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118 Bologna. Intervista a Fabrizio Moggia, Presidente Aniarti

118 Bologna. Intervista a Fabrizio Moggia, Presidente Aniarti

118 Bologna. Intervista a Fabrizio Moggia, Presidente Aniarti
| mercoledì 20 Aprile 2016

Dopo la notizia della sospensione di 6 medici del 118 di Bologna, cresce l’attenzione della comunità professionale sulla vicenda.

Un Sistema che fino ad oggi ha rappresentato un modello di riferimento per l’Italia intera, viene oggi “decapitato” dei suoi vertici. La preoccupazione è anche vissuta dalla comunità infermieristica di area critica che vede minato l’esercizio di un ruolo e di competenze da sempre alla base della qualità del Sistema 118 bolognese. Per approfondire la questione abbiamo deciso di intervistare Fabrizio Moggia, Presidente Aniarti, Associazione Nazionale Infermieri di Area Critica.

L’Aniarti è un’Associazione di professionisti che, dal 1981, su tutto il territorio nazionale, promuove e valorizza la cultura, le competenze e l’operatività degli infermieri di area critica.

 

Presidente Moggia qual è il suo commento su ciò che sta accadendo a Bologna?

La situazione che si è venuta a creare dopo le decisioni prese dell’Ordine dei Medici di Bologna, ha determinato prima di tutto confusione nei cittadini che ormai da decenni vedono nel 118 di Bologna una risposta nei Loro bisogni di salute soprattutto in momenti di criticità dove una risposta rapida e competente permette molto spesso la soluzione all’evento scatenante. L’infermiere è parte integrante del Sistema di Soccorso Territoriale per le competenze che sono insite nella professione e per l’aggiornamento e mantenimento costante delle abilità che devono essere espresse in questo contesto.

 

Tutte le società le associazioni scientifiche di riferimento, tra cui anche l’Aniarti – da quando il caso è divenuto pubblico – hanno evidenziato la correttezza dei protocolli in essere nel 118. Dove risiede il problema?

I protocolli permettono la standardizzazione dei comportamenti e sono frutto dell’implementazione delle Linee Guida e Best Practice che la comunità scientifica esprime a cui attingere aggiornandoli costantemente. L’applicazione di specifici protocolli deve però tenere presente la variabilità che è sempre presente in quanto la Persona a cui è rivolto il protocollo è unica ed irripetibile e quindi nell’applicazione solo un professionista preparato come è anche l’infermiere, può essere in grado di applicarlo. Pertanto il problema non sussiste e le altre esperienze nazionali ed internazionali dove questo genere di protocolli sono già impiegati ne sono la netta dimostrazione.

 

Le stesse a Società tra l’altro portano avanti una campagna di sensibilizzazione rivolta ai cittadini per favorire la tempestività degli interventi in caso di emergenze. Da una parte viene detto ai cittadini che agire tempestivamente è essenziale, dall’altra si sta evidenziando che neanche gli infermieri possono intervenire.

Ritiene che la vicenda possa avere un riflesso sui cittadini?

Lo accennavo già nella prima domanda, tutto questa sopraesposizione può solo generare confusione nei cittadini, che si fidano del sistema di emergenza. Per esempio, gli ultimi studi sulla gestione dell’arresto cardiaco evidenziano che l’inizio tempestivo della rianimazione determina un aumento della sopravvivenza delle Persone se iniziato tempestivamente dagli astanti; queste possono essere persone laiche, non formate in campo sanitario ma guidate dagli operatori della Centrale Operativa 118. Pertanto attendere l’arrivo di equipe multi professionali sanitarie avanzate senza iniziare le manovre, vanificherebbe in gran parte tutta la competenza e tecnologia che si può esprimere all’arrivo dei soccorsi, nel migliorare la sopravvivenza. Non si riesce a comprendere, ne condividere, come si possa sostenere la limitazione alle pratiche salvavita da parte degli infermieri. La diffusione di persone “laiche” addestrate alla rianimazione anche con l’utilizzo dei defibrillatori semi automatici è un obiettivo di tutte le Società avanzate come quella italiana, per dare una risposta tempestiva, quindi l’assurdo che si vorrebbe sostenere è che l’infermiere con una laurea e specificatamente formato con competenze avanzate non possa garantire un assistenza di qualità.

