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‘Shaken baby syndrome’ una delle prime cause di morte nei bambini piccoli

‘Shaken baby syndrome’ una delle prime cause di morte nei bambini piccoli

‘Shaken baby syndrome’ una delle prime cause di morte nei bambini piccoli
| venerdì 15 Giugno 2018

La Shaken Baby Syndrome (sindrome del bambino scosso) è caratterizzata da un trauma cranico non accidentale, implicando per la genesi di questa patologia non solo l’attività dello ‘shaken’ (scuotimento) ma anche quella di ‘scontro’ su una superficie dura. È una delle prime cause di morte nei bambini molto piccoli, in genere al di sotto dell’anno, ed è determinata da uno scuotimento violento del piccolo da parte di uno dei due genitori. Il Cdc di Atlanta parla di un caso ogni milione di bambini sotto l’anno di vita, ma è certamente una condizione molto più frequente. A spiegarla oggi ai pediatri e ai medici riuniti al 74esimo congresso di pediatria della Società italiana di pediatria (Sip) a Roma è Elena Coppo, del reparto di Pediatria d’Urgenza dell’Ospedale Regina Margherita di Torino, nell’ambito del corso sugli abusi e i maltrattamenti.

Oltre il 50% della mortalità dei bambini sotto i 5 anni con trauma cranico severo dipende proprio da questa sindrome

“Oltre il 50% della mortalità dei bambini sotto i 5 anni con trauma cranico severo dipende proprio da questa sindrome- conferma la pediatra- ed è una situazione sottostimata che presenta una serie di difficoltà sia di diagnosi che di identificazione. La difficoltà sta nel riuscire a reperire tutte quelle caratteristiche cliniche che permettono di fare una diagnosi precisa. Essendo una situazione di maltrattamento- sottolinea Coppo- la diagnosi è molto importante, perché mette in tutela il bambino e permette di aiutare la coppia di genitori che si è fatta artefice di suddetta situazione”.

Nella maggior parte dei casi l’evento critico è il pianto inconsolabile

Nella maggior parte dei casi l’evento critico è il pianto inconsolabile, “che noi sappiamo essere fisiologico nel lattante nei primi mesi di vita. Può essere un pianto che magari dura per 5 o 6 ore consecutive- ricorda Coppo- e può portare alcuni genitori più stressati di altri a tentare di farlo cessare con lo scuotimento. In alcuni casi si tratta di una situazione che ha a che fare con l’accidentalità, ma non dobbiamo dimenticare che la forza con cui viene effettuata questa manovra di scuotimento deve essere tale da produrre dei danni cerebrali”. L’indicazione per i genitori è “non scuotere mai il loro bambino, ma utilizzare delle tecniche di rilassamento. Quando il bambino continua a piangere e se sentiamo di non farcela più- consiglia Coppo- facciamoci dare il cambio. Non restiamo soli con questi bambini inconsolaboli, cerchiamo di prenderci il nostro tempo”.

Il pediatra deve chiarire ai genitori che quel pianto è fisiologico

“I bambini piangono anche senza essere malati e senza aver bisogno necessariamente di un pediatra. Loro hanno bisogno di un clima sereno. Il medico deve spiegare che si tratta di fisiologia e non di patologia- aggiunge l’esperta- e deve far comprendere al genitore come imparare a gestire quel pianto senza creare traumi nè per lui, né per il bambino”. Lavori internazionali hanno dimostrato che programmi di prevenzione e informazione, sulle modalità con cui possono essere scatenati i traumi cerebrali inconsapevoli, “hanno come effetto una riduzione di incidenza della sindrome nella popolazione. Nell’autunno del 2017- conclude Coppo- è stata lanciata la prima campagna nazionale d’informazione e formazione sulla Shaken baby syndrome con l’apertura di un sito web (nonscuoterlo.it), la collaborazione di Terre des hommes e una serie di centri di eccellenza italiani per informare la popolazione generale, in particolare i nuovi genitori, sulla possibilità di causare danni anche involontariamente sul proprio bambino”.

Fondamentale la prevenzione e una visione dinamica della pediatria di oggi

Anche in questo caso risulta fondamentale “la prevenzione e una visione dinamica della pediatria di oggi. Una visione inserita in un contesto sociale”, aggiunge Pietro Ferrara, referente della Sip in tema di abusi e maltrattamenti. “Nella maggior parte dei casi se lo scuotimento non è molto forte c’è un recupero, in altre situazioni non c’è e i bambini arrivano nei dipartimenti di emergenza con convulsioni, coma, sonnolenza, ecc.. Arrivare alla diagnosi significa fare molti accertamenti e con la prevenzione si abbatte il numero di bambini morti in seguito a questa problematica”. Se i maltrattamenti fisici “rappresentano il 10% delle varie forme di maltrattamento- conclude Ferrara- al di sotto del primo anno di vita la Shaken baby syndrome è una delle prime causa di morte”.

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