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In UE 160mila parti cesarei non necessari, 150 milioni costi in più

In UE 160mila parti cesarei non necessari, 150 milioni costi in più

In UE 160mila parti cesarei non necessari, 150 milioni costi in più
| venerdì 27 Gennaio 2017

Sono 160mila i parti cesarei non necessari che vengono effettuati ogni anno in Europa, con un costo extra di 156 milioni di euro. L’Italia detiene il primato europeo, in alcune regioni addirittura mondiale, dell’incidenza di tagli cesarei, e viceversa per il basso numero di parti naturali dopo cesareo, nonostante sia stata dimostrata la sua maggiore sicurezza.

Anche se solo 30 anni fa i tassi di incidenza in Italia erano al di sotto della media europea (11%), nel tempo determinanti sociali, culturali, nonche’ formativi delle categorie professionali interessate, hanno alimentato l’inarrestabile dilagare di questa pratica che si e’ attestata al 38%, anche se negli ultimi tempi la situazione sembra leggermente migliorata. È quanto emerso durante la presentazione dei risultati del progetto ”Optibirth” finanziato dall’Unione Europea, che ha coinvolto 15 ospedali in Germania, Irlanda e Italia, presentato oggi in Senato.

“È un problema culturale e anche clinico- ha spiegato Sandra Morano, responsabile italiana del progetto- che pero’ puo’ essere sicuramente risolto con una revisione di quella che e’ l’attuale cultura e di una formazione e informazione da parte delle donne, ma anche delle nuove generazioni di operatori, sul ritorno a una nascita che sia sicura e il piu’ possibile normale. Promuovere la normalita’ della nascita significa non avere paura e non diffondere una cultura negativa di questo evento bellissimo nella vita di una donna”. Circa 2000 donne che avevano avuto un precedente taglio cesareo sono state reclutate per il progetto ”Optibirth” partecipando negli ospedali-caso ad un programma innovativo di informazione e sostegno alle donne ad opera di ostetriche e ginecologi.

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