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Rapporto Ocse 2015: in Italia infermieri in calo

Rapporto Ocse 2015: in Italia infermieri in calo

Rapporto Ocse 2015: in Italia infermieri in calo
| venerdì 6 Novembre 2015

Male. Anzi peggio: secondo il rapporto Ocse 2015, nel 2014 l’Italia era al 24° posto per numero di infermieri (su 34 Paesi: stanno peggio Turchia, Spagna, Slovacchia, Portogallo, Polonia, Messico, Corea, Israele, Grecia e Cile), perdendo due posti in classifica (era 22°) rispetto all’anno precedente. I medici restano invece all’8° posto e più di noi ne hanno solo Austria, Germania, Grecia, Norvegia, Portogallo, Svezia e Svizzera. Di questi Paesi però Svizzera, Norvegia, Germania e Svezia, sono rispettivamente al primo, 2°, 6° e 11° posto come numero di infermieri.

Questo vuol dire che le performance a livello di personale sono tra le più basse dei Paesi Ocse e collocano l’Italia ben lontana dagli Stati con la maggiore tradizione assistenziale. Tra l’altro la Gran Bretagna, che raccoglie di continuo infermieri in Italia, è al 19° posto, eppure la sua politica è quella di incrementare quanto più può – anche, appunto, cercandoli all’estero – gli organici di questi professionisti.

Naturalmente il rapporto Ocse non entra nel merito della gestione dei singoli Paesi. Secondo il rapporto “gli indicatori di qualità dell’assistenza primaria e ospedaliera in Italia rimangono al di sopra della media Ocse in molte aree nonostante i livelli di spesa sanitaria inferiori ad altri paesi Ocse ad alto reddito. Tuttavia, l’Italia rimane arretrata rispetto ad altri paesi sull’assistenza agli anziani e la prevenzione delle malattie non trasmissibili”. Da segnalare per esempio il dato sull’obesità infantile che vede il nostro Paese tra quelli con le peggiori performance al 31° posto. E ancora si vive a lungo ma si invecchia male e l’assistenza agli anziani è di livello inferiore rispetto ad altri Paesi dell’area; la spesa farmaceutica si contrae ma l’uso dei generici è ancora modesto e un cittadino su dieci non ha la possibilità di curarsi i denti.

L’Italia infatti è quarta tra i Paesi membri dell’organizzazione per aspettativa di vita, con 82,8 anni. Ma “gli indicatori di salute all’età di 65 anni sono peggiori di quelli di altri Paesi Ocse” secondo il rapporto in cui si precisa che l’aspettativa di vita in buona salute per i sessantacinquenni italiani è in media di “7 anni senza disabilità per le donne e circa 8 per gli uomini”, sesta più bassa tra i membri Ocse. La causa è legata in gran parte al fatto che l’assistenza alla popolazione che sta invecchiando non è allo stesso livello di quella di altri Paesi e in particolare la qualità delle cure di lunga durata, e del monitoraggio dei pazienti, è meno buona ed estesa che altrove.

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