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Giovani. Il 43% ha rapporti sessuali completi tra i 12 e i 24 anni

Giovani. Il 43% ha rapporti sessuali completi tra i 12 e i 24 anni

Giovani. Il 43% ha rapporti sessuali completi tra i 12 e i 24 anni
| giovedì 9 Febbraio 2017

couple-731890_960_720Si’ alla contraccezione, ma con qualche confusione. Il 43,5% dei giovani italiani tra i 12 e i 24 anni ha gia’ avuto rapporti sessuali completi. La quota sale al 79,2% tra i 22-24enni. L’eta’ media al primo rapporto sessuale e’ di 16,4 anni, 17,1 anni e’ l’eta’ media al primo rapporto completo. Il 92,9% di chi ha avuto rapporti sessuali completi dichiara di stare sempre attento per evitare gravidanze, ma una quota minore (il 74,5%) si protegge sempre per evitare infezioni e malattie a trasmissione sessuale.

La distinzione tra contraccezione e prevenzione non e’ sempre chiara tra i giovani.

Il 70,7% usa il profilattico come strumento di prevenzione, ma il 17,6% dichiara di ricorrere alla pillola anticoncezionale, collocandola erroneamente tra gli strumenti di prevenzione piuttosto che tra i mezzi di contraccezione. È quanto emerge da una ricerca realizzata dal Censis sulla sessualita’ dei millennial e dei giovanissimi con il supporto non condizionante di Sanofi Pasteur-MSD e distribuita da MSD Italia. Dall’indagine risulta che importante e’ il ruolo dei media nell’informazione, poi viene la scuola. Quasi la totalita’ dei giovani italiani di 12-24 anni (il 93,8%) ha sentito parlare di infezioni e malattie sessualmente trasmesse. Solo il 6,2% non ne ha mai sentito parlare, quota che sale al 18,7% tra i giovanissimi di 12-14 anni. È l’Aids la patologia che viene maggiormente citata (89,6%). Solo il 23,1% indica la sifilide, il 18,2% la candida, il 15,6% il Papillomavirus e percentuali tra il 15% e il 13% la gonorrea, le epatiti e l’herpes genitale. Il 31,1% conosce o ha sentito parlare di almeno 3 infezioni e malattie, il 31,4% di conoscerne da 4 a 6, il 37,5% piu’ di 6.

Tra le fonti di informazione sulle infezioni sessualmente trasmesse e’ preponderante il ruolo dei media (tv, riviste, internet), utilizzate dal 62,3%. Poi viene riconosciuto come significativo il contributo della scuola (53,8%), ma con differenze rilevanti tra le diverse aree geografiche del Paese: si passa da oltre il 60% al Nord al 46,1% al Centro e al 47,9% al Sud. Solo il 9,8% cita i professionisti della salute.

Intervistando il campione risulata che l’informazione sul Papillomavirus e’ ancora inadeguata.

Il 63,6% dei giovani italiani di 12-24 anni ha sentito parlare del Papillomavirus umano (Hpv). Tra le ragazze la quota sale all’83,5%, mentre tra i maschi si riduce drasticamente al 44,9%. Rispetto alle modalita’ di trasmissione dell’Hpv, la gran parte cita i rapporti sessuali completi (81,8%), ma una quota inferiore sa che l’Hpv si puo’ trasmettere anche attraverso rapporti sessuali non completi (58%). Per il 64,6% il preservativo e’ uno strumento sufficiente a prevenire la trasmissione del virus, ma solo il 17,9% e’ consapevole del fatto che non e’ possibile eliminare i rischi di contagio se si e’ sessualmente attivi. L’80,0% degli informati dell’esistenza dell’Hpv sa che si tratta di un virus responsabile di diversi tumori, soprattutto di quello al collo dell’utero; il 62,4% sa che si stratta di un virus che causa diverse patologie dell’apparato genitale, sia benigne che maligne ma che molto spesso rimane completamente asintomatico; il 37,1% sa invece che l’Hpv e’ responsabile di tumori che riguardano anche l’uomo, come quelli anogenitali. Infine, il 33,0% pensa che questo virus colpisca solo le donne e il 26,4% sa che si tratta di un virus responsabile dei condilomi genitali. Nonostante la scarsa informazione sull’Hpv, gli intervistati dicono si’ alla vaccinazione anche per i maschi.

