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Procreazione medicalmente assistita: +5% coppie assistite

Procreazione medicalmente assistita: +5% coppie assistite

Procreazione medicalmente assistita: +5% coppie assistite
| giovedì 6 Luglio 2017
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Source: www.flickr.com/docorcomunica/

Considerando tutte le tecniche di Procreazione medicalmente assistita, omologa ed eterologa, sia di I livello (inseminazione) sia di II livello (fecondazione in vitro), dal 2014 al 2105 aumentano le coppie trattate (da 70.826 a 74.292, pari a +4,9%), i cicli effettuati (da 90.957 a 95.110, pari a + 4.6%) e i bambini nati vivi (da 12.720 a 12.836, pari a +0.9 %), pari al 2,6% dei nati nel 2015 (erano il 2,5% nel 2014).

Diminuiscono invece le coppie (da 45.985 a 45.689), i cicli iniziati (da 55.705 a 55.329) e i nati (da 8.848 a 7.695) da tecniche di II e III livello omologhe a fresco, cioe’ la procedura piu’ utilizzata dalle coppie.

È quanto emerge dalla relazione annuale del ministero della Salute sullo stato di attuazione della Legge 40/2004 in materia di Procreazione medicalmente assistita (Pma), relativamente all’attivita’ di centri Pma nell’anno 2015 e all’utilizzo dei finanziamenti (artt. 2 e 18) nell’anno 2016, trasmessa al Parlamento il 30 giugno 2017.

Diminuiscono le gravidanze gemellari e anche le trigemine, queste ultime in linea con le media europea nonostante una persistente variabilita’ fra i centri. Aumenta in totale la percentuale di esiti negativi sulle gravidanze monitorate, per la fecondazione in vitro sia da fresco che da scongelamento.

“Il quadro relativo all’applicazione della legge n. 40/2004 per l’anno 2015- spiega il ministero- offre poche variazioni rispetto alla situazione dell’anno precedente per quanto riguarda la fecondazione omologa. Per la prima volta sono presentati i dati sulla fecondazione eterologa”. Intanto si conferma la tendenza secondo cui il maggior numero dei trattamenti di fecondazione assistita viene effettuato nei centri pubblici e privati convenzionati, pur essendo questi centri in numero inferiore ai centri privati. I Centri privati sono infatti il doppio, numericamente, di quelli pubblici, ma vi si effettuano meno cicli di trattamento.

In particolare, il 31,1% dei centri di Procreazione medicalmente assistita e’ pubblico e vi si effettua il 38,6% dei cicli; il 6,6% e’ privato convenzionato e vi si effettua il 24,8% dei cicli; il 62,3% e’ privato e vi si effettua il 36,6% dei cicli. In totale il 63,4% dei cicli di trattamenti si effettua all’interno del Ssn (in centri pubblici + privati convenzionati). Per quello che riguarda le percentuali di successo, emerge ancora dalla relazione, una considerazione nel lungo periodo (cioe’ nel decennio 2005-2015) puo’ essere condotta solamente per la fecondazione omologa e mostra che sono sostanzialmente invariate negli anni: per le tecniche di inseminazione semplice si ha un valore del 10,5% nel 2015 (dal 2005 a ora la percentuale variata oscillando da un massimo del 10,9% a un minimo del 9,9%), mentre per quelle di II e III livello si ha un 18,2% per tecniche a fresco, (la percentuale era del 18,8 nel 2005, con un massimo del 20,9 nel 2010).

In riferimento alla fecondazione omologa, aumentano quasi del 20.0% gli embrioni crioconservati successivamente alla loro formazione, nonostante diminuiscano quelli formati e trasferiti. I cicli di trattamento con fecondazione eterologa sono 2.800, pari al 2,9%, con 601 bambini nati vivi, pari al 4,7% dei nati totali dall’applicazione della Pma, e allo 0.1% dei nati in Italia. La fecondazione eterologa e’ stata determinante per l’aumento dei nati vivi con Pma dal 2014 al 2015. Solo con quella omologa, infatti, i nati vivi sarebbero diminuiti, essendo per l’omologa 12.235, cioe’ -3,3% rispetto all’anno precedente.

Resta costante l’eta’ media delle donne riceventi nelle tecniche omologhe a fresco: 36.68 anni; (i dati piu’ recenti pubblicati dal registro europeo danno per il 2012 un’eta’ media di 34.7 anni). Si conferma l’aumento progressivo delle donne con piu’ di 40 anni che accedono a queste tecniche: sono il 33,7% nel 2015, erano 20,7% del 2005. Nella fecondazione eterologa l’eta’ della donna e’ maggiore se la donazione e’ di ovociti (41.5 anni) e minore se la donazione e’ di seme (35.3).

La maggiore eta’ di chi accede alla ‘eterologa femminile’ (rispetto all’omologa) sembra indicare che questa tecnica sia scelta soprattutto per infertilita’ fisiologica, dovuta appunto all’eta’ della donna, e non patologica. “Il primo anno di applicazione della fecondazione eterologa- spiega il ministero della Salute- mostra diverse procedure nell’applicazione della tecnica, specie in riferimento all’importazione di gameti dall’estero: se la maggior parte dei cicli di trattamento utilizza gameti importati, una quota significativa e’ effettuata con embrioni formati all’estero, generati con seme esportato dall’Italia e ovociti di centri esteri- conclude- e successivamente importati in Italia per il trasferimento in utero). (Cds/ Dire)

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