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In Italia 12.600 casi di carcinoma renale ogni anno

In Italia 12.600 casi di carcinoma renale ogni anno

In Italia 12.600 casi di carcinoma renale ogni anno
| martedì 4 Aprile 2017

Stimolare un dibattito fra tutti gli attori di sistema al fine di individuare le criticita’ e le modalita’ per garantire la miglior cura al paziente, in un’ottica di sostenibilita’. Questo l’obiettivo del Convegno “Il carcinoma renale dalla diagnosi precoce alla definizione del migliore approccio integrato: pazienti, clinici, istituzioni e accademici a confronto”, promosso dalla Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (Favo).

Il carcinoma renale e’ una neoplasia maligna che rappresenta il 2,4% di tutti i tumori prevalenti. In Italia ogni anno e’ diagnosticato a circa 12.600 persone. È un tumore di difficile diagnosi, che rimane spesso silente soprattutto nelle prime fasi della malattia. Ha una netta prevalenza nel sesso maschile (con un rapporto di 2 a 1) e colpisce soprattutto le persone di eta’ superiore a 60 anni.

“Favo svolge un’attivita’ vicariante nei confronti di tutte quelle neoplasie (pancreas, tumori rari, vescica, rene, ecc.) per le quali non esistono corrispondenti associazioni di malati in grado di rappresentarne i rispettivi bisogni e diritti: dall’informazione personalizzata, all’accesso ai piu’ moderni trattamenti terapeutici, dalla riabilitazione al ritorno al lavoro e ad una vita normale”, ha dichiarato Francesco De Lorenzo, Presidente della Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia – Favo. Negli ultimi anni i costanti progressi della ricerca farmaceutica hanno consentito di sviluppare nuove soluzioni mirate che saranno disponibili nel breve periodo anche per i pazienti italiani.

“Ci stiamo avvicinando sempre di piu’ ad una medicina di precisione, con trattamenti mirati a quei meccanismi che sono responsabili in particolare della crescita del tumore del rene. È assolutamente necessario che le autorita’ regolatorie vadano di pari passo con la scienza, perche’ troppo spesso anche quando le soluzioni sono davvero risolutive arrivano in ritardo rispetto agli altri Paesi europei ed e’ un problema per i nostri pazienti. Da ultimo, e’ essenziale pero’ che anche noi oncologi medici rispettiamo i criteri di appropriatezza prescrittiva per non disperdere le risorse in modo non appropriato, in momento difficile come quello attuale”, ha spiegato Camillo Porta, Dirigente Medico Dipartimento Oncoematologico, Irccs Policlinico San Matteo, Pavia.

“La ricerca oncologica dell’Istituto Superiore di Sanita’ si svolge principalmente nel Dipartimento di Oncologia e Medicina Molecolare e riguarda aspetti che si estendono dalla ricerca di base, ad esempio identificazione di alterazioni molecolari alla base dei processi neoplastici, alla ricerca clinica.

L’Iss inoltre partecipa alle reti per la ricerca traslazionale italiana, come coordinatore, ed europea nelle quali l’oncologia ha un importante rilievo ed alla rete degli Irccs oncologici italiani Alleanza Contro il Cancro”, ha detto Mauro Biffoni, Direttore del Dipartimento di Oncologia e Medicina Molecolare, Istituto Superiore di Sanita’.

“La sostenibilita’ per il Sistema Sanitario Nazionale passa attraverso il giusto riconoscimento del valore dell’innovazione, tenendo conto che questo valore deve essere declinato in termini di efficacia e sicurezza e in termini di accettabilita’ per i pazienti e di utilita’ per gli operatori. Per esempio in caso di tecnologie e farmaci che permettano un intervento piu’ rapido ed efficace, questo elemento dovrebbe rientrare tra quelli presi in considerazione in sede di dichiarazione delle condizioni di rimborsabilita’ e prezzo nella logica della Hta”, ha aggiunto Americo Cicchetti, Direttore Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari (Altems); Professore Ordinario di Organizzazione Aziendale, Universita’ Cattolica del Sacro Cuore, Roma, Presidente Societa’ Italiana di Health Technology Assessment (Sitha). (Comunicati/Dire)

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