di atti nazionali-regionali-aziendali, rendendole effettive;

3) Adottare una strategia nuova per la misurazione e definizione di standard per il personale, per l’assistenza sanitaria territoriale, oltre che per il dimensionamento (per bacini di utenza) delle strumentazioni / apparecchiature /tecnologie sanitarie, funzionale agli investimenti e alla gestione.

4) Realizzare una banca dati delle dotazioni strumentali e dei beni eccedenti e pienamente funzionanti (quindi sicuri e di qualità) non utilizzati dalle strutture in cui sono ubicati, così da poter essere messi a disposizione delle altre strutture sanitarie;

5) Promuovere la trasparenza come strategia di fondo per operare le scelte, per la valutazione, per la promozione del merito, per il contrasto a fenomeni di illegalità e corruttivi. Per questo è necessario superare l’approccio burocratico nell’applicazione delle norme.

 

Fonte: Adnkronos

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