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Diabete: il cane addestrato può riconoscere l’ipoglicemia del padrone e allertare

Diabete: il cane addestrato può riconoscere l’ipoglicemia del padrone e allertare

Diabete: il cane addestrato può riconoscere l’ipoglicemia del padrone e allertare
| sabato 16 Luglio 2016

L’olfatto prezioso dei cani può aiutare i pazienti diabetici. Il migliore amico dell’uomo può essere allenato a riconoscere le situazioni in cui la glicemia è in forte e pericoloso ribasso, giungendo ad allertare il padrone di una possibile crisi ipoglicemica in arrivo. Un nuovo studio britannico è riuscito ad individuare la sostanza che indica all’animale l’abbassamento del livello di glucosio nel sangue. Si tratta dell’isoprene, un composto costituente il respiro esalato.

Fin qui, non era del tutto chiaro che cosa esattamente, tra le migliaia di possibili sostanze volatili del respiro esalato, guidasse il naso del cane, poco tecnologico ma alquanto sofisticato, e per questa ragione molto studiato dagli scienziati. L’acuità olfattiva del cane, infatti, è tale da discriminare sostanze anche a concentrazioni bassissime, come una parte su mille miliardi. Quando addestrati, i cani sono di grande aiuto ai pazienti con diabete di tipo 1: possono arrivare a svegliare gli umani nel corso della notte, per indicare loro la condizione di ipoglicemia prima che non siano più in grado neppure di chiamare aiuto. Nella foto Magic, questo il nome del labrador, nell’atto di svegliare Claire Pesterfield, infermiera specialista dell’Addenbrooke’s Hospital a Cambridge, con diabete di tipo 1.

 

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Nella foto Magic, questo il nome del labrador, nell’atto di svegliare Claire Pesterfield, infermiera specialista dell’Addenbrooke’s Hospital a Cambridge, con diabete di tipo 1 (La Stampa)

 

Ora un gruppo di scienziati del Wellcome Trust-MRC Institute of Metabolic Science dell’Università di Cambridge è arrivato all’isoprene abbassando progressivamente il livello di zuccheri nel sangue di otto donne, in modo controllato. Ne è emerso che l’isoprene aumentava al diminuire della glicemia. L’isoprene è un composto comune, spiegano gli autori dello studio, appena apparso su Diabete Care , che conosciamo ancora poco: «sospettiamo si tratti di un sottoprodotto del processo di produzione del colesterolo, ma non è ancora chiaro perché i livelli della sostanza crescono quando calano i livelli ematici di glucosio nel paziente» ha detto il dottor Mark Evans del Metabolic Research Lab dell’ Università di Cambridge. La speranza è quella di arrivare ad un dispositivoin grado di misurare l’isoprene, esattamente come l’olfatto canino, e che possasostituire anche solo parzialmente la necessità di fare il test di automonitoraggio della glicemia pungendosi con l’ago.

Fonte: La Stampa

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