Il 70,8% dei giovani di 12-24 anni che hanno sentito parlare di Hpv sa che esiste un vaccino contro il Papillomavirus, in particolare le ragazze (il 79,8% a fronte del 55% dei maschi). Sono i piu’ giovani a esserne piu’ frequentemente a conoscenza (l’84,4% tra i 12-14enni e l’85,1% tra i 15-17enni), probabilmente grazie alle campagne di vaccinazione del SSN. La maggior parte dei giovani ritiene che la vaccinazione protegga da malattie molto pericolose (72,3%). Il 73% pensa che vaccinare anche i maschi sia una strategia utile per ridurre il rischio di contagio (la pensa cosi’ il 75% dei ragazzi e il 70,9% delle ragazze). Solo una piccola quota indica di non fidarsi del vaccino per gli effetti collaterali che puo’ determinare (15,8%), perche’ credono erroneamente che la protezione duri poco (12,1%), perche’ non elimina la necessita’ di fare il pap test (12,1%).

“Le infezioni sessualmente trasmesse costituiscono un insieme di malattie molto diffuse che interessano milioni di individui, ogni anno, in tutto il mondo. Esse hanno un forte impatto sia a livello individuale che di sanita’ pubblica e, tra l’altro, favoriscono l’acquisizione e la trasmissione dell’Hiv” ha detto Ranieri Guerra, Direttore generale della Prevenzione sanitaria del ministero della Salute. “Il nuovo Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2017-2019 e il Decreto ministeriale sui nuovi Lea prevedono la vaccinazione Hpv nelle ragazze undicenni e l’introduzione della vaccinazione anti-Hpv nei maschi undicenni, segnando un notevole progresso rispetto allo scenario precedente”.

condom-1863436_960_720“L’insufficiente conoscenza di queste infezioni e di come prevenirle e’ tra i principali problemi”, ha detto Andrea Lenzi, Professore ordinario di Endocrinologia dell’Universita’ La Sapienza di Roma. “La maggior parte delle informazioni che i giovani hanno derivano infatti dagli amici, seguiti dai media e dai social network, lasciando spazio a molta spazzatura sul web. Parlando di Papillomavirus e di maschi, per esempio, spesso i ragazzi non sospettano minimamente di poter essere portatori di una infezione che puo’ anche causare un tumore”. “Il nostro Telefono Verde Aids e Infezioni sessualmente trasmesse riceve oltre 1.000 chiamate al mese, di queste solo il 10% proviene da parte di giovani (15-24 anni), che risultano avere poche informazioni corrette sulla prevenzione di queste patologie e pensano che siano un problema legato a determinate fasce di popolazione e non causate da comportamenti a rischio” ha dichiarato Walter Ricciardi, Presidente dell’ISS. “Cio’ richiama l’importanza di attivare canali di informazione pensati specificamente per i giovani, per proteggere la loro salute, la loro fertilita’, il loro futuro”.

“Gli adolescenti e i giovani millennial che abbiamo interpellato si muovono in un mondo inondato di immagini e contenuti sessuali sempre piu’ facilmente accessibili, in media a 17 anni iniziano ad avere rapporti sessuali e hanno colmato le tradizionali differenze tra ragazzi e ragazze. Eppure circa il 50% dichiara di avere dubbi in materia di sessualita’”, dice Ketty Vaccaro, Responsabile dell’area Welfare e Salute del Censis. “Se in larga misura dichiarano di proteggersi anche dalle infezioni sessualmente trasmesse, non sempre sono consapevoli dei rischi che corrono. Le ragazze hanno una maggior conoscenza del Papillomavirus e della possibilita’ di prevenzione basata sulla vaccinazione, ma tutti sono ampiamente favorevoli alla sua estensione ai maschi”. Questi sono i principali risultati della ricerca “Conoscenza e prevenzione del Papillomavirus e delle patologie sessualmente trasmesse tra i giovani in Italia”, realizzata dal Censis, che e’ stata presentata oggi a Roma da Ketty Vaccaro, Responsabile dell’area Welfare e salute del Censis, e discussa da Emilia Grazia De Biasi, Ranieri Guerra, Walter Ricciardi, Andrea Lenzi, Nicoletta Luppi e Annalisa Manduca. (Com/Cac/ Dire)

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