 

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16 Aprile 2016. Incontro fra le maggiori Società Scientifiche che si occupano di Emergenza ed Urgenza, come la SIAARTI, SIMEU, IRC ed AMIETIP oltre al Collegio degli Infermieri di Bologna

 

Qual’è il messaggio che si sente di dare ai cittadini?

Nella giornata di sabato, 16 aprile scorso, l’Aniarti ha organizzato un incontro fra le maggiori Società Scientifiche che si occupano di Emergenza ed Urgenza, come la SIAARTI, SIMEU, IRC ed AMIETIP oltre al Collegio degli Infermieri di Bologna, dove si è evidenziato che gli obiettivi comuni di risposta ai bisogni dei Cittadini passa per un lavoro d’equipe che costantemente viene esercitato a bordo dei mezzi di soccorso, dei pronto soccorso, delle rianimazioni e di tutte quelle strutture e realtà di area critica che quotidianamente operano su tutto il territorio nazionale e che assistono milioni di Cittadini. La Persona che si reca in queste strutture trova sempre risposte ai Loro bisogni grazie al lavoro costante aggiornato e competente di equipe multiprofessionali che sanno mettere a disposizione del Cittadino le linee guida e le migliori evidenze scientifiche per la soluzione ai Loro bisogni. Medici ed Infermieri stanno continuando a lavorare assieme per il benessere dei Cittadini, come hanno sempre fatto e come continueranno a fare, nonostante “qualcuno” abbia costruito una battaglia “professionale” su questa questione.

 

In questi giorni in rete, sui social network, sono nati dei movimenti spontanei che stanno aggregando migliaia di persone e di professionisti sulla vicenda. Il gruppo che si riconosce nell’hashtag creato dal Collegio IPASVI di Bologna e la petizione in solidarietà dei medici sospesi. Cosa è cambiato secondo lei

I Social network riescono ad aggregare in poco tempo gruppi di Persone su temi sensibili come la vicenda ha portato alla luce. Anche l’Aniarti ormai da anni utilizza questi strumenti di comunicazione veicolando le informazioni di interesse per la comunità professionale ma anche per i Cittadini rimandando a contenuti fruibili sia sul web che su riviste scientifiche. Sempre di più la nostra comunità si sta adeguando a queste forme nuove di comunicazione mettono in contatto le Persone che sono il “soggetto” delle nostre cure ed attenzioni anche in questa nuova forma, raccogliendo ed ascoltando in modo più diretto le preoccupazioni e le domande che su vicende come queste possono creare.

 

Come si chiuderà l’intera vicenda, o almeno qual è il suo auspicio?

La Regione Emilia Romagna proprio in questi giorni ha deliberato a proposito dell’adozione di protocolli sugli interventi nelle situazioni d’urgenza ed emergenza anche da parte di infermieri con competenze avanzate come i professionisti che si trovano ad operare in questo ambito. La delibera contribuisce a nostro parere a porre un punto di partenza da cui partire per cercare di trovare una soluzione a questa vicenda anche se al Suo interno vi sono aspetti di criticità che sono certo il Gruppo regionale di lavoro, a cui entro fine mese dovranno definire i contenuti veri e propri, sapranno trovare la giusta soluzione. Il ruolo delle Società Scientifiche come l’Aniarti è quella di offrire tutto il supporto scientifico affinché le linee guida Regionali che scaturiranno possano avvalersi dei più recenti e qualificati studi disponibili oltre ad esperti di settore. Il nostro auspicio è che da questa vicenda nasca una nuova epoca in cui riparta la profiqua collaborazione tra i vari professionisti sanitari per il benessere del cittadino.

 

Foto in copertina: http://www.nurse24.it/workshop-area-critica-bologna/

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