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Il “parto come avveniva una volta”. Mille bambini, in Italia, nascono in casa

Il “parto come avveniva una volta”. Mille bambini, in Italia, nascono in casa

Il “parto come avveniva una volta”. Mille bambini, in Italia, nascono in casa
| sabato 29 Ottobre 2016
Foto tratta dal sito: www.flickr.com/eyeliam
https://www.flickr.com/photos/eyeliam/7353095052

Il parto come avveniva “una volta”: nel proprio letto di casa, anziché in ospedale. Un fenomeno che, seppur in pochi casi, in Italia è presente ed è stato oggetto di studio dal Dipartimento di salute pubblica dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano.

“Oggi sono circa un migliaio ogni anno i bambini che nascono in casa in Italia. Un fenomeno che interessa solo alcune regioni e pochi genitori, molto determinati a contrastare la medicalizzazione talvolta eccessiva del percorso nascita” spiega all’Adnkronos Maurizio Bonati, responsabile del Dipartimento.

 

UnknownSulla sicurezza del parto a domicilio l’Irccs diretto da Silvio Garattini ha condotto uno studio, i cui risultati saranno presentati oggi in Triennale al convegno ‘Nascere in casa si può: noi ci siamo’. Un evento che in poco tempo ha fatto registrare il tutto esaurito, spiegano gli organizzatori.
Negli Stati Uniti il parto a domicilio è un fenomeno in crescita ed oggi riguarda l’1% dei nati. In Olanda, in pochi anni, i bambini nati in casa si sono dimezzati al 15%. Nel nostro Paese il trend appare stabile. “Nulla cambia da decenni – dice Bonati – Dagli inizi degli anni ’60 il parto a domicilio è diventato sempre più una rarità su tutto il territorio nazionale”. In compenso la percentuale dei cesarei è del 35% (dal 21% della Toscana si va al 60% della Campania), contro il 15% indicato dall’Oms.

Eppure vari fattori indicano che l’interesse per il parto all’antica c’è, ad esempio per “il bisogno espresso dalle donne di avere una assistenza più intima e personalizzata”, riflette Marta Campiotti, presidente dell’Associazione nazionale ostetriche parto a domicilio e casa maternità.

Nello studio condotto dall’Istituto Mario Negri, i ricercatori hanno analizzato 600 potenziali parti a domicilio assistiti dalle ostetriche aderenti all’Associazione. “Il 74% delle donne seguite ha partorito a domicilio – riferisce Campiotti – Otto donne e 11 neonati sono stati trasferiti in ospedale dopo il parto perché necessitavano di assistenza. Tutte le donne e tutti i neonati assistiti non hanno manifestato sequele a distanza”.

Inoltre, metà dei neonati ha potuto usufruire del contatto prolungato della placenta (lotus birth), un modo dolce per entrare nella vita: il cordone ombelicale non viene reciso e il neonato resta collegato alla sua placenta, ricevendo tutto il sangue placentare sino a quando il cordone si separa in modo naturale dall’ombelico del neonato”.

“A domicilio garantiamo l’assistenza al travaglio e al parto fisiologico in accordo con le linee guida, nazionali e internazionali – conclude Campiotti – La condizione ideale è l’assistenza di tutta la gravidanza da parte dell’ostetrica che assisterà il parto, affinché possa accompagnare la gestante e la coppia durante l’intero periodo, sostenere il percorso di salute di tutto il processo attraverso una assistenza non invasiva e appropriata, e possa anche identificare prontamente eventuali controindicazioni all’assistenza domiciliare”.

 

Fonte: Adnkronos

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