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Cefalea, così rilevante che è la terza causa di disabilità al mondo

Cefalea, così rilevante che è la terza causa di disabilità al mondo

Cefalea, così rilevante che è la terza causa di disabilità al mondo
| domenica 4 Giugno 2017

Il mal di testa o cefalea rappresenta uno dei problemi medici di più frequente riscontro nella popolazione generale e tende a colpire maggiormente le donne.

«È importante, in via preliminare, distinguere il gruppo delle cefalee primarie da quelle secondarie, ovvero quelle forme nell’ambito delle quali la ricorrenza, spontanea o provocata, delle crisi dolorose con le loro specifiche caratteristiche costituisce la malattia- chiarisce Francesco Pierelli, Presidente della Società Italiana per lo studio delle Cefalee (SISC) che aggiunge – Sono forme primarie dunque, l’emicrania, la cefalea di tipo tensivo o a grappolo, mentre sono forme secondarie quelle per le quali il sintomo cefalea è la conseguenza di altre patologie come possono esserle quelle intra o extracraniche di varia natura.

In questi casi, in pratica, il dolore alla testa consegue a un trauma cranico, un’emorragia cerebrale, all’ipertensione arteriosa e via dicendo. L’autorevole rivista scientifica «The Lancet» ha riportato i dati del Global Burden of Diseases Survey 2013 che, calcolando i giorni vissuti con disabilità nell’intero arco dell’esistenza dei pazienti, vedono le cefalee classificate come la terza causa di disabilità al mondo».

Emicrania: è riconoscibile una certa familiarità
Per quanto riguarda i motivi che possono essere alla base dello sviluppo dell’emicrania il professor Pierelli puntualizza: «La sindrome emicranica è caratterizzata da una predisposizione biologica, spesso su base familiare, verso lo sviluppo delle crisi. Sia fattori esogeni come l’esposizione prolungata al sole, il freddo intenso, le variazioni metereologiche sia endogeni come lo stress emotivo, le variazioni cicliche degli ormoni della sfera riproduttiva o il digiuno, però, possono essere responsabili dello scatenamento della singola crisi».

Secondo le stime disponibili il 12% della popolazione soffre di emicrania e il 3% di cefalea cronica ovvero segnala il disturbo per più di 15 giorni al mese. La forma episodica di emicrania può evolvere, nell’arco degli anni, verso la forma cronica soprattutto in presenza di un uso eccessivo di farmaci sintomatici, di eccesso ponderale, di patologie del sonno e di stati ansioso-depressivi.

Approccio terapeutico
Le persone che soffrono di mal di testa in maniera ricorrente non dovrebbero assolutamente sottovalutare l’importanza di sottoporsi a un consulto con un medico esperto in cefalee poiché solo una diagnosi corretta consente un approccio terapeutico adeguato, con riduzione dell’intensità e della frequenza delle crisi e quindi permette di prevenire lo sviluppo di una forma cronica.

Negli ultimi anni poi, sono stati fatti grandi progressi nella comprensione dei meccanismi patogenetici alla base dello sviluppo delle cefalee e in particolare dell’emicrania, per questo in presenza di una diagnosi precisa vi sono diverse opzioni terapeutiche che in molti casi, non solo curano, ma permettono anche di prevenire efficacemente gli attacchi dolorosi.

A tal proposito il professor Pierelli tiene a sottolineare: «Il controllo clinico è particolarmente indicato se la cefalea esordisce dopo i 40 anni, se ha un andamento progressivo, se si accompagna a segni e sintomi neurologici non reversibili, in particolare dunque se si notano disturbi nell’eloquio, scarsa vigilanza o problemi motori, per esempio. Nell’evenienza è importante escludere la presenza di una forma secondaria. Nonostante l’alto impatto clinico e sociale della cefalea il livello informativo generale rimane particolarmente carente: i pazienti più che cercare di risolvere il disturbo si limitano troppo spesso all’automedicazione e accettano con triste rassegnazione il progressivo peggioramento della qualità della vita».

Fonte La Stampa

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