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Fertilità e sterilità, 7 ragazzi su 10 non fanno controlli

Fertilità e sterilità, 7 ragazzi su 10 non fanno controlli

Fertilità e sterilità, 7 ragazzi su 10 non fanno controlli
| giovedì 29 Giugno 2017

ROMA – Il tema della fertilità è social, familiare e sdoganato tra i giovani, ma il livello di conoscenza è superficiale e le fonti informative sono soprattutto il web e gli amici.

Sette ragazzi italiani su dieci (quasi il 73%), in particolare, non ha mai pensato di fare un controllo dal ginecologo o dall’andrologo per monitorare la propria salute riproduttiva. A quel 27% che invece ha pensato di sottoporsi ad un controllo medico fanno comunque da traino i ragazzi più grandi (maschi e femmine tra i 20 e i 26 anni), mentre i meno interessati risultano i maschi tra i 14 e i 20 anni per i quali la percentuale scende al 17%. A scattare la fotografia del grado di interesse che coltivano i giovani e i giovanissimi nei confronti delle proprie potenzialità procreative (sterilità, età riproduttiva e comportamenti rischiosi) è il Centro Studi della Società italiana di Fertilità e Sterilità (Sifes), che oggi ha presentato al Senato l’indagine ‘I giovani e la fertilità’ condotta tra novembre 2016 e marzo 2017 all’interno delle scuole e luoghi di aggregazione giovanile, coinvolgendo quasi 1500 tra ragazze e ragazzi di età compresa tra i 14 e i 26 anni.

fertilita-300x204-1“Conoscere la tematica- hanno sottolineato gli esperti della Sifes- non si traduce in comportamenti virtuosi: sono pochi i controlli e la formazione sulla salute riproduttiva. I maschi iniziano a interessarsi al tema, ma la percezione è che la fertilità sia ancora ‘roba da donne’“. Dall’indagine emerge ancora che i giovani, accanto ad una familiarità con le tematiche della fertilità, rivelano lacune di un’informazione spesso superficiale, in cui a farla da padrone nel trasferimento delle informazioni è soprattutto internet (34,7%), con ciò che comporta in termini di inesattezza e scarsa scientificità dei contenuti spesso disponibili, seguito immediatamente dalla rete di amici (29,4%). Seguono poi come fonti i genitori (20%) e i medici (15,8%). Se un’ampia maggioranza degli intervistati (circa l’87%) dimostra poi di conoscere la correlazione tra invecchiamento della donna e diminuzione della fertilità, molta più confusione c’è sull’età a partire dalla quale le donne diminuiscono drasticamente la loro capacità di ottenere una gravidanza: tanto che il 47% degli intervistati risponde ‘oltre i 50 anni’.

salute-web-300x196Tra i giovani i problemi d’infertilità sono percepiti come risolvibili a differenza di quelli relativi alla sterilità. Inoltre, le tecniche di Procreazione medicalmente assistita sono ampiamente conosciute: il 75% del campione intervistato dal Centro Studi della Società italiana di Fertilità e Sterilità dichiara di aver sentito parlare dell’argomento. Quanto alle abitudini e agli stili di vita, appare acquisito il dato sulle influenze esterne: il consumo abituale di droghe, alcol e fumo, ma pure inquinamento ambientale ed obesità, sono correttamente riconosciuti dalla maggioranza degli intervistati come possibili fattori che compromettono la fertilità sia maschile sia femminile, anche se “al fumo di sigaretta viene erroneamente attribuito un indice di rischio minore rispetto alle altre variabili in esame”. Le carenze più importanti si manifestano a livello di prevenzione e protezione della fertilità: non solo pochi controlli, ma anche scarsa formazione: solo il 47% dei maschi e il 52% delle femmine, emerge ancora dall’indagine, ha preso parte a momenti formativi dedicati alla salute riproduttiva.

La scuola risulta infine essere il luogo d’eccellenza per formare i ragazzi anche su temi importanti per la loro salute e il loro futuro: “Delle pur poche informazioni che i ragazzi hanno- hanno fatto sapere ancora gli esperti della Sifes- quasi l’80% risulta essere frutto di quanto ascoltato in aula. Seguono a grandissima distanza altri luoghi di aggregazione giovanile, quali associazioni di varia natura”. Dal quadro delineato dalla Società emerge dunque la necessità “di formare (non solo informare) e sensibilizzare maggiormente la fascia più giovanedella popolazione, stimolando una riflessione, innescando un passaparola positivo e virtuoso ed educando alla consapevolezza che questi temi interessano i maschi tanto quanto le femmine”.

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