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Un orologio da polso per anticipare la diagnosi del Parkinson

Un orologio da polso per anticipare la diagnosi del Parkinson

Un orologio da polso per anticipare la diagnosi del Parkinson
| lunedì 10 Luglio 2017

Anticipare la diagnosi, sebbene al momento non esista una terapia risolutiva. L’ultimo passo della lotta alla malattia di Parkinson, che soltanto in Italia riguarda da vicino quasi trecentomila persone, passa da un orologio da polso. Il dispositivo, messo a punto da ricercatori dell’Università Campus Bio-Medico di Roma e dell’ateneo di Oxford, è in grado di discernere in pochi secondi se una persona è affetta dal Parkinson o da un tremore essenziale: malattia che non presenta un’evoluzione progressiva e che richiede altro trattamento.

I risultati relativi all’applicazione dello strumento, pubblicati sulla rivista «Brain», lasciano ben sperare. «L’accuratezza raggiunta sfiora il 92 per cento», è quanto dichiarato da Lazzaro Di Biase, neurologo del Campus Bio-Medico e primo autore della ricerca, nel corso del congresso internazionale su malattia di Parkinson e disturbi del movimento, appena conclusosi a Vancouver.

OPPORTUNITÀ PER RIDURRE L’ERRORE DIAGNOSTICO?
Il dato degli studi effettuati, in effetti, è superiore rispetto all’80 per cento raggiunto dalla diagnosi clinica: ritenuta finora la più oggettiva per i parkinsoniani. L’indice, come spiegato da Di Biase, risulta «indipendente dal contributo dell’operatore, rapido nell’impiego e con un costo basso»: l’accelerometro che lo fa funzionare non costa più di 15 euro. L’algoritmo brevettato dagli scienziati capitolini è risultato in grado di predire in modo automatico la diagnosi del paziente: partendo dall’analisi del tremore. Il sistema funziona anche con la tecnologia laser, registrando la velocità di movimento di un dito sul quale è stata applicata della carta riflettente. Da qui l’interessante potenziale, dal momento che allo stato attuale l’errore diagnostico è pari a circa il quaranta per cento nei casi di tremore essenziale e al venti per cento nel Parkinson. «Purché la valutazione sia fatta da uno specialista dei disturbi del movimento, altrimenti la discrepanza può anche aumentare», aggiunge Di Biase. Alla base c’è la difficoltà nel discernere le oscillazioni che si rilevano in un parkinsoniano da quelle riscontrabili nelle persone che soffrono di tremore essenziale. Entrambe, infatti, oscillano tra frequenze comprese tra cinque e dieci Hertz.

UN AIUTO PER DISTINGUERE LE DIVERSE FORME DI TREMORE
Dopo mesi di ricerche con una percentuale d’errore entro l’8 per cento, i ricercatori hanno testato il dispositivo diagnostico su altri sei pazienti: selezionati da alcuni massimi esperti mondiali di tremore. Tra questi John-Stuart Brittain, Syed Ahmar Shah e David Pedrosa (dipartimento di neuroscienze cliniche di Oxford), Chiung Chu Chen (Univrsità di Taipei) e Juan Francisco Martin-Rodriguez (servizio di neurologia e neurofisiologica clinica dell’Università di Siviglia). Le analisi effettuate con l’orologio hanno dimostrato un’elevata accuratezza. Più che nella diagnosi univoca di Parkinson, dunque, il dispositivo s’è rivelato in grado di distinguere con grande accuratezza le diverse forme di tremore. A ciò occorre aggiungere che, una volta scoperta pure la malattia, comunque al momento non esiste una terapia risolutiva.

Tra le ultime sperimentazioni cliniche, ha dato buoni riscontri la stimolazione cerebrale profonda: ma sempre per attenuare i sintomi, non per arrestare il processo neurodegenerativo. Mentre a livello diagnostico, la ricerca di marcatori in grado di segnalare in anticipo la presenza della malattia viaggia spedita. Nessuna evidenza risulta però già traslata alla pratica clinica.

IL PARKINSON IN ITALIA
In Italia, i malati di Parkinson sono circa trecentomila. Un paziente su quattro ha meno di cinquant’anni e, nella popolazione generale, circa un ultraottantenne ogni 50 ne è affetto. Il tremore essenziale, invece, è il più frequente disordine del movimento: con una prevalenza del sei per cento in soggetti con età superiore a 60 anni. Il sistema si candida all’utilizzo negli ambulatori dei medici di famiglia o anche per l’uso domestico dei pazienti.

Fonte La Stampa

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