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La salute dell’udito è importante, ma moltissimi italiani la trascurano

La salute dell’udito è importante, ma moltissimi italiani la trascurano

La salute dell’udito è importante, ma moltissimi italiani la trascurano
| lunedì 5 Marzo 2018

Può rendere difficile o impossibile attività quotidiane semplicissime, come mangiare o vestirsi. Può anche isolare dal resto del mondo, oltre che moltiplicare il rischio di ammalarsi di demenza. La salute dell’udito è molto più importante di quanto si immagini. Eppure, moltissimi italiani tendono a trascurarla. Per promuoverne l’importanza oggi si celebra la Giornata mondiale dell’udito. Il tema scelto quest’anno è “Ascolta il futuro”. Si tratta di un’iniziativa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per sensibilizzare alla prevenzione della sordità e ai problemi di udito, promuovendo la salute dell’orecchio. Secondo l’OMS ci sarebbe un’impressionante trend di crescita dei disturbi dell’udito che si può contrastare con semplici accorgimenti, come ad esempio l’utilizzo di protezioni acustiche in luoghi rumorosi, il controllo periodico dell’udito e l’uso limitato di farmaci ototossici.

 IN ITALIA SONO 7 MILIONI LE PERSONE CON UN PROBLEMA DI UDITO, MA SOLO 3 MILIONI USA PROTESI ACUSTICHE

Secondo uno studio internazionale che verrà presentato proprio oggi al Parlamento Europeo una perdita di udito non curata può far aumentare del 28% il rischio di non riuscire a svolgere le attività quotidiane più semplici. Inoltre, il mancato uso di protesi acustiche accresce la probabilità di demenza del 21 per cento e di depressione (43 per cento). “Lo studio ha coinvolto oltre 3mila 500 persone osservate per 25 anni: i dati raccolti non solo confermano la tesi dell’esistenza di un legame tra ipoacusia, depressione e deficit cognitivi, ma introducono anche un nuovo elemento”, riferisce Alessandro Martini, direttore del Dipartimento di Neuroscienze e Organi di Senso, professore Ordinario di Otorinolaringoiatria presso l’Azienda Ospedaliera Università di Padova. “Si evidenzia infatti come le persone con un disturbo dell’udito non curato abbiano un rischio maggiore di non riuscire più a svolgere le semplici attività quotidiane, come mangiare, vestirsi e farsi la doccia”, aggiunge. Nonostante i rischi legati al mancato trattamento dei problemi di udito, sono troppo poche le persone che utilizzano soluzioni acustiche. In Italia, ad esempio, su 7 milioni di persone con un calo uditivo, ben 5 milioni non utilizzano un apparecchio acustico, esponendosi così al rischio di perdita di autonomia e indipendenza.

PROBLEMI ALL’UDITO POSSONO TRIPLICARE IL RISCHIO DI SVILUPPARE DEMENZA

“Rispetto ai normoudenti, chi ha un difetto di udito e non corre ai ripari ha da 2 a 5 volte un rischio più alto di sviluppare deficit cognitivi, peggiora la qualità della vita e vede lievitare i costi per la società. Sentire bene, anche a un’età avanzata, mantiene giovane il cervello”, riferisce Stefano Di Girolamo, Ordinario di Audiologia, Responsabile UOSD di Audiologia del Policlinico Tor Vergata e presidente del corso di laurea. “Una pronta correzione dell’ipoacusia – aggiunge – risulta determinante nella riduzione dell’incidenza delle patologie secondarie e rappresenta una vera sfida alla quale sia i medici audiologi sia gli audioprotesisti devono confrontarsi quotidianamente durante le due fasi del percorso riabilitativo: la prima legata alla diagnosi e la seconda caratterizzata dall’adattamento protesico”. Secondo l’esperto, il deficit uditivo può ridurre, anche di oltre il 30 per cento, l’efficienza di altre abilità cognitive aumentando il rischio di una precoce compromissione di funzioni come l’attenzione, la memoria e le capacità strategico-esecutive. Un calo dell’udito è associato a un aumento di oltre 3 volte la probabilità di sviluppare una forma di demenza, mentre in 3 pazienti con un deficit cognitivo su 4 si registra anche un disturbo dell’udito. “Prevenire il decadimento cognitivo con la cura dell’udito è quindi una necessità se si vogliono ridurre i costi della sanità e del welfare”, sottolinea Di Girolamo.

IN ITALIA LE PROTESI ACUSTICHE SONO MENO DIFFUSE DI QUANTO INVECE CE NE SAREBBE BISOGNO

In Europa oggi vivono 8 milioni di ipoacusici. Sono persone che non hanno perso l’udito ma iniziano ad avere difficoltà ad afferrare i suoni e smarriscono così piano piano il contatto con gli altri. Il loro numero è in continua crescita, visto l’alto indice di longevità, ma non tutti fanno ricorso alle protesi acustiche. Pregiudizi, pigrizia e motivazioni sociali ed economiche, fanno sì che specie nel nostro Paese sia ancora scarsa la sensibilità verso le ipoacusie. La sensibilità alle protesi in Italia è decisamente inferiore. “Nel 2016 – commenta Gianni Gruppioni, presidente dell’Anap, Associazione nazionale audioprotesisti – in Italia sono stati 400 mila gli apparecchi applicati, a fronte dei 285 in Olanda dove vivono solo 16 milioni di abitanti. La prima protesizzazione negli adulti oggi avviene a 75anni contro una media europea pari a 60,5. A dimostrazione della grande sottovalutazione della sordità e mancanza di adeguata prevenzione. Secondo l’OMS si tratta di una bomba destinata a scoppiare e anche per i geriatri preoccupati dal rischio disabilità intellettiva, demenza senile e cadute”.

3 ITALIANI SU 4 ASCOLTANO L’AUDIO DEI DISPOSITIVI MOBILI A VOLUME TROPPO ALTO

Secondo il rapporto State of Hearing, promosso da Cochlear, 3 italiani su 4 dichiarano di ascoltare i propri dispositivi mobili oltre il livello degli avvisi di volume. Un numero allarmante di giovani italiani si espone a livelli pericolosi di rumore, rischiando una perdita uditiva permanente. Il 95 per cento dei giovani tra i 18 e i 24 anni sostiene di ignorare gli avvisi di volume dei dispositivi mobili pur di ascoltare l’audio a un’intensità superiore ai livelli di guardia. Uno dei motivi potrebbe consistere nella convinzione di essere troppo giovani per avere problemi di udito. Infatti, il 28% degli intervistati crede che la perdita uditiva faccia parte del processo naturale di invecchiamento. “I problemi di udito non fanno distinzione di persone e possono diventare gravi indipendentemente dall’età e dallo stile di vita”, spiega Domenico Pinto, presidente dell’associazione pazienti “Affrontiamo la sordità insieme”. “I giovani dovrebbero essere consapevoli che, una volta perduto, l’udito non ritornerà mai più. Per evitare queste difficoltà – aggiunge – è meglio conoscere le cause del problema, a prendere misure preventive per prendersi cura del proprio udito durante tutta la vita, in modo da poter godere delle attività preferite in età più avanzata”.

FONTE LA STAMPA

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