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Cure a stranieri, Emilia Romagna stanzia 1,5mln per 2017

Cure a stranieri, Emilia Romagna stanzia 1,5mln per 2017

Cure a stranieri, Emilia Romagna stanzia 1,5mln per 2017
| mercoledì 12 Luglio 2017

(DIRE) Pazienti, per lo piu’ bambini, con malattie “importanti” e che nel paese dove vivono non possono essere curati. Questi pazienti, provenienti da paesi extra Ue, trovano assistenza in Emilia-Romagna, grazie ad un fondo che e’ stato rinnovato anche per il 2017: si tratta di 1,5 milioni a disposizione per curare tumori e altre gravi malattie.

“Sono interventi di cooperazione sanitaria a carattere umanitario, che ci rendono orgogliosi- e’ il commento dell’assessore regionale alla Sanita’, Sergio Venturi-. Mettiamo a disposizione le eccellenze, l’esperienza e la competenza del nostro servizio sanitario regionale per persone, perlopiu’ bambini, che nascono, vivono e crescono in realta’ complesse e difficili, dove nulla e’ scontato.

La salute e’ un diritto universale, e noi cerchiamo di fare la nostra parte”. É dal 2001 che l’Emilia-Romagna realizza questi programmi internazionali: nell’arco di 15 anni, come spiega una nota, sono stati curati 1.653 pazienti. In particolare lo scorso anno le persone straniere prese in carico da ospedali e strutture del servizio sanitario regionale sono state 105, in gran parte minori di 14 anni (74 casi). L’organizzazione del soggiorno dei minori assistiti e del loro familiare (o dell’accompagnatore), e il rientro nei paesi di origine e’ garantita da onlus attive sul territorio.

Gli interventi hanno riguardato prevalentemente patologie importanti in vari ambiti: nefrologia, patologie tumorali, cardiopatia, ematologia oncologica, ortopedia, chirurgia pediatrica, oculistica e otorinolaringoiatria. Questi i Paesi di provenienza dei pazienti: Albania (con 22 casi), Bosnia-Erzegovina (22 casi), Kosovo (13 casi), Zimbabwe (11 casi), Moldavia (6 casi), Serbia (4 casi), Eritrea (3 casi), Marocco (3 casi), Etiopia (2 casi), Senegal (2 casi), Ucraina (1 caso), Mozambico (1 caso), Somalia (1 caso). Quattordici pazienti erano del popolo Saharawi.

 

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