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Dalla ricerca italiana un passo avanti nella lotta alla fibrosi cistica

Dalla ricerca italiana un passo avanti nella lotta alla fibrosi cistica

Dalla ricerca italiana un passo avanti nella lotta alla fibrosi cistica
| venerdì 7 Ottobre 2016

Nuovo traguardo della ricerca nella lotta contro la fibrosi cistica. Uno studio coordinato dall’ENEA e finanziato dalla Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica ha evidenziato lo stretto legame tra peggioramento delle funzioni respiratorie e l’alterazione della flora batterica polmonare dei soggetti affetti da questa malattia genetica, che colpisce in media una persona su 2500.

La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica internazionale PLOS ONE.

«Grazie alle tecnologie di sequenziamento del DNA di nuova generazione – spiega Annamaria Bevivino, coordinatrice ENEA del progetto – abbiamo visto che nel polmone affetto da fibrosi cistica è presente una comunità di microrganismi più vasta di quanto si conoscesse e che le sue caratteristiche variano a seconda dell’andamento della malattia. In altre parole, i pazienti in condizioni di stabilità della funzione respiratoria registrano una popolazione microbica più equilibrata e diversificata rispetto ai malati con un severo declino della funzione polmonare».

Nel polmone del malato di fibrosi cistica il muco bronchiale è fin dalla nascita denso e poco scorrevole, una condizione che favorisce l’impianto di batteri e, di conseguenza, le infezioni respiratorie che causano il danneggiamento progressivo del tessuto. L’avanzamento della malattia polmonare – come rilevato da questo studio, uno dei tre finanziati dalla Fondazione e coordinati dall’ENEA – è prevalentemente correlata al tipo di microrganismi che colonizzano le vie respiratorie. Rispetto ai tradizionali metodi colturali utilizzati finora, il sequenziamento del DNA, in combinazione con l’analisi bioinformatica dei dati, ha permesso di individuare microrganismi «sconosciuti», consentendo una mappatura più accurata dell’ambiente microbico polmonare.

«L’applicazione di queste tecniche potrebbe introdurre elementi d’innovazione nelle strategie terapeutiche della fibrosi cistica – aggiunge la ricercatrice dell’ENEA– consentendoci di cogliere precocemente i segnali di un peggioramento della malattia e di personalizzare la terapia antibiotica, migliorando la qualità di vita dei pazienti».

«L’importanza del nuovo filone di ricerca che abbiamo finanziato sta in due aspetti – dichiara Gianni Mastella, direttore scientifico della Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica – lo studio del microbioma in un ambito nuovo come quello polmonare e l’applicazione di tecniche di genetica molecolare di ultima generazione in una malattia come la fibrosi cistica, dove lo stato del polmone gioca un ruolo chiave».

FONTE LA STAMPA

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